PERCORSI EUROPEI Riemerso il sonnambulismo europeo

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PERCORSI EUROPEI Riemerso il sonnambulismo europeo
Ceri accesi per le vittime della guerra in Ucraina

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha detto durante la sessione plenaria del Parlamento europeo, giorni fa, una frase che a noi qui fa gelare il sangue: “La guerra in Europa non è impossibile”. Una frase sconvolgente, l’abbiamo sentita dire da Slobodan Milošević, il leader serbo all’inizio degli anni Novanta, ed egli alludeva alla guerra in Jugoslavia che è scoppiata poco tempo dopo, istigata proprio della sua politica nazionalista e egemonica che ha portato la Federazione jugoslava nel caos della guerra civile e dei massacri commessi, stando a quanto detto dall’Aia, da tutte le parti in causa. Ora anche la von der Leyen ha prospettato una guerra, questa volta in Europa, con questa frase che serve a giustificare il piano che la Commissione europea presenterà a marzo: gli appalti congiunti di armi, sul modello di quanto avvenuto per i vaccini antiCovid o per il gas dopo le sanzioni inflitte alla Russia, e poi l’uso dei beni russi congelati per inviare anche aiuti militari a Kiev.

Neanche una parola su come uscire da questo circolo vizioso della violenza: prima gli aiuti umanitari, giustificabili per aiutare una nazione che lotta per la propria sopravvivenza, poi gli aiuti per la ricostruzione a conflitto concluso, e adesso invece un passaggio alle armi. Il Parlamento europeo ha approvato il piano di passare all’invio delle ami, e poi ha accolto a larghissima maggioranza una risoluzione che impegna l’UE sulla linea della guerra a oltranza. Secondo questo documento, l’obiettivo principale è che l’Ucraina “vinca la guerra conto la Russia”. Può essere conseguito “solo attraverso la fornitura continua e in costante aumento di tutti i tipi di armi”.

Ciò vuol dire che l’UE, una comunità di Stati e società nata dalla comune volontà di bandire la guerra dal suolo d’Europa e di creare una comunità basata sulla pace e la cooperazione fra i popoli europei, ha deciso di cambiare rotta e di smentire le proprie origini e i suoi valori fondamentali – la pace, il benessere e la solidarietà – per entrare in un conflitto non più come possibile mediatore e promotore di una tregua e poi di un negoziato di pace, mantenendo chiara la sua posizione di condanna dell’aggressore russo, ma nello stesso tempo di porre fine alla carneficina di giovani soldati, sia ucraini che russi, e della popolazione civile ucraina che inerme subisce quest’aggressione ormai da due anni.

“In questa guerra purtroppo non ci saranno né vincitori né vinti”: è questa ormai la conclusione alla quale sono giunte le massime autorità diplomatiche, ma anche militari, dei Paesi occidentali, oltre ai vertici della Chiesa cattolica attraverso le parole del Papa, del Segretario di Stato, cardinale Parolin e ora anche del cardinale Zuppi, presidente della CEI, la Conferenza episcopale italiana. E il generale italiano (in pensione) Fabio Mini, che da ormai due anni sostiene questa tesi (e non è affatto un estraneo alla difesa dell’Occidente: era capo di Stato maggiore della NATO), come anche l’ambasciatrice Elena Basile, a capo di una schiera di ambasciatori emeriti italiani, affermano che questa guerra non si può vincere, ma si possono solo moltiplicare le vittime innocenti e la distruzione del territorio ucraino, portando a un’escalation senza precedenti.

I russi lo avevano già ipotizzato, ma ora, reagendo alla risoluzione del Parlamento europeo per l’acquisto di armi – missili a lungo raggio per colpire obiettivi sul territorio russo – Putin non esclude una ritorsione nucleare, anche in vista della conclusione della Conferenza sulla solidarietà con l’Ucraina promossa, pochi giorni fa, dal presidente francese Macron. Anche le sue parole, dure e senza ambiguità – l’Europa deve inviare i suoi soldati in Ucraina – sono un’altra sfida per Putin e l’élite politica e militare russa, che ormai si appresta ad una guerra con l’Europa e anche con la NATO nel caso di un’escalation.

In questa situazione chi porta il messaggio della dea Irene, protettrice della pace, per scongiurare ancora una guerra sul territorio europeo? Si sta ripetendo quello che ha scritto nel suo libro lo storico Chistopher Clark: I sonnambuli. Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra. Egli smonta la storia scritta dai vincitori che incolpa in esclusiva gli Imperi di Germania e Austro-Ungheria per la Prima guerra mondiale. “I tedeschi non erano i soli imperialisti in preda a ossessioni paranoiche. La crisi che portò alla guerra nel 1914 fu il frutto di una cultura politica condivisa… tutti sonnambuli apparentemente vigili, ma incapaci di vedere, ciechi di fronte alla realtà dell’orrore che stavano per portare al mondo”. Oggi i sonnambuli ci trascinano verso una guerra, e la sola forza che si oppone a questa escalation e che auspica ancora un dialogo per evitare la guerra è la Chiesa cattolica. Come dice il cardinale Zuppi: “Errore è pensare che il dialogo significhi cedevolezza. Capire le cause e le ragioni non significa sminuire le responsabilità, la pace la devi trovare con chi è in conflitto”. Purtroppo, i politici europei non sono all’altezza di queste sensibilità, e perciò urge una nuova enciclica papale come quella che aveva per titolo Pacem in terris, per evitare “l’elogio alla pazzia”, come direbbe Erasmo di Rotterdam nei suoi scritti contro la guerra.

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