ETICA E SOCIETÀ Libertà e diritti. Rispetto innanzitutto

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ETICA E SOCIETÀ Libertà e diritti. Rispetto innanzitutto

Una madre in Australia ha la figlia con i pidocchi. Il problema è stato scoperto dalla genitrice di un’amica della bambina. La prima madre rifiuta trattamenti rapidi ed efficaci per rimuovere i pidocchi. Si dichiara vegana ed afferma la necessità di rispettare ogni forma di vita. I pidocchi, appunto, sono una forma di vita e, quindi, la madre ritiene che non siano utilizzabili mezzi che li minacciano o li danneggiano.

Una donna residente in Bosnia ed Erzegovina è stata uccisa da un uomo con il quale aveva avuto una relazione intima.

Le due indicazioni geografiche hanno poca importanza, le ho menzionate unicamente per rendere vividi i fatti di cronaca. Che cosa hanno in comune i due fatti? L’inefficacia degli Stati e della cultura e delle istituzioni pubbliche a protezione dei più minacciati. Non parlerò dei due casi specifici, perché per farlo dovrei conoscere molto meglio i dettagli. Esprimerò alcune valutazioni di carattere generale. Che cosa devono fare gli Stati e le istituzioni pubbliche e come modellare la cultura pubblica per proteggere le donne e i bambini dalle persone più vicine a loro?

È importante sviluppare una cultura per cui tutte le persone sono uguali e hanno uguale valore. Nessuno deve essere succube e ritenuto un oggetto in possesso degli altri, al contrario di ciò che spesso si ritiene nelle considerazioni sui rapporti tra donne e uomini. Le conseguenze sono, ad esempio, la reazione violenta di un uomo che perde la donna con la quale ha rapporti di carattere intimo, proprio come quando ci si arrabbia per il furto di un oggetto che costituisce una proprietà. Ma una donna non può essere un oggetto e, quindi, non può costituire una proprietà posseduta da altri. Ma, purtroppo, in troppe parti della cultura pubblica è vista proprio come un oggetto con conseguenti reazioni di chi si arroga il privilegio di proteggere ciò che ritiene di possedere.

Mi guardo bene dal cadere nel tranello di rintracciare anche una parte di colpa nella vittima. Troppo spesso, di fronte a episodi di violenza nei confronti delle donne ci sono commenti del tipo “sì, ma…”. Eppure, un lavoro culturale tra le donne sarebbe utile e importante. Non in forma paternalistica, ma dall’interno della stessa comunità femminile, magari con il sostegno di istituzioni pubbliche e di organizzazioni attiviste con protagoniste le donne. Il lavoro culturale dovrebbe affermare l’amore verso sé stesse e l’autostima. Un atteggiamento generale per cui un maschio deve essere isolato ai primi segni di violenza (naturalmente, perseguito per legge se la violenza ha manifestazioni vietate da norme pubbliche). Lasciato quando non corregge i segni di assenza di rispetto e di riconoscimento della donna quale esattamente uguale nei rapporti nella coppia e nei ruoli che possono essere riconosciuti alle persone. In molti casi è più facile esprimere questi consigli che realizzarli, anche quando una persona ne prende coscienza. È anche per questo motivo che è importante il sostegno sociale.

Tornando ai bambini, noto un equivoco diffuso, l’idea per cui i genitori hanno un diritto esclusivo di prendere decisioni che li riguardano. Ma non è così. Ancora una volta l’aberrazione consiste nel trattare quale oggetti e manifestazioni di proprietà persone che, in quanto tali, non lo possono essere. I genitori non hanno il diritto di decide qualsiasi cosa, ma hanno l’obbligo di prendere decisioni che favoriscono nel modo migliore gli interessi dei figli. A volte è difficile stabilire che cosa promuove l’interesse dei bambini e questi sono casi complessi. Altre volte è evidente che cosa sostiene gli interessi dei figli, ma i genitori non lo vedono ed hanno opinioni contrarie e assurde. Soltanto qualche anno fa due genitori a Fiume hanno rifiutato le cure necessarie e accertate scientificamente per il bambino (o la bambina, la memoria che ho non è molto sicura in questo caso). Almeno avevano l’attenuante morale di essere certi di agire per il suo bene, mentre, invece, ne hanno provocato la morte. La madre vegana che si oppone alla rimozione dei pidocchi afferma tranquillamente di preferire i loro interessi rispetto a quelli della bambina. Il caso richiede reazioni sociali immediate.

Purtroppo, viviamo in un mondo evoluto dove perdurano aberrazioni arcaiche. A volte mascherate da un presunto rispetto delle libertà.

*Professore ordinario di Filosofia politica

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