Stazione ferroviaria di Fiume: il restauro e la parità di genere

I due autori del documentario sui lavori edili, Toni Juričić e Bianca Dagostin, parlano delle riprese e della difficile situazione delle protagoniste

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Stazione ferroviaria di Fiume: il restauro e la parità di genere

L’edificio storico della Stazione ferroviaria di Fiume è in fase di restauro e presto vanterà una bella facciata nuova. Dietro alle impalcature gli operai edili lavorano di gran lena, affiancati da una squadra di restauratrici e scultrici che curano i dettagli dei lavori. Per dare visibilità alle donne impegnate in questo compito, due registi, Toni Juričić e Bianca Dagostin, hanno deciso di girare un breve documentario intitolato “Izvorni sjaj” (Splendore originario).

 

A parlarne sono gli autori stessi, i quali hanno esposto per il nostro quotidiano, l’idea che li ha spinti a realizzare questo progetto e i dettagli legati alla produzione.

Come siete entrati nel mondo della cinematografia?

Bianca Dagostin: “Mi sono laureata in Produzione nel 2011 all’Accademia di Arti drammatiche di Zagabria e successivamente ho continuato gli studi a Bologna, dove ho conseguito una laurea in Cinema, Televisione e Produzione multimediale. Dopo la laurea ho seguito il cuore e sono tornata in Croazia per tentare di costruire una carriera qui. Conoscevo Toni già dall’epoca delle superiori, ma abbiamo riallacciato i contatti nel 2019, quando ho iniziato a lavorare al documentario ‘Labinska republika’ (La repubblica di Albona), per il quale lui aveva scritto lo scenario”.

Toni Juričić: “Ho terminato la laurea triennale in Culturologia a Fiume per poi passare alla laurea specialistica in Letterature comparate a Zagabria e finire nell’Inghilterra nord-orientale dove sto completando il dottorato alla Durham University. Ad Albona ci conosciamo praticamente tutti, per cui non posso dire quando è stato il momento in cui io e Bianca abbiamo iniziato a comunicare per la prima volta, ma la collaborazione più intensa è partita proprio dal documentario che parlava dell’anniversario della rivolta dei minatori del 1921”.

Bianca Dagostin

Come è nata l’idea di fare un cortometraggio sui lavori alla Stazione ferroviaria?

Bianca Dagostin: “Lo scorso settembre Toni mi ha mandato un articolo interessante sulle donne che lavoravano al restauro della Stazione ferroviaria di Fiume. All’inizio il tema mi è sembrato molto interessante, anche se il pezzo e i commenti miravano a rappresentare le donne come i tipici operai edili che fischiano dalle impalcature. Ci siamo rivolti a Eni Jukopila, direttrice del team in seno all’azienda ‘Terracotta’, che lavora alla facciata. Eni è stata molto disponibile nei nostri confronti e già dal primo impatto abbiamo sviluppato una forte intesa. Il passo successivo è stato candidare il film a diversi concorsi in modo da ottenere i finanziamenti e in questa fase abbiamo persino avuto modo di presentarlo al New visions Market, il Festival del Film di Jihlava, in Repubblica Ceca.

Toni Juričić: “L’articolo sulle ragazze che fischiano dal cantiere e aprono bottiglie di birra con i denti ha attirato subito la mia attenzione. Il titolo bombastico e il testo mi hanno subito fatto capire che tale descrizione era superficiale e che sotto c’era molto di più. A primo acchito, però, ho lasciato correre. Mi sono imbattuto nuovamente in tale articolo in relazione ai lavori alla Stazione ferroviaria a Fiume e in quel momento tutto ha preso una forma chiara. Mi è venuta l’idea come fare un buon documentario sulle restauratrici che lottano contro gli stereotipi di genere, fanno un lavoro fisicamente impegnativo e riportano allo splendore originario i vecchi edifici. La storia ha ottenuto molte sfaccettature non solo seguendo il processo di restauro, ma anche l’impegno dimostrato dalla squadra di Eni per fare un lavoro pedante”.

Toni Juričić

Che cosa avete scoperto nel corso delle riprese?

Bianca Dagostin:“Personalmente ci sono tante cose che non sapevo sul restauro e l’esperienza è molto diversa quando puoi essere presente ai lavori. Ammiro tutte le donne e gli uomini che svolgono questo lavoro impegnativo, anche perché le condizioni lasciano a desiderare. Trovandoci con loro sulle impalcature abbiamo vissuto per un periodo la loro quotidianità”.

Toni Juričić: “A parte scoprire i dettagli del lavoro, ho avuto modo di imparare la terminologia professionale usata durante il restauro, ma anche tutte le fasi del lavoro, che in realtà non finisce mai perché, come dicono Eni e la sua squadra, si può sempre trovare qualcosa da aggiustare o perfezionare”.

Quali sono i problemi più impellenti nel settore edilizio legati alla parità dei sessi?

Bianca Dagostin: “Dato che anch’io sono una donna che lavora in un’industria dominata dagli uomini posso confermare che stiamo ancora vivendo in una società patriarcale nella quale le aspettative per le donne sono sempre legate al parto, alla cura dei figli e all’aspetto fisico e per affermarci dobbiamo lottare di più. Ci sono poi anche i pregiudizi riguardo a quale sia un lavoro femminile e quale maschile. I passanti, ad esempio, quando vedono le ragazze sulle impalcature non pensano che stiano svolgendo un lavoro, ma piuttosto che facciano finta di lavorare. Quando parliamo di parità tra i sessi penso che dovremmo impegnarci a garantire a ciascuno la libertà di scelta di fare quello che vuole, indipendentemente dal sesso e le ragazze del nostro documentario ne sono un ottimo esempio positivo”.

Toni Juričić: “Penso che il problema più grande sia il fatto che per la maggior parte delle persone vedere delle donne in cantiere sia una novità e quando qualcosa è nuovo desta stupore e a volte qualche commento fuori luogo. Una volta anche il Corso di scultura era considerato un Dipartimento ‘maschile’ dell’Accademia, e successivamente anche quello di restauro, ma ultimamente sono sempre più numerose le ragazze che si cimentano in questi settori”.

Come reagiscono alla discriminazione le protagoniste del documentario?

Bianca Dagostin: “Quando le ho conosciute un po’ meglio ho capito la loro calma e la forza, non solo fisica, ma anche psichica. Lavorano molto ma sono sempre positive e hanno sempre il sorriso stampato sulle labbra. L’articolo che ho menzionato in precedenza era per loro una specie di rivolta ai commenti che affermavano che sono ‘in posa’ sui ponteggi. Quello che ho potuto osservare è che sono talmente assorte negli elementi, che semplicemente non percepiscono il mondo esterno. Probabilmente è questo il metodo migliore per affrontare gli sguardi curiosi dei passanti”.

Toni Juričić: “Penso che le conservatrici siano coscienti del fatto che pian pianino anche le persone si abitueranno a vederle sul loro posto di lavoro e comprenderanno che le donne possono fare anche lavori fisicamente più impegnativi. Di conseguenza i commenti negativi diminuiranno. In effetti hanno affermato che ultimamente sono più numerosi i commenti positivi che valorizzano il loro lavoro”.

Quando sarà pronto il film e dove lo potremo vedere?

Bianca Dagostin: “Abbiamo in piano di lanciare la première nei mesi autunnali e stiamo preparando la distribuzione ai Festival. In conclusione vorrei aggiungere che il progetto è stato cofinanziato dal Centro audiovisivo croato e dalla Città di Fiume”.

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