Snježana Prijić-Samaržija: «Short cuts offre una nuova prospettiva sulla vita»

La rettrice dell'Università degli Studi di Fiume è stata la prima «curatrice cinematografica» dell'anno all'Art cinema

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Snježana Prijić-Samaržija: «Short cuts offre una nuova prospettiva sulla vita»
Il film di Robert Altman è stato proiettato per la prima volta in una sala cinematografica fiumana. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Sul cartellone dell’Art cinema di Fiume è stato inserito il film “Short cuts” (in italiano “America oggi”) di Robert Altman, anche se si tratta di un’opera che quest’anno compie ben tre decenni. La pellicola, realizzata nel 1993, è stata scelta dalla rettrice dell’Università degli Studi di Fiume, Snježana Prijić-Samaržija, la quale ha deciso di presentare ai cittadini questo storico film che forse non tutti hanno visto.

La proiezione fiumana
A rivolgersi ai presenti è stata innanzitutto Marta Ban, addetta alle relazioni pubbliche dell’Art cinema Croatia, la quale ha dichiarato che “Short cuts” è il primo film del progetto “curatore cinematografico” del 2023. Il progetto prevede che un personaggio pubblico scelga un film in base ai propri gusti personali e lo presenti al pubblico fiumano spiegando perché lo considera significativo. Snježana Prijić-Samaržija ha optato per una pellicola che è un complesso affresco e un’altalena di toni ed emozioni che hanno per sfondo una brulicante e a tratti opprimente Los Angeles d’inizio anni Novanta. I personaggi alienati e stanchi si trascinano a fatica, immersi in un dolore potenzialmente straziante ma che Altman rende sopportabile e cronico.

Rapporti umani e quotidianità
“Devo dire che una delle mie più grandi paure legate alla scelta di questo film era quella che nessuno sarebbe venuto a vederlo – ha dichiarato la rettrice –. Temevo che il pubblico avesse gusti diversi e che non avrebbe avuto voglia di venire al cinema in una giornata piovosa. ‘Short cuts’ è un film che lascia l’amaro in bocca e alla fine del quale non ci sentiamo né rilassati né sereni. Ci dà, però, una nuova prospettiva sulla vita e in un certo senso ci invita a riflettere su alcune situazioni. Perché ho scelto proprio questo film? Innanzitutto devo dire che non sono un’esperta del cinema, quindi non posso dare una spiegazione tecnica. Credo che, semplicemente, alcune pellicole lascino il segno più di altre e questo film di Altman mi ha colpito molto. Ero indecisa tra ‘Magnolia’ di Paul Thomas Anderson e ‘Short cuts’ di Robert Altman e alla fine ho scelto il secondo anche perché prende spunto da uno scrittore e poeta che io amo molto, Raymond Carver. Il film presenta nove storie che si intrecciano in un complesso intrico di rapporti umani influenzati dalle emozioni, dal destino, dalle coincidenze e dai colpi di fortuna. La parte che più mi è piaciuta è la rappresentazione non solo dei rapporti umani, ma della quotidianità dei protagonisti, che non è perfetta, ma nella visione del regista non troviamo giudizi di sorta, né moralizzazione”. In conclusione del suo discorso la rettrice ha affermato che entrando in sala è stata fermata da uno spettatore che le ha rivelato che questa è la prima assoluta del film nelle sale cinematografiche fiumane.

Il dolore stemperato
Per quanto riguarda il film e le reazioni del pubblico fiumano, viene da credere che la pellicola non sia stata particolarmente gradita, sicuramente per il fatto che dura più di tre ore, ma anche per la particolarità dei rapporti umani descritti, a volte lontani da quello che potremmo considerare la “normalità”. “Short cuts” è, già dal titolo, cinema del frammento e della continua sovrapposizione narrativa, senza protagonisti ma con un coro di personaggi “deboli”, fagocitati dal moto perpetuo senza meta.
I nove racconti di Altman si intrecciano nel quotidiano di Los Angeles e sono uno spaccato non troppo edificante e piuttosto impietoso della società americana. Una casalinga tradita dal marito poliziotto, un’artista che ammette il suo adulterio di tanti anni prima, un padre che si rifà vivo dopo tanti anni solo per assistere alla morte del nipotino, una cameriera alle prese con un marito alcolista, una cantante jazz e la figlia violoncellista con tendenze suicide, un’operatrice di telefono erotico e il marito represso, un ex marito pazzo di gelosia che distrugge la casa dell’ex moglie e una compagine di pescatori che trova il cadavere nudo di una ragazza in un fiume, ma decide di non allarmare subito la polizia per non rovinare la gita, continuando a pescare a pochi passi dalla donna morta.

Un racconto complesso
A fare da cornice del film due eventi quasi apocalittici: l’inizio vede in cielo un’inquietante squadriglia di elicotteri che irrorano insetticidi contro la mosca della frutta, mentre termina con un terremoto, che però non ha niente di catartico. Anche quando rappresenta il dolore, Altman non lo rende mai spettacolare, creando spesso effetti tragicomici. Le storie di Carver non sono storie nel senso convenzionale. Si tratta solo di eventi che succedono alle persone.
La storia in realtà è costruita da quel che non si sa, piuttosto che da quel che sappiamo.
Il cast del film è stellare: Andie MacDowell, Jack Lemmon, Julianne Moore, Matthew Modine, Tim Robbins, Frances McDormand, Tom Waits, solo per citare i più noti.
“Short cuts” è, in conclusione, una pellicola che delude le aspettative dello spettatore abituato alla megalomania dell’industria cinematografica americana, ma è al contempo un racconto complesso della vita così com’è veramente, in tutte le sue sfumature.

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