Sissano. La polivocalità di tradizione: il futuro è assicurato

Grande successo per il concerto che ha fatto rivivere il passato musicale orale di Croazia e Italia

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Sissano. La polivocalità di tradizione: il futuro è assicurato
Il complesso etno “Veja” di Pisino. Foto: GIULIANO LIBANORE

Lingue arcaiche e canti della tradizione orale: certamente l’UNESCO li tutela, ma se non si tutelano da sé, difficilmente saranno tramandati ai posteri. A Sissano lo sanno fin troppo bene visto che hanno guardato in faccia al pericolo dell’estinzione. Ieri sera la Comunità degli Italiani di Sissano ha offerto al Giardin un concerto di “Polivocalità di tradizione” allestito in collaborazione con l’Unione Italiana, con il supporto dell’Ufficio governativo per le minoranze nazionali e con la preziosa consulenza dell’etnomusicologo Dario Marušić, di cui è stato proiettato un video sul canto tradizionale arbereshe di origini balcaniche e il canto a vatoccu di origine italiane.

Mantignade e canti in valacco
Il diritto e il dovere di esordire spetta naturalmente ai padroni di casa e quindi al gruppo folkloristico sissanese che ha offerto un assaggio delle sue caratteristiche “mantignade” e dei “canti xota le pive” in istrioto e istroveneto. Antonio Dobran e Gino Šverko hanno reso onore alla tradizione locale con la mantignada “Dormi ti bela mi mori’ di sonno”, mentre Dobran con Claudio Grbac (e Gino Šverko alle pive) hanno proposto “Le undixe e quaranta”. In scena quindi il gruppo etno-folk “Veja” di Pisino con un arrangiamento moderno di “Dormi ti bela mi mori’ di sono”. Successiva l’esibizione degli “Žejanski kntaduri” di Seiane con la tradizione musicale del “Bugarenje” in lingua romanza valacca della Cicceria, resa bene nei canti “Knd nam tire jou trebat” e “Oj javore”.

La tecnica del falsobordone
Melodie più note al pubblico locale quelle della società culturale “Marco Garbin” di Rovigno con le sue “Arie da nuoto”. Riccardo Sugar, Germano Ettore, Gianfranco Santin, Riccardo Vidotto e Antonio Curto hanno interpretato “La pastorella”, “Marinar” e “Sparge la bella aurora”, seguiti dai “Tenores Picottu Nugoro” di Nuoro, un quartetto che canta nella tecnica del falsobordone, le cui origini risalgono all’anno mille. In Sardegna il canto a tenores è ancora attuale, tanto che ogni paese ne cura uno stile proprio. Quello dei Nugorèsu di Nuoro è coltivato da Pietro Piga (boche), Giovanni Mossa (cronta), Nino Chessa (bassu), Daniel Sedda (mesuboche) che a Sissano hanno proposto, tra gli altri, i canti “Saludos a sa serjanugoresa”, “Ballu a passu torrau” e “Muttos”. Prossima l’esibizione dell’Associazione-Udruga sopaca dell’Isola di Veglia che cura il suo “Kanat”, un’altra variante di discanto ad intervalli stretti. Klaudije e Branko Brnić hanno proposto una mantignada, Dorijan Polonijo e Marijan Orlić il canto “Krušvica se potresuje” e Ivan Šabalja e Željko Braut “Na prvon dilenju”. In scena quindi un altro gruppo di casa nostra. Per il folklore della Comunità degli Italiani di Dignano si sono esibiti Moira Lajić e Livio Belci, con una serie di “stornei”.

Immancabile l’istrioto
La Comunità degli Italiani “Armando Capolicchio” di Gallesano ha proposto alcuni dei suoi celebri canti “ala pera”, “ala longa” e “xota le pive”. Corino Moscarda, Igor Moscarda, Armida Leonardelli e Željka Lucchetto, accompagnati alle pive da Giada Verk e al simbolo da Toni Moscarda hanno interpretato “Piun bel xe Galisan co i so grumassi”, “Ci jo le pegore jo la nana”, “Co rivarevo in cavo dela bina”, “Sta notte jera aperto il mio giardino” e il suo celebre “Voia de lavorà saltime doso”. E sempre in tema di canti a la longa gallesanesi, ieri sera ne hanno proposto uno in chiave moderna i “Veja” di Pisino. Noel Šuran e Branimir Šajina hanno poi presentato la loro variante del “kanat” di matrice croata, che in passato era stato di casa anche nei villaggi valacchi ai piedi del Monte Maggiore e in alcune località del Capodistriano. La stessa tecnica è usata nelle mantignade di Sissano e nel canto alla bugarissa di Valle, ma su testo istrioto. Alcuni canti vengono in istroveneto si tramandano anche tra la popolazione croata nell’Istria centrale e meridionale. Šuran e Šajina si sono distinti nell’esecuzione di “Cviće mi polje pokrilo” e “Dove tu vai o bella brunetta”. Nel proseguimento della serata si sono esibiti ancora Giovanni Cofani di Fabriano, Marche, con la tradizione del “canto alla stesa”, quindi la società culturale dei montenegrini di Peroi “Peroj 1657” che curano il “pojanje” (“Oj radosti veselosti”) e ancora i sardi “Tenores Picottu Nugoro”. La serata è terminata (oltre che con calorosi applausi) con un programma di canti della tradizione popolare rivisitati in chiave etno-pop e l’esibizione dei “Veja” di Pisino. Tra il pubblico numerosi ospiti e autorità, tra cui Marin Corva in rappresentanza dell’Unione Italiana, il presidente della CI di Sissano nonché presidente dell’Assemblea UI, Paolo Demarin, la vicepresidente della Regione istriana, Jessica Aquavita, l’assessore regionale alla Cultura, Vladimir Torbica e il sindaco di Lisignano, Marko Ravnić. La serata è stata presentata egregiamente da Claudio Grbac e Manuela Geissa.

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