L’INTERVENTO È vero che vorremmo tornare all’ex normalità?

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L’INTERVENTO È vero che vorremmo tornare all’ex normalità?

Oggi molta gente spesso discute su cosa sua la “nuova normalità”, con il desiderio di tornare all’”ex normalità”. In questo contesto si pone però la domanda; è veramente possibile tornare alla normalità d’un tempo? Semplicemente no, perché non siamo in presenza solamente di cambiamenti sociali ed economici dovuti alla pandemia, ma di una vera e propria, profonda, trasformazione delle persone. Uno di coloro che da questa pandemia non vede solamente conseguenze negative e gravi per l’economia, la società, la politica, la cultura e la salute della gente, è Gideon Lichfield, caporedattore del “MIT Technology Review”. Egli ha lavorato per 16 anni al “The Economist”, seguendo dapprima i settori della scienza e della tecnologia e poi ha avuto molti incarichi importanti a Città del Messico, Mosca, Gerusalemme e New York. Nel 2012 ha lasciato qusto lavoro per diventare uno dei redattori fondatori della “Quartz”, una testata giornalistica dedicata al futuro dell’economia globale che ora è ampiamente riconosciuta come una delle aziende più innovative nel campo dei media digitali. Gideon Lichfield ha altresì insegnato giornalismo alla “New York University” ed è stato ricercatore presso “Data & Society”, un istituto di ricerca dedicato allo studio degli impatti sociali delle nuove tecnologie. Ha studiato fisica e filosofia. “Con questa pandemia”, ha sottolineato Gideon Lichfield, “dobbiamo mettere in discussione la vita che conducevamo prima. Dobbiamo rifondare la società in cui viviamo, riscrivendo il patto sociale. “Io non voglio tornare alla ’vita di prima’. Assolutamente no, perché era piena d’ingiustizie, diseguaglianze, povertà, violenza, razzismo, femminicidi, sfruttamento dell’uomo sull’uomo… Questa pandemia ci costringe a riflettere. Ci costringe a fare delle valutazioni sulla qualità della nostra vita. Ci costringe a guardarci negli occhi. A passare molto tempo con mogli e figli. La pandemia ci costringe a stare in compagnia di noi stessi. Non possiamo fuggire nella distrazione organizzata, non possiamo affogare nell’acquisto compulsivo, non possiamo nasconderci nella folla. Questa pandemia c’insegna che abbiamo bisogno di una sanità pubblica e gratuita, di una scuola capace di generare modelli educativi adatti alla complessità del nostro tempo. Abbiamo bisogno di ricerca scientifica e di educazione socio-sanitaria. Abbiamo bisogno di centri specializzati per i disabili e di luoghi di rifugio per chi si trova in difficoltà. Abbiamo bisogno di uomini e donne di buona volontà che siano disponibili a lavorare per il bene comune superando l’egoismo e la logica del tornaconto personale. Abbiamo bisogno di uno stile di vita basato sull’ecologia integrale che sia in grado di stabilire un nuovo e più profondo legame con la Madre-Terra”. Queste riflessioni di Gideon Lichfield, molto interessanti sul periodo in cui viviamo, sono fondamentalmente diverse da quelle di coloro che ancora credono e lottano per l’ex normalità. Quando ascoltiamo che cosa Lichfield ha detto sulla “nuova normalità”, vengono in mente alcune parole di Erik Fromm, psicanalista statunitense di origine tedesca, autore di moltissimi libri di fama mondiale: “Fuga dalla libertà”, “L’uomo per sé: ricerca sulla psicologia dell’etica”, “Psicoanalisi e Religione”, “Società sana”, “L’arte dell’amore”, “Buddismo Zen e Psicoanalisi”; “ Il dogma di Cristo”, “L’anatomia della distruttività umana”; “Avere o essere” e tanti altri. Ebbene, prima di morire nel 1980 Erik Fromm disse tra l’altro: “Tutti coloro che hanno un vero interesse per la sopravvivenza dell’uomo, si riuniscano, si consiglino, meditino su ciò che l’uomo deve fare e per quali scopi l’uomo deve avere coraggio. Credo che la cosa più importante sia il coraggio di essere sé stessi, il coraggio di dire che per l’uomo non c’è nulla di più importante dell’uomo stesso e della sua stessa sopravvivenza, non soltanto biologica, ma spirituale, perché ciò non può essere diviso. Se l’uomo non ha più speranza, allora non ha più possibilità di vivere”.

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