ETICA E SOCIETÀ Ciascuno viva nel modo che preferisce

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ETICA E SOCIETÀ Ciascuno viva nel modo che preferisce

E se imparassimo a rispettare l’opportunità di ciascuna persona di vivere nel modo che preferisce senza che gli altri s’impiccino e sbircino?

Conferenza stampa nella quale il presidente di uno Stato indica che uno dei ministri è gay. Lo stesso ministro non ha mai rivelato la propria identità nell’ambito sessuale. Alcune giornaliste e alcuni giornalisti criticano il presidente. Un attivista gay attacca duramente una di queste giornaliste.

Come sapete, non polemizzo con le persone, ma discuto di principi. È legittimo rivelare l’identità nel campo sessuale di una persona, se lei stessa non l’ha fatto? Si può realizzare legittimamente la rivelazione a nome di un’altra persona senza il suo consenso? Mi sono accorto che non tutti e tutte pensano che la privacy sia un diritto forte, anche nello schieramento a sinistra. Queste le idee che ho raccolto.

Prima: c’è un’utilità pubblica nella rivelazione. Questa contribuisce alla visibilità pubblica di identità diverse e all’accoglimento più esteso dell’idea che la loro presenza pubblica sia legittima.

Seconda: il ministro è, in quanto tale, una persona privilegiata e non avrebbe subito danni.

Terza: il ministro, anche se non si sarebbe mail rivelato, non avrebbe mai nascosto la sua identità.

Quarta: la differenza tra sfere politica e privata sarebbe fittizia. La sfera privata sarebbe un legittimo tema pubblico, in quanto, in realtà, equivalente alla prima.

Risposte (assumendo in forma solo ipotetica quanto detto dal presidente).

Prima. L’affermazione per cui ci sarebbe stata un’utilità pubblica nella rivelazione fatta a nome del ministro non è rilevante in un ordinamento rispettoso delle libertà e dei diritti delle persone. In tale ordinamento, le libertà e i diritti hanno la supremazia. L’utilità non è una considerazione che può annullare la tutela dei diritti fondamentali, a parte in casi estremi e urgenti, come una calamità naturale, ma in forma massimamente limitata.

Detto questo, è vero che è importante dare visibilità pubblica alle diverse identità in campo sessuale e diffondere l’accoglienza dell’idea della loro legittimità, proprio per affermare l’uguaglianza di tutte le persone. Ma solo la persona stessa ha il diritto di decidere se contribuire a questo fine con una rivelazione. Farlo a suo nome vorrebbe dire sfruttare la persona solo come mezzo per un fine diverso dalla persona stessa.

Seconda. Negare che non ci siano danni per la persona è prematuro. Sono trascorsi pochi giorni e non sappiamo che cosa avverrà della carriera futura del ministro. Spero, ovviamente, nulla di male legato a quest’episodio. Vorrebbe dire che l’ambiente sociale è migliore rispetto a quanto io temessi. Ma le considerazioni decisive devono essere di pertinenza della stessa persona. Il ministro, ad esempio, potrebbe temere che, almeno per un certo periodo, parlando di lui si penserà soprattutto alla sua identità nel campo sessuale e non, ad esempio, ai suoi titoli e risultati nell’incarico. Il ministro potrebbe non volere che il tema sia presente nei media per sensibilità nei confronti di persone a lui vicine. Ovviamente, dobbiamo impegnarci tutti e tutte affinché nessuno debba sentire oneri simili e l’identità delle persone sia accettata sempre da tutti e tutte, a iniziare dalle persone più vicine. Ma si deve lasciare alle persone la facoltà di valutare quando sono pronte a determinati passi e quali sono le loro priorità.

Terza. Dire che il ministro non si è mai rivelato, ma non si è neppure mai nascosto, non ha alcun peso. È la persona stessa e lei sola ad avere la facoltà di decidere quanto della propria vita personale e in quale misura esplicita vuole rivelare in pubblico.

Quarta. La distinzione tra pubblico e privato. In effetti, molte dimensioni della vita personale sono pubbliche, poiché implicano diritti, il tema dell’uguaglianza, della discriminazione, ecc. Questi sono temi pubblici. Ma ciò non implica che sia lecito rivelare in pubblico i contenuti della vita personale di persone specifiche, senza il loro consenso. Si tratta di dimensioni sulle quali ogni persona ha l’esclusivo diritto ad esercitare un controllo. Il diritto di esercitare il controllo sulla nostra vita personale, cioè, su come vivere e su quanto vogliamo che ciò sia o non sia un tema esposto in pubblico, è una tutela imprescindibile delle nostre libertà.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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