INSEGNANDO S’IMPARA Il Purgatorio in terra (I)

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INSEGNANDO S’IMPARA Il Purgatorio in terra (I)

L’espressione inglese “best kept secret” (un segreto ben custodito) è l’opposto del nostro segreto di Pulcinella. Quest’ultimo è qualcosa di risaputo, ma che non si deve menzionare, mentre il primo non è un mistero, ma non se ne parla molto. Ebbene, in Irlanda esiste un “best kept secret” che dura da più di mille anni. Stiamo parlando del Purgatorio in terra o Purgatorio di San Patrizio che si trova sull’isoletta di Station Island sul Lough (pronuncia Loh) Derg, un luogo che appunto da quasi un millennio e mezzo è meta di un pellegrinaggio penitenziale il cui scopo è quello di rimettere, almeno in parte, i peccati già su questa terra. In questo modo si abbrevierebbe la permanenza nel Purgatorio una volta passati nell’aldilà. Secondo la leggenda, ad un certo punto della sua opera di evangelizzazione degli irlandesi, verso la metà del V secolo, il vescovo e patrono d’Irlanda, San Patrizio, si sentì scoraggiato dalla riluttanza dei celti pagani di convertirsi al cristianesimo in assenza di prove tangibili dell’esistenza di Dio. Si racconta che fu la stessa divinità a indicargli una caverna sotterranea, nella quale gli increduli avrebbero potuto fare esperienze ultraterrene. San Patrizio fu il primo a scendervi in preghiera e penitenza e dentro soffrì dapprima le pene dell’inferno, passando poi attraverso un processo di purificazione prima di accedere alla beatitudine del paradiso. Nei pochi scritti pervenuteci del Santo, principalmente le “Confessioni” (Confessio) e le “Epistole” (Epistula), non si fa cenno né della caverna, né delle sue esperienze al suo interno. Ma è significativo che un suo discepolo San Dabheog (pronuncia Davog) già durante la vita di San Patrizio, avesse fondato il primo monastero sull’isola e ne fosse divenuto il protettore.
Si presume perciò che già da allora l’isoletta sul lago, e soprattutto la sua caverna, siano stati identificati come luogo di purificazione ed espiazione, anche se i primi riferimenti storici sull’esistenza del sito appariranno in latino solo tra il XII e XIII secolo. È in quel periodo che due monaci, il cistercense Enrico di Saltrey e il benedettino Matteo Paris, redigono scritti in cui si narrano le vicende di Owain (o Owein), cavaliere al seguito del re Stefano d’Inghilterra; il primo nel suo “Trattato sul Purgatorio di San Patrizio” (Tractatus de Purgatorio Sancti Patricii) e il secondo nella sua Chronica Majora. Il racconto è quello del cavaliere che, desideroso di espiare i peccati commessi, nel 1153 si reca al monastero di Lough Derg deciso a scendere nella caverna. Sia la sua preparazione preliminare, assistito da 15 figure vestite di bianco, che le pene subite, i tormenti sofferti e il dolore sopportato dalla sua anima durante la sua permanenza nella grotta, sono raccontati con dovizia di particolari e costituiscono il primo nucleo della descrizione del Purgatorio che ben presto si diffonderà in tutta Europa in almeno 30 versioni e che sarà tradotta in molte lingue e dialetti.
L’opera di propagazione avviene soprattutto grazie ai poeti e scrittori medievali, tra cui Maria di Francia che lo tradusse in francese. A cavallo tra i sec. XIII-XIV le narrazioni del Purgatorio arrivano anche in Italia e se ne trova menzione negli scritti di Jacopo da Varagine e Domenico Cavalca. Alcuni studiosi sostengono che nelle biblioteche di Venezia e Padova Dante sia venuto a conoscenza di tali scritti e abbia incorporato alcune immagini nella sua Commedia, anche se bisogna sottolineare che l’idea del Purgatorio in Dante è antitetica a quella di San Patrizio: dalla caverna sotterranea di quest’ultimo si passa al ripido monte del Divin Poeta. Intanto però il nesso tra la località irlandese e l’esperienza del Purgatorio si è rafforzato e Lough Derg comincia ad attirare penitenti da tutta Europa, come attestato dai numerosi lasciapassare emessi nei secoli dal governo inglese. I pellegrini non solo si sottopongono alla penitenza, ma lasciano anche memorie scritte di ciò che hanno passato. Inoltre da un certo punto in poi, viene anche rilasciato un certificato attestante il compimento della prova. Nel 1328 giunge dall’Italia il condottiero Malatesta da Rimini detto l’Ungaro seguito poco dopo da Niccolò Beccari, fratello del poeta Antonio. Nel 1522 arriva, però solo in visita, il nunzio papale Francesco Chiericati. La popolarità del sito è tale che sul primo mappamondo terrestre, opera di Martin von Behaim del 1492, il purgatorio di San Patrizio è l’unica località segnata sull’intera isola irlandese.
Per varie ragioni, la caverna ad un certo punto fu occlusa e il monastero fu destituito nel 1632, anche se ai monaci francescani fu permesso di rimanere sull’isola per provvedere ai bisogni dei pellegrini che continuavano ad arrivare, tanto che nel 1763 venne costruita l’attuale basilica di Santa Maria degli Angeli. Non ci sono rimaste testimonianze sul numero di persone che hanno raggiunto l’isola fino al 1600, in quanto con la destituzione del monastero vennero distrutti anche i documenti ecclesiastici, ma i registri del 1700 indicano 5.000 pellegrini in una stagione, che salgono a 15.000 nel 1826 per raggiungere i 30.000 vent’anni dopo. Gli eventi storici dei cento anni seguenti fanno oscillare molto queste cifre, ma negli anni Cinquanta del XX sec. si raggiunge di nuovo il record di visite con 33.000 pellegrini. Negli ultimi decenni le cifre sembrano essersi assestate tra gli 11.000 e i 15.000 visitatori all’anno. Anno che in realtà dura poco, solo una stagione e anche piuttosto breve. Il periodo dell’accoglienza dei penitenti va dalla fine di maggio-inizio giugno fino all’Assunzione del 15 agosto. Quindi, messe in prospettiva si tratta di cifre ragguardevoli per un luogo che non viene nemmeno registrato sugli itinerari turistici dell’Irlanda. E in effetti di turismo non si tratta, perciò nel prossimo bozzetto vedremo nei dettagli come si svolga il pellegrinaggio odierno.

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