La storia a fumetti di Attilio Micheluzzi

L’Irci omaggia il grande disegnatore italiano da Umago, con un’antologica curata da Roberto Curci e da Piero Delbello, visitabile da oggi e fino al 27 novembre

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La storia a fumetti di Attilio Micheluzzi

Storia, fantasia, avventura e genialità s’intrecciano nel tratto di Attilio Micheluzzi, l’italiano di Umago che insieme con Hugo Pratt, Guido Crepax, Dino Battaglia, Sergio Toppi e Guido Buzzelli rappresenta un po’ l’Olimpo del fumetto. Basti pensare che ha firmato, tra l’altro, anche il mitico Dylan Dog (infatti collaborò con il grande Tiziano Sclavi, creatore e sceneggiatore del famoso detective per il quale Micheluzzi disegnò un episodio nel 1988). Il noto giornalista e critico, oltre che egli stesso disegnatore, Vincenzo Mollica l’ha definito “un genio del fumetto, un maestro della letteratura disegnata”.

 

Difficile riassumere la sua enorme produzione, edita in albi e/o volumi che l’hanno resto intramontabile, seppure “fosse compresa e compressa in un arco di tempo assai limitato”, quello della sua attività, tra il 1972 – anno dell’esordio con una storia con al centro il fotoreporter che si muove ai quattro angoli del globo Johnny Focus (ripreso dieci anni dopo su “Orient Express”) scritta da Mino Milani, “Il pilota che morì due volte”, firmata con lo pseudonimo di Igor Artz Bajeff, pubblicata sul “Corriere dei Ragazzi”, – e il 1990, che ha segnato la sua prematura scomparsa. “Dall’Istria al mondo un maestro del fumetto”, sottotitola la mostra che gli dedica l’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste, ancora negli spazi espositivi di via Torino 10.

In mostra anche tavole originali

Un’occasione per recuperare la produzione di questo talentuoso umaghese e la sua figura. Per gli amanti del genere, un appuntamento imperdibile e unico, anche perché l’Irci esibisce le tavole originali del maestro (fra cui tutte le 48 relative alla prima avventura di Marcel Labrume, assieme a una scelta delle tavole “sciolte” dedicate soprattutto a insigni personaggi storici creati per “Il Giornalino”, e a due dei progetti architettonici elaborati al rientro in Italia dopo l’esperienza africana); per tutti gli altri, un’opportunità per conoscere Micheluzzi e questo tassello della grande cultura adriatica, legato alla contemporaneità e a un genere che consente di avvicinarla ai giovani.

Oggi la cerimonia d’apertura, domani porte spalancate al pubblico (con orario 10.30-12.30 e 16.30-18.30, tutti i giorni, ingresso gratuito e senza prenotazioni). Micheluzzi nasce nel 1930, quando l’Istria era ancora Italia: immerso in un’atmosfera mitteleuropea che ne formerà il carattere e metterà in risalto l’innata signorilità, figlio di un altro Attilio, marinaio nativo di Fiume, che sarebbe divenuto generale di divisione della Regia Aeronautica italiana, “si sarebbe nutrito della passione paterna per il volo e gli aerei, seguendolo nelle varie città sedi di Comando (fra cui Trieste e Gorizia), ma sempre nutrendo – per sua stessa ammissione – una qual nostalgia per il mondo della Mitteleuropa, per la cultura e lo stile di vita di un’epoca “ancora legata per l’ombelico al glorioso ‘800”, spiega l’Irci. A sette anni, racconta la sorella Annamaria, dopo aver visto la Basilica di San Pietro, disegna a memoria tutta la struttura. A diciotto anni, nel 1948, scrive e disegna una storia ancora inedita, Joe Purcell, pilota d’aereo in missione in America Latina.

Maestro di avventure

Fin da bambino Attilio junior dimostra un innato talento per il disegno. L’avventura, le vicende belliche della Prima e poi della Seconda guerra mondiale, l’attrazione per tutto ciò che concerne il volo (e le battaglie aeree) connoteranno gran parte della sua opera più matura di illustratore, anche dopo la laurea in architettura conseguita a Napoli. In Italia progetta stazioni di servizio e altre opere, ma si sente messo ai margini perché non “organico” alle varie forme di potere e così coltiva professionalmente la passione per l’illustrazione e il fumetto che da ragazzo era nata sulle pagine di Albertarelli, Molino, Caesar, Caprioli, Raymond, Caniff. Poi sceglie l’avventura, vivendo diverse esperienze professionali in Paesi africani: Senegal, Nigeria, Marocco, Tunisia, finendo per venir espulso con la famiglia dalla Libia all’avvento del regime di Gheddafi.

Ambientazioni esotiche

Rientrato in Italia, si stabilisce a Napoli con la moglie e i figli e, dagli anni Settanta, dedicandosi esclusivamente all’invenzione di straordinari “romanzi” per immagini, spesso di ambientazione esotica, inventando personaggi di grande fascino quali il reporter Johnny Focus, l’avventuriero Marcel Labrume, la nobile e audace Petra chérie – spia e avventurriera alla Mata Hari coinvolta in vicende talora inserite nel contesto fisico e storico dell’Adriatico, dei Balcani, della Turchia (la serie è vista come la risposta personale dell’autore “a un tipo femminile che andava allora di moda, sguaiato, violento, spesso poco pulito, innamorato dei collettivi… Insomma, una montagna di luoghi comuni codificati in modo talmente pesante da non poterla sopportare”) –, così come Molly Manderling, Carole Gibson, Ariane…

E ancora, intensivamente, altri protagonisti: Capitan Erik, Rosso Stenton, Clarence “Babel” Man… Dice ancora Mollica, nella prefazione a un catalogo monografico: “I personaggi di Micheluzzi sono come una calamita: ne incontri uno e vorresti conoscerli tutti. L’incanto, grazie al suo disegno limpido e superbo, sta nell’entrare in un mondo in cui ti sembra ci sia un angolino per te in ogni vignetta. È come se l’avventura umana si manifestasse per quello che è senza finzioni, con tutti i risvolti del bene e del male”.

Narratore per immagini

Una bibliografia densissima, che comprende anche storie non devolute alle testate specializzate, ma destinate alla pubblicazione in volumi monotematici (“Siberia”, “Titanic”, “Mermoz”, “Bab El Mandeb”…), tutte contraddistinte da una precisa, minuziosa conoscenza dei luoghi, della Storia e delle vicende storiche. Quindi le belle storie per la collana “Un uomo un’avventura” della Cepim, “L’uomo del Tanganyka” e “L’uomo del Khyber”, le illustrazioni per “Il Giornalino” e altre riviste. Per arrivare all’ultimo racconto, “Afghanistan”, amaro e triste, nel quale si disegna anziano e stanco con la didascalia: “Ed io ancora qui a raccontare queste orribili storie fino a quando qualcuno tra voi si stancherà e mitraglierà, finalmente, anche me!”.

Un classico del fumetto

Poco dopo, il 20 settembre del 1990, viene stroncato da un infarto a Napoli, appena sessantenne e all’apice di una vicenda umana e artistica che ne fa, da subito, un classico del fumetto: amato, collezionato e studiato come ben pochi altri autori. La rassegna è corredata da un video di ricostruzione biografica dell’artista e da un video in loop relativo alle copertine degli album, molti dei quali sono a loro volta in esposizione.

Da rilevare che esiste anche un premio intestato al grande autore. Ogni anno, infatti, nell’ambito della rassegna Napoli Comicon vengono assegnati i Premi Attilio Micheluzzi alle opere, sia italiane che internazionali, che si distinguono nelle varie categorie. Nel 2020, nell’ambito della XX Settimana della lingua italiana nel mondo, con tema “L’italiano tra parola e immagine: graffiti, illustrazioni, fumetti”, Micheluzzi era tornato protagonista nella sua città natale.

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