Saper valorizzare i siluri fiumani

Miljenko Smokvina, professore universitario e amante della storia industriale fiumana, ha criticato le soluzioni proposte finora circa il trasferimento della collezione di proprietà del Museo civico. L'abbiamo incontrato per capire meglio i suoi suggerimenti

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Saper valorizzare i siluri fiumani
Miljenko Smokvina. Foto: RONI BRMALJ

Il trasferimento del Museo civico di Fiume nella sua nuova sede, ovvero nel Palazzo dello Zucchero, in concomitanza con l’inizio dei lavori alla nuova stazione degli autobus di Žabica, ha reso nuovamente attuale la questione della collezione di siluri, della quale abbiamo parlato anche con il direttore facente funzione del Museo civico, Mladen Urem, il quale ha confermato che si stanno cercando nuove soluzioni per l’allestimento.

A rivolgersi alla cittadinanza, in una lettera aperta diffusa in questi giorni, è stato anche l’ingegnere, studioso e professore universitario, nonché fondatore dell’associazione Pro Torpedo, Miljenko Smokvina, il quale ha proposto alcune soluzioni al problema. Abbiamo incontrato l’esperto per approfondire il tema della sua lettera e per chiedergli come attuare in pratica le idee da lui divulgate.

Ambienti inadatti
Come mai ha sentito il bisogno di intervenire in questa questione?
“Il problema della mostra dei siluri costruiti a Fiume e dello spazio nel quale allestirla è sempre stato molto interessante e coinvolgente e dopo molti anni nel magazzino ferroviario di Žabica, assolutamente inadatto a questo scopo, ora si sta proponendo di collocare i siluri in un altro spazio inadatto, ovvero il padiglione del mercato di Braida, che attualmente è vuoto. L’idea è di trasformare la struttura in un museo permanente di siluri e la cosa non potrebbe essere più sbagliata”.

Qual è il problema di base dello spazio espositivo?
“I magazzini ferroviari sono inadatti per diversi motivi. Hanno il vantaggio di essere in centro, ma sono bui, isolati e fanno parte di un’altra sfera del patrimonio industriale fiumano, legata alla ferrovia e non all’industria bellica. Per quanto riguarda invece il padiglione di Braida, anche in questo caso la storia del palazzo stona con il tema della mostra. Si tratta di uno splendido palazzo urbano, collocato nel centro di Fiume e architettonicamente assolutamente svincolato da tutto ciò che ha a che vedere coi siluri”.

Quale soluzione propone?
“Quello che noi abbiamo da sempre indicato come l’unica soluzione logica è la fondazione di un Museo del siluro, situato in via Milutin Barač, ovvero nel luogo dove si trova la rampa di lancio dei siluri. Le potenzialità di quella zona sono enormi e molteplici. Tutta l’area è piena di magazzini vuoti, l’accesso alle macchine è estremamente semplice, per non parlare della splendida location a due passi dal mare e con una vista su tutto il Quarnero. A Cape Canaveral, in Florida, i turisti vengono ad assistere al lancio di razzi nello spazio. Non vedo perché noi non potremmo organizzare una volta alla settimana il lancio di un siluro a scopi turistici. Sicuramente uno dei motivi più validi per fare della rampa di lancio anche uno spazio espositivo è il ‘genius loci’, ovvero lo spirito o l’atmosfera che si respirano in quella zona e che sono legati intrinsecamente alla storia della produzione dei siluri fiumani, a partire dallo sviluppo dell’arma, fino ai primi test e ai lanci”.

Perché questa soluzione non è stata presa già in considerazione?
“Le risposte sono tante. Innanzitutto si tratta di una zona appartenente al demanio marittimo e quindi gestita dallo Stato e non dalla Città di Fiume, che se ne lava le mani. Se, però, la Città ha firmato contratti per la concessione di Porto Baross e del magazzino dell’Exportdrvo, investendo cifre non indifferenti in queste strutture che non sono di sua proprietà, non potrebbe fare lo stesso con la rampa di lancio? Ricordo che la rampa è tutelata dai conservatori in quanto patrimonio storico della nostra città e quindi gli interventi dovrebbero venire agevolati e non ostacolati. Un altro problema, a mio parere, è l’assoluta mancanza di una visione di sviluppo urbanistico della città, ma visto che non è questo il tema del discorso, non vorrei entrare nel merito”.

Andare fieri del nostro patrimonio
Nella sua lettera punta il dito anche contro gli autori della mostra…
“Sì, volutamente non ho voluto fare nomi, ma li potete trovare con una veloce ricerca in Rete. Penso, comunque, che non si tratti di esperti in materia e che la mostra presenti dei difetti di fondo legati soprattutto alla scelta dei pezzi d’esposizione. Gli autori non si sono concentrati sui siluri di produzione fiumana, ma hanno realizzato una mostra di siluri in senso lato, nella quale sono entrati a far parte anche missili di produzione russa o americana. Penso che sarebbe stato più logico dedicare l’esposizione esclusivamente ai siluri progettati, realizzati e lanciati a Fiume, anche se ciò avrebbe voluto dire meno siluri da mostrare e una ricerca più dettagliata sui piani di sviluppo, fotografie, simulazioni, modellini e altro. Visto che anche il titolo della mostra è ‘Primi al mondo – 150 anni del siluro fiumano’, è a dir poco fuorviante presentare pezzi che con questo titolo non hanno alcuna connessione”.

Ha sollevato anche delle questioni di carattere etico…
“In realtà sono gli autori della mostra che in un certo senso hanno voluto giustificare la scelta di dedicare un’intera collezione a un argomento di carattere bellico dicendo che si sono concentrati sull’aspetto scientifico piuttosto che su quello militare dei siluri. Personalmente, non ci vedo niente di male. Nel mondo esistono innumerevoli musei bellici e l’esercito è parte integrante della nostra società con una precisa funzione. In Croazia non esiste né un museo dedicato alla Guerra patriottica, né altri musei di questo tipo. L’industria militare è un argomento importante che non possiamo ignorare e penso che a Fiume venga dato troppo poco spazio ai temi industriali in genere. In Germania sono stati preservati e trasformati in musei interi impianti industriali, mentre noi abbiamo trasformato il Benčić in quartiere artistico menzionando la sua storia industriale solo di sfuggita. I siluri sono un’arma e non possiamo scappare da questo fatto. Li possiamo usare a scopo offensivo o difensivo, ma resta il fatto che sono una parte importante del nostro patrimonio e che dobbiamo esserne fieri”.

L’esposizione del 1993
Lei ha già organizzato una mostra dedicata ai siluri nel 1993?
“Sì, l’evento era in occasione dei 140 anni della fondazione del Silurificio a Fiume, che ha aperto i battenti nel 1853 come fonderia. La mostra era stata allestita nel Piccolo salone in Corso e l’interesse era tale che c’era una coda per entrare. Lo stesso anno abbiamo inoltrato una proposta per la formazione di una collezione museale, nonché per la tutela del patrimonio industriale fiumano. Devo dire che nell’allestimento della mostra avevo collaborato attivamente anche con il Museo civico di Spalato. All’epoca, infatti, parte dei siluri fiumani era di proprietà del Museo di Marineria e Storia del Litorale croato, mentre una parte era stata svenduta già ai tempi dell’ex Jugoslavia e era andata a finire a Spalato. Il Museo spalatino ci è andato incontro mettendo a disposizione tutti i pezzi d’esposizione di sua proprietà”.

Come immagina il nuovo museo nella rampa di lancio?
“Non ho un progetto concreto, ma sono stati proposti dei piani realizzati dalla Facoltà di Edilizia. Da quanto mi è noto le opzioni sono due. O si demolisce la rampa di lancio, che versa in condizioni pietose, e se la ricostruisce, oppure ci si impegna a restaurare ciò che ne è rimasto. Ovviamente la seconda opzione è quella più difficile e più dispendiosa, ma è anche quella che permetterebbe di conservare quel poco che ci è rimasto di originale di questa parte della storia industriale fiumana. Una soluzione si trova sempre”.

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