La Ragusa (Dubrovnik) di Egon Hreljanović

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La Ragusa (Dubrovnik) di Egon Hreljanović

Nella galleria “Juraj Klović” di Fiume è allestita fino all’8 febbraio la mostra “Živjeti Grad (fotozapisi iz Dubrovnika)” (Vivere la Città (annotazioni fotografiche di Dubrovnik)) del fotografo fiumano Egon Hreljanović, che propone più di cento fotografie sia in bianco e nero che a colori.

A salutare i presenti alla cerimonia d’inaugurazione della mostra è stato il presidente della sezione fiumana dell’Associazione nazionale degli Artisti visivi (HDLU), Damir Šegota, il quale si è detto compiaciuto di poter presentare l’esposizione del bardo della fotografia Egon Hreljanović.

Come rilevato dalla storica dell’arte Jasna Rodin, Egon Hreljanović ha appreso le prime nozioni di fotografia da suo padre Viktor, dopodiché ha iniziato a occuparsi di fotografia come membro del Circolo fotografico Color, mentre la prima mostra alla quale si è presentato risale al 1969. “Nel corso degli anni, Hreljanović ha partecipato a numerose mostre collettive e personali: ne conta più di 130 – ha precisato Jasna Rodin –. Nel corso dei decenni è sempre riuscito a sorprenderci e lo ha fatto anche questa volta con il soggetto prescelto: al centro dell’attenzione sono le persone, che nei suoi cicli precedenti ha sempre cercato di evitare. Questa mostra, anche se è incentrata sulla città, si basa sulle persone. Negli ultimi anni, Hreljanović trascorre i mesi estivi a Ragusa (Dubrovnik), dove, nell’atmosfera rilassata della città vecchia, fotografa i turisti, i passanti, i lavoratori e i visitatori. Fotografandoli, ci offre anche un’immagine della città, l’atmosfera e la ricchezza dei motivi”, ha rilevato Rodin, aggiungendo che la mostra è suddivisa in due parti, mentre non è necessario soffermarsi sulla qualità dei lavori: ciascuno è caratterizzato da un approccio sciolto alla materia e una completa dedizione a questa arte. “Osservando con attenzione ciascuno scatto, possiamo capire che l’autore non ci trasmette soltanto i motivi e i volti scelti, bensì che la realtà rappresentata è libera, illimitata, sostenuta da rapporti surreali e poetici degli elementi. Come una conversazione, le immagini descrivono e creano l’atmosfera all’interno della quale lo spazio respira e irradia riempendo i nostri sensi di fervore e calma. La rapidità dello scatto, senza troppe riflessioni sull’inquadratura, è una testimonianza della ricca esperienza dell’autore, del suo occhio attento e raffinato che reagisce nella frazione di un secondo dando vita alla magia. Queste non sono fotografie di studio, bensì spontanee annotazioni di scene nelle quali viene evocata l’epoca moderna, in quanto l’artista sceglie i suoi soggetti utilizzando con maestria la sua macchina fotografica, in qualche modo unito nel dialogo con le persone che ritrae”, ha proseguito Jasna Rodin, stando alla quale nei lavori in bianco e nero l’autore fa uso della maestosa cornice dell’architettura, ma anche qui l’essere umano è in primo piano. “I diversi strati di significato che troviamo nelle sue fotografie dimostrano la sua contemporaneità e apertura verso le novità, spiega le diverse prospettive nelle quali vengono accolte le differenze e nelle quali vengono aperte le porte a una nuova realtà, nella quale viene rappresentato il mondo e la bellezza dell’attimo colto”, ha concluso la storica dell’arte.

Ai presenti si è quindi rivolto Egon Hreljanović, il quale ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della mostra.

In un breve colloquio, il fotografo ci ha riferito che questa è la quindicesima mostra personale che ha allestito nel corso della sua carriera. “I miei soggetti preferiti erano finora costruzioni di vario tipo e forme geometriche, quindi composizioni che potremmo definire astratte, ma ultimamente, trovandomi a Ragusa d’estate, mi sembrava un peccato lasciar passare tutta la gente che giunge in città vecchia senza documentarla – ci ha spiegato –. A Ragusa, come sappiamo, giungono persone da tutto il mondo. Le fotografie che troviamo nei cataloghi e nelle pubblicità, che si concentrano sulle bellezze architettoniche e naturali della città, sono già note e ormai trite e ritrite, per cui mi sembrava più interessante fotografare le persone. Questa è sempre una bella esperienza perché qui si riesce a cogliere anche l’atmosfera e l’ambiente, la moda del momento, il trucco in voga. Infatti, un giorno tutto questo cambierà, come è cambiata la moda nei decenni precedenti, per cui queste foto sono un documento della nostra epoca. La mostra comprende più di cento foto, di cui una parte sono scatti in bianco e nero e l’altra quelli a colori. Siccome sono nato in uno studio fotografico bianco e nero, sento ancora sempre la fotografia in bianco e nero. Nei miei cicli precedenti evitavo di fotografare le persone, in quanto si presentavano come un elemento di disturbo nelle mie composizioni. Con il tempo ho capito che in uno scatto sono le persone a dare vita all’immagine”.

Perché le fotografie in bianco e nero sono così affascinanti, addirittura quando ritraggono soggetti banali? “Sono affascinanti perché sono molto più calme di quelle a colori, nelle quali si può sconfinare anche nel pessimo gusto. Mi sono sentito sempre più un fotografo in bianco e nero e mai avrei pensato di passare a scattare immagini a colori, ma nel frattempo mi sono ricreduto”, ha sottolineato, soffermandosi quindi sulla fotografia digitale che “è la più bella cosa che ci è accaduta nel campo della fotografia, in quanto ha reso tutto più facile e non richiede più un’attrezzatura, uno spazio particolare e altri investimenti. Basta soltanto un computer, che oggigiorno possiedono praticamente tutti. È molto più comodo occuparsi di fotografia”.

Per quanto riguarda i prossimi progetti, Egon Hreljanović ci ha riferito che, siccome ha scattato circa mille fotografie di persone, la sua idea è allestire una nuova mostra sul medesimo tema a Ragusa, nella galleria Sponza. “Per realizzare questo progetto dovrò, però, attendere alcuni anni, in quanto quella galleria ha una lista d’attesa lunghissima”, ha osservato, al che gli abbiamo chiesto se pensa di realizzare un progetto fotografico simile anche a Fiume. “A Fiume non lo potrei fare, in quanto qui le strade e gli ambienti in centro città non sono mai così affollati, le persone sono molto più sparse, per cui non potrei fare la stessa cosa anche in questa città”, ha concluso Egon Hreljanović.

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