Lussignani e chersini nella Grande Guerra

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Lussignani e chersini nella Grande Guerra

LUSSINPICCOLO | È stata aperta a Palazzo Fritzi la pregevole mostra “I nostri isolani nella Grande Guerra 1914-1918”, di Renzo Rocconi. L’autore, originario di Neresine, ha raccolto moltissime testimonianze dai discendenti di quegli isolani che hanno partecipato alla Prima guerra mondiale e anche vecchie fotografie. La raccolta del materiale dura da alcuni anni. La ricerca comprende le isole di Cherso, Lussino e le piccole isole adiacenti e raccoglie le testimonianze di quelli che hanno potuto raccontare e tramandare le vicissitudini ai loro posteri.

Una ricerca che dura da anni

Ecco che cosa ci ha spiegato Renzo Rocconi sull’esposizione:
“Questa mostra fotografica nasce dopo oltre 15 anni di ricerche ed è un primo importante risultato che metto a disposizione di tutti, nell’anno in cui si celebra il centenario dell’ultimo anno della Grande guerra. Ho iniziato questa ricerca per pura passione, per il mio sempre vivo interesse per la storia e per far conoscere a tutti un pezzo importante di storia della nostra terra d’origine e della nostra gente.
Il 28 giugno 1014 a Sarajevo un nazionalista serbo assassinava l’erede al trono dell’Austria-Ungheria e la sua consorte. Esattamente un mese dopo l’Europa intera precipitava nella Prima guerra mondiale che sarebbe terminata 4 anni dopo al prezzo di quasi 10milioni di morti, un numero ancora maggiore di feriti e invalidi e d’incredibili distruzioni e sofferenze, e che ne avrebbe ridisegnato i confini causando la scomparsa di monarchie e imperi che duravano da secoli.
I nostri ragazzi, come milioni di altri giovani ragazzi europei, dovettero arruolarsi e partire, combattere sul fronte serbo e su quello immenso della Russia dal 1914, poi dal 1915 anche su quello italiano, affrontando ogni genere di pericolo e di sofferenza.
Molti di loro non sarebbero più tornati restando intrappolati per sempre nelle sterminate pianure della Galizia o nelle gelide montagne dei Carpazi, o nelle infernali trincee dell’Isonzo o nei monti del Trentino; altri avrebbero subito ferite, mutilazioni e traumi che li avrebbero segnati per tutta la vita; altri avrebbero passato lunghi anni soffrendo fame e freddo, prigionieri nell’immensa Russia riuscendo poi a tornare a casa (e non tutti) dopo altre peripezie e viaggi avventurosi; altri ancora avrebbero dovuto languire (e morire) nei campi di prigionia italiani.
Questa mostra fotografica vuole ricordare e celebrare i nostri nonni, bisnonni, zii e prozii, indipendentemente dalla divisa che dovettero o scelsero d’indossare, affinché il loro patrimonio di esperienze e ricordi personali non vada perduto, affinché ne resti memoria per le nuove generazioni. E perché possiamo ricordarci tutti che la pace non è qualcosa di scontato, ma va conquistato e difeso quotidianamente”.
La mostra, divisa in due parti più piccole, era stata già presentata quest’estate a Neresine e Cherso grazie all’organizzazione e al supporto della Comunità degli Italiani di Cherso. A Palazzo Fritzi a Lussinpiccolo la mostra resterà aperta fino al prossimo 21 marzo. L’autore Renzo Rocconi, durante la sua esposizione, ha voluto ringraziare tutti gli abitanti delle isole discendenti dei soldati perché senza la loro collaborazione e la loro passione non avrebbe potuto raccontare le storie riportate nella mostra, esponendo le stupende fotografie.
La collaborazione è aperta anche nel futuro perché questa ricerca certamente non avrà fine. L’autore si ripropone di raccogliere tutto il materiale in un libro, che sicuramente non avrà meno di 400 pagine, e di poterlo stampare il prossimo anno.

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