ETICA E SOCIETÀ Cni, focus sulla grande arte italiana

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ETICA E SOCIETÀ Cni, focus sulla grande arte italiana
Una scena dell'“Enrico IV” del Dramma Italiano. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Recentemente ho avuto il piacere di apprezzare l’eccellente “Enrico IV” di Pirandello messo in scena dal Dramma Italiano. Non sono un critico teatrale ed esprimo le mie impressioni di spettatore. Ottima la regia e la compagnia (primeggiano Aleksandar Cvjetković e Mirko Soldano). Da un paio di settimane lo spettacolo continua a invitarmi ad alcune riflessioni in due direzioni. La prima è legata al tema elaborato dal grande lavoro di Pirandello. La seconda riguarda l’indirizzo di creatività culturale ed artistica che trovo opportuna per la CNI.

Almeno in parte, il tema dell’”Enrico IV” è la salute mentale. Si tratta di un tema discusso con riflessioni preziose da alcuni decenni. Il problema ha varie dimensioni. Una tra queste è messa in luce anche dallo spettacolo proposto dal Dramma Italiano: l’imprecisione e l’arroganza con la quale spesso alcune condizioni sono classificate quali malattie mentali senza attribuire alcuna voce alle persone direttamente coinvolte. Il dramma di Pirandello, da questo punto di vista, esprime la genialità dell’autore che ha anticipato pensieri sviluppati nei decenni successivi da teorici e da persone attive in qualità di esperti nella pratica della psichiatria. In questi decenni è presente un impegno costante da parte degli esperti, di pensatori teorici e di attivisti, tra i quali persone classificate quali malati mentali o membri delle loro famiglie, per un riconoscimento diverso di varie condizioni.

Proprio come messo in luce nello spettacolo offerto dal Dramma Italiano, la presupposizione diffusa è che alcune persone siano assolutamente incompetenti per giudicare la propria situazione, mentre sono gli altri a potere e dovere esprimere giudizi e prendere decisioni che li riguardano. La critica dice che invece di imporre giudizi e pratiche nei confronti delle persone classificate in una condizione di malattia mentale, è necessario ascoltare le loro voci e capire che cosa le loro esperienze significano per loro. Così, un movimento influente sostiene che invece di considerare delle persone, soprattutto in varie condizioni di autismo, quali malati mentali, è necessario riconoscerle come semplicemente diverse. L’idea con conseguenze pratiche è che in numerose situazioni il problema non è costituito dalla condizione della persona, ma dal contesto sociale. In altre parole, si afferma che alcune persone sono deprivate di alcune capacità, come quella di praticare con successo una professione o di avere vari tipi di relazioni sociali o emotive, non a seguito della propria condizione, ma a causa di contesti sociali sfavorevoli. Per dirla in modo concreto, la tesi è che alcune persone in una condizione autistica hanno delle difficoltà nel campo professionale a causa di situazioni di lavoro sfavorevoli e che potrebbero avere successo in condizioni favorevoli, ad esempio, lavorando in uffici dove non ci sono molte altre persone, luci o suoni che per questa persona sono molesti, ecc.

Penso che sia necessario essere prudenti nei confronti delle generalizzazioni. Negare che ci sia una condizione di malattia mentale in alcuni casi è nocivo, come può essere dannoso giudicare che persone semplicemente diverse siano in una condizione di malattia. Ma ritengo che sia un dovere morale di ogni società valutare le possibilità di mutare il contesto sociale, quando ciò è possibile e non controproducente, per renderlo accogliente nei confronti delle persone diverse e non escluderle o modificarle. Queste hanno il diritto di essere trattate quali uguali e competenti e di essere messe nelle condizioni di vivere una vita attiva con contenuti appaganti, quando ciò è possibile.

L’arte italiana ha offerto lavori recenti importanti che trattano questi temi. Tra gli altri, l’ottimo film “La Pazza Gioia” (2016) e l’interessante serie TV “Tutto Chiede Salvezza” (2022, tratto dal romanzo omonimo di Daniele Mancarelli). Penso che la CNI debba orientare con energia la propria attenzione a vari livelli (ad esempio nei programmi scolastici e nella produzione culturale) alla grande arte italiana prodotta attualmente, riconosciuta a livello internazionale e che affronta temi di importanza generale attuale (naturalmente, non solo e non necessariamente il tema che commento in questo articolo). È una strategia che può sostenere la vitalità, il dinamismo e l’attrazione della CNI e delle sue istituzioni.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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