«Waterways». Un documentario che nasce a Umago

Il produttore e regista del progetto, Elvis Bilalić, racconta in un’intervista come sia nato il film la cui proiezione avrà luogo il 4 e il 5 febbraio prossimi al Teatro cittadino locale

0
«Waterways». Un documentario che nasce a Umago

Suscita grande curiosità del pubblico il documentario “Putevi vode – Waterways” (Le vie dell’acqua), progetto della Casa di produzione umaghese “Coincidence picture production”. La prima parte del film documentario verrà proiettata sul grande schermo del Teatro cittadino “Antonio Coslovich” di Umago venerdì e sabato prossimi, alle ore 20, mentre la seconda parte verrà trasmessa tra due mesi.

 

Si tratta di un documentario girato in vari posti della Croazia: 29 fiumi, 17 laghi naturali, 3 Parchi nazionali, 7 Parchi naturali e 18 Musei custodi della tradizione. Abbiamo contattato il produttore, nonché regista del progetto, Elvis Bilalić, che ci ha raccontato il suo percorso, i suoi progetti e tante curiosità legate al mondo dei documentari.

Il produttore e regista Elvis Bilalić

Sentimenti che uniscono l’umanità

Quando e dove è stata istituita la Coincidence picture production? Qual è il vostro motto?

“La nostra Casa di produzione croata, istriana, umaghese, è nata nel 2018. Il motto della CPP è quello di girare i documentari che includano ogni persona, ogni individuo della Terra. Non siamo persone che parlano di sinistra o di destra, vogliamo includere tutti quanti, parliamo dei valori umani più importanti quali l’amore, la felicità, le particolarità che ci uniscono tutti, non quelle che ci dividono”.

Dove è nata l’idea per il documentario «Putevi vode – Waterways»?

“L’idea è nata a Umago, anche perché la Casa di produzione ha qui la sua sede. Trovo che Umago sia da sempre stata una città che ha portato in tutta la Croazia idee nuove e che sia stata sempre un esempio come vivere, come condividere e trasmettere le informazioni”.

Due gli appuntamenti per la proiezione umaghese del documentario di Elvis Bilalić

Da chi è composta l’équipe della pellicola?

“L’équipe è composta da Zlatan Molnar, che in questo documentario ha avuto il ruolo di chef. Egli è noto anche per il programma ‘3, 2, 1 Kuhaj’ trasmesso dal canale tv RTL e insieme a Nikola Ljubišić, sua mano destra, ci ha fatto vedere come ci si nutriva nelle diverse località della Croazia durante i secoli. Dell’équipe fanno inoltre parte Aleksandar Rizinski, direttore della fotografia, Dimitar Manevski, direttore del suono, Dario Plevnik, cantautore e responsabile della colonna sonora, Sandra Paripović, aiuto regista e io, in veste di regista e produttore”.

Inclusi complessi culturali, fiumi e laghi

Il vostro progetto è un melting pot ricco di posti e persone da conoscere.

“Abbiamo girato 42 città in questo progetto, abbiamo visto tante diversità, particolarità, abbiamo sentito tanta musica diversa, tanti dialetti. La Croazia è un posto ricchissimo e in ogni luogo visitato abbiamo cercato di trovare diversi prodotti locali, ovvero la materia prima per ricreare le pietanze con cui si nutrivano i nostri avi. Nel progetto abbiamo anche incluso tanti scienziati, tra cui uno speleologo italiano, Luigi Casati, che ha visitato le sorgenti più profonde europee e mondiali. Egli è venuto alla sorgente di Sinjac, una delle più profonde al mondo. Lì Luigi Casati e lo speleologo croato Tihomir Kovačević hanno anche trovato delle specie endemiche. Abbiamo inoltre incluso 14 complessi culturali croati che con i loro spettacoli dal vivo ci hanno fatto conoscere il passato e il presente. Per esempio la città di Krapina, dove la gente che adesso ci vive tiene particolarmente a cuore i tesori culturali e fa sì che non spariscano mai.

Per rafforzare questo collegamento abbiamo capito nella pre-produzione che è l’acqua a unirci tutti. In Istria abbiamo tre grandi fiumi. In Croazia abbiamo 29 fiumi, senza contare i laghi. Quello che ci unisce è l’acqua. Da ricordare che il nostro Pianeta è composto da circa il 70 p.c. d’acqua. Anche per Luigi Casati e Tihomir Kovačević l’acqua è un’amica che parla, che ci dà informazioni, basta saper ascoltarla”.

Il lago di Trakošćan

Amore per la cinematografia

Da dove nasce la sua passione per la cinepresa?

“Da bambino, fin dall’asilo e dalla scuola elementare mi hanno sempre scelto per interpretare dei ruoli negli spettacoli. Già da allora, potevo esprimere qualcosa in più tramite l’interpretazione, che secondo me proviene dal sentimento. È come una musica che non hai mai sentito, ma che ti porta a ballare. A Milano poi mi ero iscritto alla Scuola di recitazione del Teatro Guanella. Ho recitato in tanti spettacoli, ma a un certo punto per poter andare avanti con i costi della vita ho lavorato alla reception di un albergo. Ho lavorato in circa una ventina di alberghi a Milano, ma in una città di quel calibro bisogna dare il meglio di sé stessi, bisogna cercare di essere sempre avanti e perciò a un certo punto la mia passione per l’arte è stata messa in secondo piano. Ho dovuto scegliere. Mi sono licenziato e ho deciso di girare ‘Say yes to happiness’, film documentario che racconta la felicità negli occhi della tribù Masai del Kenya, comparata alla felicità delle persone ricche di Dubai”.

«Say yes to happiness» ha ottenuto dei premi?

“Sì, al Film Festival di Nairobi ‘Out of Africa’, ‘Say yes to happiness’ ha ottenuto il premio Documentary par excellence; al Cinefest di Los Angeles ci siamo posizionati al secondo posto, al London International altrettanto; siamo inoltre stati premiati all’International shorts di Melbourne. Tengo inoltre a dire che il nostro primo sponsor è stata la ‘Care all foundation’, un’organizzazione no-profit che aiuta questo tipo di progetti e vede quali sono quelli che potrebbero cambiare in meglio il mondo. Si tratta di uno sponsor notevole che oltre ad averci aiutato economicamente, ci ha dato la spinta e la fiducia in noi stessi. A farci da sponsor è stata anche la Regione istriana, nonché l’Ufficio per la cultura”.

Vorrebbe aggiungere un messaggio finale per i nostri lettori?

“Per finire vorrei dire che nella nostra esistenza tutto conta. Tutte le cose del mio passato mi hanno portato qui. Non è solo l’attore di uno spettacolo a fare la storia, ma tutto ciò che lo circonda. Io ho capito che non mi bastava essere un attore per far vedere alle persone quello che volevo io. Ecco perché sono diventato un regista”.

Ricordiamo che gli appuntamenti al cinema con “Putevi vode – Waterways” si terranno venerdì 4 e sabato 5 febbraio. I biglietti si possono acquistare all’Agenzia turistica Damir Tours di Umago e allo sportello del Teatro cittadino prima dell’inizio della proiezione.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display