L’affascinante storia del «cibo degli dei»

Il Museo del cioccolato di Zagabria è una delle mete preferite di adulti e bambini e propone un percorso espositivo coinvolgente e saporito

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L’affascinante storia del «cibo degli dei»
Foto: Damiano Cosimo D'Ambra

Il Museo del cioccolato, sito nel centro di Zagabria, è una delle mete preferite di adulti e bambini nell’itinerario turistico gastronomico-culturale della capitale croata. All’inizio della visita delle sette sale espositive a ciascun visitatore viene consegnata un’insolita, ma gustosa guida: una scatola contenente semi di cacao, gocce di cacao e un cucchiaino di legno che verrà usato dal visitatore in due sale dotate di fontane per assaggiare vari tipi di cioccolato. L’allestimento è immerso in un intenso profumo, gradevole e avvolgente, che accompagna il visitatore per tutto il percorso espositivo.

Foto: Damiano Cosimo D’Ambra

Le origini del cacao
Nella prima sala vengono raccontate le origini del cacao e della sua pianta. I primi a scoprire e a usare il cacao furono gli Olmechi, una popolazione dell’antica civiltà precolombiana che vivevano nell’area tropicale nei territori degli stati attuali di Veracruz, sull’istmo di Tehuantepec. La civiltà olmeca fiorì durante il periodo formativo preclassico nell’era del Mesoamericano durante il periodo compreso tra il 1400 e il 400 a.C. Questo popolo antico, considerato la prima civiltà del territorio mesoamericano, era a conoscenza della pianta del cacao. Gli Olmechi, infatti, mischiavano le fave tostate del cacao all’acqua creando una bevanda dalle qualità altamente energetiche. Le fave di cacao furono le prime forme di moneta utilizzate nel baratto con altre popolazioni indigene. In seguito il cacao veniva usato dalle caste più alte della civiltà dei Maya ed era chiamato “kakaw”. Era diffusa l’usanza di bere il kakaw durante i riti religiosi o durante le feste delle classi nobiliari, come pure nei riti sacrificali durante il regno di Montezuma.

Foto: Damiano Cosimo D’Ambra

Il tesoro di Montezuma
Si crede che il famoso tesoro del re azteco Montezuma non comprendesse soltanto oro e argento, ma anche 960.000.000 fave di cacao. Gli Aztechi non coltivavano quantità significative di cacao, ma ne avevano in abbondanza perché lo raccoglievano dai territori in loro dominio. Il re Montezuma II custodiva gelosamente il suo tesoro di cacao e lo condivideva solo con una piccola cerchia di fidati guerrieri e di altri privilegiati. Nel XIV secolo d.C. il cacao era chiamato dagli Aztechi “xocoatl” o “chocolatl”.

Foto: Damiano Cosimo D’Ambra

L’arrivo in Europa
Nel 1528 la storia del cacao iniziò anche in Europa. Dopo che Cortés conquistò il Messico, portò alla corte di Carlo V una grande varietà di piante e di semi, comprese quelle del cacao, e descrisse come gli Aztechi si nutrivano di semi di cacao. Gli spagnoli in seguito cominciarono a polverizzare i semi di cacao e a mescolare la polvere con lo zucchero trasformandolo in cioccolato. Il nome della pianta del cacao fu inserita nella classificazione botanica dal naturalista svedese Carl Linnaeus come “Theobroma cacao”, termine composto da due parole di origine greca Theo (dio) e Broma (cibo) che significa “cibo degli dei”.
La pianta del genere Theobroma, originaria dell’America tropicale, raggiunge la sua piena maturità nell’ottavo anno e la mantiene per molti decenni. Fiorisce e produce i frutti tutto l’anno. Il fiore della pianta di cacao è così piccolo e delicato che viene impollinato solo dalla “Forcipomyia squamipennis” un tipo di zanzara che vive e prospera esclusivamente in zone umide fino a 20 gradi a Nord e a Sud dell’Equatore. Attualmente, il cacao è coltivato in Brasile e nei Paesi dell’America meridionale, ma anche in Africa, ossia in Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria, Camerun. Piantagioni di cacao si trovano anche in Indonesia. Sono tre le varietà di cacao: il criollo, il forastero e il trinitario. La fava di cacao più pregiata e di migliore qualità è quella del criollo, che è anche la più rara e la più costosa.

Foto: Damiano Cosimo D’Ambra

L’atmosfera dei tropici
Nelle prime due sale del Museo si assaggiano le fave di cacao dalla scatola ricevuta all’ingresso, poi si passa ad assaggiare il cacao alla stato grezzo liquido nella sua prima fase di lavorazione, mentre nelle sale seguenti si assaggiano le prime gocce di cioccolato della scatola. Si passa dalle prime due stanze discretamente illuminate da luci soffuse di color verde, quasi a creare l’atmosfera delle zone intertropicali. Si passa a visitare la sala in cui i frutti appena raccolti si aprono togliendo i semi di colore rosso-bruno.
L’allestimento comprende anche libri antichi in francese e inglese risalenti al XIX secolo che insegnano come coltivare le piante, lavorare il cacao e trasformarlo in cioccoloato. Si possono vedere anche libri di medicina che custodiscono antiche ricette di creme e altri prodotti farmaceutici utilizzati per curare varie malattie.

I libri antichi.
Foto: Damiano Cosimo D’Ambra

Una bevanda esclusiva
In Europa, il cioccolato era una bevanda esclusiva e veniva consumato alle corti e dall’aristocrazia. Le varie élite facevano a gara per creare nuove ricette e conservarne il segreto. Si crede che Cosimo III de’ Medici, granduca della Toscana, amasse il cioccolato con il gelsomino creato dal suo medico personale Francesco Redi. La ricetta fu rivelata al pubblico dopo la morte del medico e conteneva fave di cacao, fiori di gelsomino, zucchero, vaniglia, cannella e ambra grigia. La preparazione durava circa 14 giorni durante i quali venivano aggiunti e mescolati giornalmente nuovi strati di cacao e gelsomino.
L’allestimento presenta gli strumenti per la raccolta, la fermentazione, l’asciugatura, la torrefazione, la tostatura, la macinazione e altri passaggi di trasformazione dei semi di cacao in cioccolato. In sala è pure esposta una ricetta originale tedesca del XVIII secolo e gli strumenti utilizzati per tagliare il cioccolato. Esso infatti inizia a raffreddarsi e a condensarsi a una temperatura inferiore ai 28 gradi. Esposta pure una copia esclusiva di una lama a forma di ferro di cavallo in ferro battuto posta su un base in legno di noce. Nella base inferiore del supporto è presente un’apertura attraverso la quale il cioccolato è tritato finemente e spinto in un crogiolo. Questo strumento era molto popolare in Francia durante il regno di Luigi XV nel XVIII secolo. Il percorso espositivo contiene anche tazze in porcellane e ceramiche pregiate in cui i nobili nelle varie corti europee degustavano la bevanda di cioccolato. Una delle tazze esposte è in ceramica di Capodimonte, risalente alla metà del VXIII secolo e proveniente da Napoli.

I prodotti della Kraš e della Zvečevo.
Foto: Damiano Cosimo D’Ambra

La pubblicità
La sala contiene pure le prime pubblicità per il cioccolato. Queste erano legate alla musica, in quanto nelle opere liriche i librettisti e i compositori inserivano spesso il cioccolato come argomento. I compositori e le opere erano molto popolari tra la nobiltà delle corti europee, per cui alcuni produttori di cioccolato, come lo svizzero Suchard e il tedesco Stollwerck, inserivano nelle loro confezioni e pubblicità figurine di compositori e di opere celebri dell’epoca.
Nelle sale successive il visitatore può usare il cucchiaino di legno per degustare da tre fontane vari tipi di cioccolato tra cui quello scuro, con il 75 p.c. di cacao, il cioccolato al latte e quello bianco. Si possono osservare le varie trasformazioni del cioccolato nel tempo e le varietà presenti in commercio sino ad oggi, la pubblicità delle tradizionali aziende artigianali europee e statunitensi come Lindt, Ferrero, Côte D’Or, Kinder, M&M’s, Nestlé, Hershey, van Houten, Jean Galler, Godiva chocolates, Cadbury, Suchard, Kraš, Zvečevo e tante altre. Va ricordato che il cioccolato alla nocciola è stato inventato dai cioccolatieri italiani. Sono esposte in bacheche collezioni di figurine di contenitori di latta, di tazze e di altri prodotti legati al mondo del cioccolato che ricordano l’infanzia delle generazioni passate, ma anche locandine che pubblicizzano aziende artigianali che lavoravano il cioccolato.

Le pubblicità.
Foto: Damiano Cosimo D’Ambra

Il cioccolato fiumano Elefant
Molto particolare è la pubblicità del cioccolato Elefant, prodotto a Fiume. La fabbrica fiumana del cioccolato fu fondata nel 1896. Il cacao usato per la produzione veniva importato dai Paesi produttori e a Fiume veniva mescolato allo zucchero e al latte. La fabbrica produceva anche cacao in polvere per dolci e bevande. Dal 1919 al 1944 la fabbrica, passata a nuovi proprietari, produceva il cioccolato Gerbaud. Tantissimi sono i prodotti esposti e le sue pubblicità che, a seconda della generazione alla quale appartiene, destano nel visitatore dei piacevoli ricordi.

La locandina della fabbrica fiumana Elefant.
Foto: Damiano Cosimo D’Ambra

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