La raffinatezza di Karita Mattila

La carismatica primadonna finlandese ha offerto al pubblico uno degli apici musicali e culturali previsti nel programma di Fiume Capitale europea della Cultura, sotto la prestigiosa bacchetta del M.o Ville Matvejeff, con l’Orchestra Sinfonica del Teatro fiumano

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La raffinatezza di Karita Mattila

È stato sicuramente uno degli apici musicali e culturali previsti nel programma di Fiume Capitale europea della Cultura 2020, che ha visto protagonista la carismatica primadonna finlandese di reputazione internazionale, Karita Mattila. Il concerto ha avuto luogo venerdì scorso nel Teatro di Fiume sotto la prestigiosa bacchetta del Maestro Ville Matvejeff e l’Orchestra Sinfonica del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume.

Facciamo notare che il raffinato e vario programma ha compreso alcune delle gemme più belle della lirica di autori quali Jean Sibelius, Dvorak, Puccini e Wagner, assaporati dal purtroppo decimato pubblico.


Rileviamo che Karita Mattila appare regolarmente nei maggiori Teatri d’opera di tutto il mondo, tra cui il Metropolitan Opera House, il Royal Opera House di Londra, il Théâtre du Châtelet, l’Opéra Bastille, la Lyric Opera di Chicago, la San Francisco Opera, la Houston Grand Opera, il Wiener Staatsoper, il Roy Thomson Hall di Toronto e il Festival di Salisburgo. Nel corso della sua carriera ha venduto oltre 150.000 album.

Una carriera invidiabile
Mattila ha vinto il primo concorso mondiale Cardiff Singer. Lo stesso anno si è laureata presso la Sibelius Academy di Helsinki, dove ha studiato canto con Liisa Linko-Malmio e ha poi proseguito gli studi con Vera Rozsa a Londra. L’artista ha avuto un particolare successo nel repertorio mozartiano; infatti è Donna Elvira in “Don Giovanni”, Ilia in “Idomeneo”, Fiordiiligi in “Così fan tutte”, Pamina in “Die Zauberflöte”, la Contessa d’Almaviva ne “Le nozze di Figaro”; nell’opera tedesca, come Agathe ne “Il franco cacciatore” diretta da Colin Davis, Eva ne “I maestri cantori di Norimberga”. Nel 1996 debutta nel ruolo di Elsa von Brabant in “Lohengrin”, in “Salomè” di Strauss; nell’opera slava, come Katerina in “Kát’a Kabanová”, Jenufa di Janaček, nella “Dama di picche”, Tatyana in “Evgenij Onegin” di Tchaikovskcon. Oltre a ciò un’”incursione” pucciniana – nel 2006 e nel 1993 è Musetta ne “La Bohème”, diretta da Daniel Oren, quindi in “Manon Lescaut”, “Tosca” – e una verdiana (nel 1990 è Amelia Grimaldi in “Simon Boccanegra”, Elisabetta nel “Don Carlos). Oltre a ciò vanta un’attività da concerto di successo.
La Mattila ha vinto il Grammy Award come “Best Recording Opera” per Die Meistersinger von Nürnberg nel 1998 e per Jenůfa di Janáček nel 2004. Nel 2001 The New York Times ha scelto Karita Mattila come miglior cantante dell’anno per la sua interpretazione nel “Fidelio” al Metropolitan Opera.

Karita Mattila

Interpretazione intensa
In base a quanto udito, i punti di forza della cantante li ravvisiamo nelle sue intense interpretazioni, nella fine cultura musicale, nella capacità di entrare nello spirito dei vari brani. Abbiamo avuto così una lirica Rusalka nell’”Inno alla luna” di Dvorak, un’allegra fanciulla nel brano di Sibelius “Flickan kom ifran sin alsklings mote”, una drammatica Manon “Sola, perduta, abbandonata”, nonostante la voce non proprio pucciniana dell’artista. Con l’aria di Elisabetta”Dich, teure halle”, dal wagneriano “Tannhauser”, Mattila si è nuovamente guadagnata i favori del pubblico, per quindi passare alla sublime Morte di Isotta “Mild und leise”, in cui l’ artista con fraseggio tornito, legato e di ampio respiro, ha intensamente vissuto questo estatico canto d’amore e di morte.

L’Orchestra sinfonica ai cenni del M.o Matvejeff ha assolto onorevolmente il suo compito con l’esecuzione delle ouverture di Sibelius della “Figlia di Pohjolan”, di Dvorak dalla “Rusalka” e l’intermezzo dalla “Manon Lescaut”, la cui sostanza musicale-emozionale, la raffinatezza degli impasti timbrici e dell’elegante fraseggio sono emersi in buona misura.

Wagner, nell’ampia ouverture del “Tanhauser”, uno dei più ampi e perfetti affreschi sinfonici del genio tedesco, è uscito nel suo largo respiro, nelle gradazioni contenutistiche, suggellando il tutto con il possente coro (ottoni) dei pellegrini. Raffinatissimo e pregno di metafisica tensione lirica è stato il lungo Preludio del “Tristano e Isotta” espresso dalla sapiente e ispirata bacchetta di Matvejeff.
Applausi prolungati e un pezzo fuori programma.

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