«Mistero buffo»: Le potenzialità espressive del corpo

L’attore ha proposto il testo di Dario Fo in dialetto istroveneto, dopo che quasi dieci anni fa questo era stato allestito dal Teatro Popolare Istriano di Pola in ciacavo

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«Mistero buffo»: Le potenzialità espressive del corpo

La seconda serata del Festival dell’Istroveneto ha visto il programma “S’ciopar de rider!” con la Filodrammatica giovanile della CI di Castelvenere e il poliedrico Valter Roša del Teatro Popolare Istriano di Pola in “Mistero buffo” di Dario Fo, per la prima volta in assoluto in istroveneto. A cielo aperto, nel suggestivo ambiente del “cimitero vecio”, e dopo i saluti dell’organizzatrice e mente del Festival, Marianna Jelicich Buić, responsabile del settore teatro, arte e spettacolo dell’Unione Italiana, a riscaldare gli animi e ad aprire le danze, o meglio dire le risate, sono stati i giovani attori della Comunità degli Italiani di Castelvenere capitanati dal simpaticissimo Matei Novak che firma la regia di “In auto”, commedia liberamente ispirata allo sketch “Subaru Baracca” dei noti comici Aldo, Giovanni e Giacomo.

Valter Roša

Battute all’istriana

Ad emularli, ma questa volta con battute “all’istriana” e suoni onomatopeici, è stato proprio Novak, affiancato da Tian e Diego Ferlin. Protagonista l’auto a quattro porte e tre posti in un viaggio dove non manca il finestrino malefico da abbassare, il classico automobilista che alle 6 del mattino passa a prendere l’amico, la sosta per urinare, la folle apertura della portiera della macchina di quest’avveniristica “concept car” che effettivamente in scena era composta solamente da tre seggiolini e un volante attaccato a un piedistallo.

È seguita l’anteprima mondiale di “Mistero buffo” in istroveneto, con il quale Valter Roša ha saputo iptnotizzare i presenti e trascinarli in un’opera unica nel suo genere, nata come esperimento, ma che con il tempo è diventata qualcosa di importantissimo per la cultura dell’Istria. Abbiamo incontrato Roša “dietro le quinte”, il quale ci ha brevemente raccontato com’è stata partorita quest’idea.

Traduzione in istroveneto

”Lo spettacolo ‘Mistero Buffo’ è stato realizzato quasi dieci anni fa con il Teatro Popolare polese, come esperimento, come giullarata, come un monologo diventato poi un’interpretazione teatrale vera e propria che ha riscosso tanto successo sia in Istria che a livello nazionale, ma anche all’estero, in quanto mi sono esibito varie volte in ciacavo croato anche a Muggia e a Trieste – ha spiegato Roša -. Dopo alcune improvvisazioni personali mi è venuta l’idea di tradurre l’opera pure nell’altro dialetto che uso, in quanto istriano pure io, e cioè l’istroveneto. Credevo che a livello regionale lo spettacolo sarebbe diventato una grande forza nell’ambito culturale, teatrale e linguistico in quanto regione multiculturale e multilingue. Anche se per noi che viviamo qui è molto normale parlare queste due lingue, bisogna sottolineare che è impegnativo inserirlo in un contesto teatrale di questo tipo, in quanto la lingua slava e quella latina non combaciano per niente e unirle in questo modo è particolare. Quindi grazie a Marianna Jelicich Buić, che ha tradotto cinque o sei giullarate, delle quali in una non mi sono esibito a Cittadella venerdì scorso per mancanza di tempo, e grazie anche alla supervisione di Rosanna Bubola, per la prima volta in assoluto mi sono potuto esibire in istroveneto al Festival”, racconta Roša spiegando come la forza di questo spettacolo sta proprio nel linguaggio, dove si può sperimentare il grammelot, una lingua reinventata, una miscela di molti linguaggi fortemente onomatopeica di parole non dette o che non esistono in un glossario, e trasformare il tutto in un vero e proprio gioco teatrale inventato dai giullari del Medioevo.

“In auto” con la Filodrammatica della CI di Castelvenere

Musico, poeta e attore

Roša si ha dimostrato in quel di Buie di essere un musico, un poeta, un attore eccezionale, in un’interpretazione ammirevole, nella quale usciva dai vari personaggi mantenendo sempre il contatto con il pubblico. La messinscena racconta la storia della cultura dell’umanità, del teatro occidentale, europeo, nato con la Commedia dell’arte, e molto altro ancora. Il punto centrale dell’opera è costituito dalla presa di coscienza dell’esistenza di una cultura popolare, vero cardine della storia del teatro, ma anche di altre arti, che è stata sempre, secondo Fo, considerata subalterna rispetto alla cultura ufficiale.

”Non ci aspettavamo che lo spettacolo nato come esperimento riscuotesse tanto successo – ha proseguito Roša – per cui abbiamo deciso di inserirlo in un contesto moderno, europeo, in un allestimento che diventa a livello linguistico molto più completo, avvicinandosi così anche all’originale. Infatti, l’originale è stato scritto nelle lingue padane, simili a quelle dei giullari del medioevo che si spostavano per il Nord Italia e proponevano i loro spettacoli. Questa invece diventa un’evoluzione nata per il Festival dell’istroveneto, ma che grazie al suo grande valore linguistico potrà abbracciare in futuro altri enti e associazioni della CNI come Comunità, scuole, Università e altre istituzioni, soprattutto della madrepatria. Un testo molto importante a livello culturale in quanto ricordiamo che ha conseguito un premio Nobel ed è riconosciuto in tutto il mondo per aver restituito alla cultura nel XX secolo ciò che era stato dimenticato. Si tratta, infatti, di uno degli spettacoli più importanti, con il quale Dario Fo per cinquant’anni calcava i palcoscenici di tutto il mondo in più di 5mila repliche”, ha concluso Roša.

Dietro le quinte: Roša ripassa il testo prima di andare in scena

Domande e interpretazioni

In scena non vi è nulla se non l’attore che ha creato lo spazio, i personaggi, la scenografia, gli oggetti utilizzando le potenzialità espressive del corpo senza nessun abbellimento, nessuna magia di luci o costumi appariscenti. Il pubblico ha seguito ammaliato la recita, respirando la forza trasmessa dall’attore, in atmosfere e motivi medievali che non smettono e, come fatto capire Roša, non smetteranno mai di essere attuali, in quanto pongono allo spettatore delle domande che lasciano spazio a un numero infinito di risposte e interpretazioni.

L’abilità del talentuoso attore istriano nel cambiare ruolo, genere, età, stato d’animo, ambientazione in meno di un secondo è coinvolgente e lo rende unico al mondo a valorizzare questo testo con uno spettacolo in due lingue diverse.

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