ETICA E SOCIETÀ Influencer. L’importanza della responsabilità

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ETICA E SOCIETÀ Influencer. L’importanza della responsabilità

Periodo festivo, proseguo con alcune nuove riflessioni su temi di attualità sulla scia dei pensieri scritti due settimane fa. Questa volta non parlerò dei gusti musicali correnti, ma degli influencer. Il dibattito si è riacceso con la regina degli e delle influencer, Chiara Ferragni, coinvolta in una polemica che non riassumo, perché nota a tutti e tutte. Un po’ meno nota, ma comunque, molto presente nel modo social, è la disputa che coinvolge, invece, l’influencer croata, Mirta Miler, seguita da 18 milioni di persone, da quanto ho letto. Mirta Miler è stata criticata per alcuni pensieri che ha espresso a proposito del rapporto tra uomini e donne. Tra l’altro, con le sue ospiti, è stato detto che i maschi devono essere finanziariamente più forti e capaci delle donne e che un vero maschio sa far esprimere ogni donna quale madre, moglie e casalinga stupenda.

Scriverò in modo generale del fenomeno degli e delle influencer. Da un lato ci sono reazioni indignate nei confronti del fenomeno e delle protagoniste e dei protagonisti. Qualificare una persona quale influencer, nel contesto di questo atteggiamento critico, sarebbe di per sé un’espressione che squalifica. Dall’altro lato, sono seguitissimi e seguitissime e, quindi, il sostegno appare essere diffuso. In realtà, il seguito non conferma in modo esatto il sostegno, perché mi sembra che alcune persone rivolgano l’attenzione agli e alle influencer primariamente con l’intenzione di esprimere disappunto. Ma anche mettendo nel conto questo atteggiamento, è difficile pensare che il grande seguito non testimoni anche un ampio numero di ammiratori e ammiratrici.

Allora, che cosa pensare degli e delle influencer? In primo luogo, trovo sbagliato affermare un giudizio uniforme. Sicuramente ci sono influencer che provocano danni, altri e altre che sono neutrali da questo punto di vista, altri e altre ancora sono persone decisamente positive. Tra le persone decisamente positive indicherei Luca Mastrangelo, personaggio seguitissimo nel mondo del tifo calcistico. Seguito con più passione e simpatia da chi ne condivide la fede calcistica, ma è una figura indubbiamente di una simpatia sconfinata che commenta fatti calcistici in modo spiritoso. Ed è un importante merito saper affermare la passione calcistica, allo stesso tempo presentandola in modo umoristico come deve essere fatto nei confronti di un gioco.

Al contrario della simpatia che esprimo nei confronti del buon Mastrangelo, non penso che sia un merito, ad esempio, diffondere pensieri discriminatori sui rapporti tra uomini e donne. Ma estendo una simile varietà di giudizio in tutti i campi. Non tutti i libri sono lodevoli, alcuni hanno contribuito ad esiti catastrofici e, altri, presentano limiti intellettuali. Le persone impegnate nel mondo politico hanno saputo e sanno esibire frequentemente dei deficit intellettuali paurosi, quelle nel mondo del giornalismo non raramente una professionalità sconfortante, e quelle che fanno parte del mondo accademico non di rado un’assenza di senso di responsabilità nei confronti di temi pubblici che mi lascia interdetto (pensiamo alla confusione spesso diffusa nei mesi della pandemia). In fondo, come dice il buon Mastrangelo, le loro colpe sono superiori. Descrivendo sé stesso e le persone impegnate in attività simili alla sua dice – facciamo cabaret. È diversa la responsabilità di chi, invece, fa un lavoro ritenuto e affermato quale serio. E queste persone, anche nella politica, nel giornalismo e nella scienza, spesso manifestano le caratteristiche peggiori del mondo social.

Per concludere, vorrei dire che è non intelligente negare ciò che è irrefrenabile e conviene orientare questi fenomeni in una direzione positiva. Sarebbe utile supportare nei programmi scolastici la capacità non solo tecnica di usufruire delle nuove risorse (ad esempio educando l’abilità di distinguere notizie false da fonti attendibili) e sostenere nei programmi universitari la competenza di creare contenuti social (come, peraltro, già fatto, ad esempio, dalla Harvard Business School con ospite relatrice la stessa Chiara Ferragni). Questa competenza sarebbe utile per tante professioni che esercitano un’influenza sociale, perché è una risorsa ormai imprescindibile. Conviene saperla impiegare per diffondere la conoscenza invece dell’ignoranza, l’estetica invece del brutto, l’uguaglianza e le libertà e anche l’intrattenimento e il divertimento elegante e sofisticato.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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