LO SPECCHIO Sulle spalle uno zaino leggero

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LO SPECCHIO Sulle spalle uno zaino leggero

1934. A Londra esce “Le valli degli assassini”, un libro di Freya Stark (1893-1993), viaggiatrice, esploratrice, informatrice del governo britannico e scrittrice. Racconta di un suo viaggio d’esplorazione in una remota valle persiana percorsa a piedi, a dorso di mulo o a cavallo, spesso affidandosi alle guide del posto, non sempre amichevoli. Mentre stava visitando le terme di Ab-i-Garm, meglio note come le “terme della regina di Saba” si soffermò su un aspetto che la colpì, e che ben si presta, oggi, a una riflessione sui tempi che ci attendono, tra gli esiti di una terribile pandemia, guerre che paiono non aver fine, e i segnali sempre più evidenti di cambiamenti climatici irreversibili, quanto epocali. “Io credevo – scriveva – di avere un bagaglio abbastanza ridotto, ma quando vidi come viaggiavano questi montanari, capaci di cavalcare per due giorni lontani da casa nella solitudine della montagna con nient’altro che un po’ di pane e formaggio in un fazzoletto e un samovar per il tè, mi vergognai di tutto l’armamentario sparso per terra intorno a me.”

La Stark era una viaggiatrice esperta, capace di adattarsi alle situazioni ambientali più diverse, spinta da quel desiderio insopprimibile degli animi inquieti di sapere cosa ci sia oltre le colline. Non credo che viaggiasse portando con sé degli orpelli, ma con lo stretto necessario. Eppure quel suo “stretto necessario” non poteva essere posto a confronto con l’essenzialità tipica di chi la stava accompagnando in quel viaggio.

Quanto a noi, figli di una società che genera costantemente nuovi bisogni, siamo in grado almeno di immaginare di caricare sulle nostre spalle uno zaino meno pesante? Ciò comporterà stili di vita più consapevoli, condivisi e moltiplicati. Le seduzioni sono costatemene in agguato e percorrono i canali più diversi mantenendoci nello stato di consumatori nevrotici, compulsivi, poco responsabili, ciechi. Continua ad attrarci ciò che ci viene presentato come “nuovo” e “più veloce”, come se questi ingredienti, da soli, potessero costituire il passaporto per la felicità. Premesso che la felicità è per lo più uno stato temporaneo, anche se resta una meta alla quale tendiamo ostinatamente nel falso convincimento che possa durare, ritengo che ben altri possano essere gli ingredienti che potrebbero rendere la nostra vita più gradevole: tra essi proprio la capacità di improntare il nostro stile di vita all’essenzialità.

Dato che dietro l’angolo si intravede il momento in cui il pianeta, esausto, non sarà più in grado di soddisfare i nostri bisogni di energia, dovremo far ricorso anche alla parsimonia, qualità preziosa cara ai nostri padri e di cui si è smarrito il significato. Uno zaino reso leggero ci consentirà di andare più lontano.

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