Italo Svevo e la comicità tinta di tragico

23ª Settimana della lingua italiana nel mondo Il prof. Elvio Guagnini ha tenuto una lezione sul letterato triestino alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume

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Italo Svevo e la comicità tinta di tragico
Elvio Guagnini e Corinna Gerbaz Giuliano. Foto: RONI BRMALJ

Si è tenuta alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume la lezione “Svevo, il comico. ‘La coscienza di Zeno” del professor Elvio Guagnini, la quale si inserisce nel programma della 23.esima Settimana della lingua italiana nel mondo. A dare il benvenuto ai numerosi studenti e alle autorità presenti in aula è stata la capodipartimento di Italianistica, Corinna Gerbaz Giuliano, la quale ha salutato in particolar modo il console generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini, la direttrice dell’EDIT, Christiana Babić, la direttrice della scuola elementare “Gelsi”, nonché rappresentante della Comunità degli Italiani di Fiume, Gloria Tijan, il direttore della scuola elementare “Belvedere”, Denis Stefan, nonché il vicepreside della Facoltà, Luca Malatesti.

L’importanza della lingua italiana
“Il tema dell’edizione di quest’anno della Settimana della lingua italiana nel mondo è ‘L’italiano e la sostenibilità – ha spiegato Gerbaz Giuliano –. L’ evento odierno è organizzato dal Dipartimento di Italianistica, dal Consolato Generale d’Italia a Fiume, dalla sezione fiumana della Società Dante Alighieri e dall’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, con l’alto patronato del Presidente della Repubblica. Il vero protagonista del nostro incontro è Elvio Guagnini, professore emerito dell’Università degli Studi di Trieste, che per molti di noi, che siamo stati suoi studenti all’Università di Trieste, è una figura importante e dalla ricca produzione scientifica. Voglio ricordare anche che quest’anno ricorrono i cent’anni della pubblicazione de ‘La coscienza di Zeno’, e dunque la lezione si inserisce nelle celebrazioni”.
Il vicepreside Luca Malatesti si è rivolto brevemente ai presenti per sottolineare che l’italiano è soltanto uno strumento che usiamo per dare vita a due prodotti ben più importanti, la cultura e la letteratura.
Il console generale, Davide Bradanini, ha preso la parola per ringraziare il Dipartimento di Italianistica perché ogni anno propone con creatività uno o più eventi in occasione di questa importante rassegna per noi italiani e lo fa con dedizione e impegno.
“Oggi parliamo di Svevo – ha aggiunto il console –, ieri a Pola di Pasolini adriatico. È difficile trovare temi accattivanti perché il Quarnero e l’Istria sono un territorio speciale, molto caro agli italiani, molto vicino anche geograficamente all’Italia. Insieme a Capodistria il Consolato fiumano è l’unica sede in una città appartenuta all’Italia. Quindi occorre presentare contenuti culturali sofisticati, non solo parlare dei temi più noti come moda o design, ma andare in profondità. La Settimana della lingua italiana è un’occasione per collaborare con enti del territorio e lanciare numerose iniziative diverse, dal fumetto a teatro o letteratura. Sono felice di assistere a questa lezione anche perché il mio secondo figlio si chiama Zeno”, ha concluso Bradanini.

Una fama tardiva
Elvio Guagnini ha iniziato la sua lezione spiegando che Italo Svevo (1861-1928) in vita aveva avuto poca fortuna, era sottovalutato come scrittore, ma guardato con interesse a Trieste per le attività commerciali. Conquista la fama di scrittore solo dopo la pubblicazione del terzo libro, “La coscienza di Zeno” e grazie ad altri intellettuali come Eugenio Montale, James Joyce e Bobbi Bazlen.
“Il suo talento letterario era talmente ignorato, sia dai lettori che dalla critica, che Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz, si finanzia i propri libri e muore quando è in fase di realizzazione il quarto – ha spiegato il docente –. Anche se il suo capolavoro è ‘La coscienza di Zeno’, reputo che le prime due opere, ‘Una vita’ e ‘Senilità’ siano importanti da leggere. ‘La coscienza’ è comunque un salto rispetto alle precedenti perché esce a molta distanza dal secondo romanzo, dopo la pubblicazione del quale l’autore decide ufficialmente di non scrivere più. Nel diario scrive nel 1902 di voler abbandonare quella ‘dannosa cosa che si chiama letteratura’. In realtà continua a scrivere commenti, racconti, appunti privati, ma riprenderà l’esercizio letterario solo nel primo dopoguerra cominciando nel 1919 ‘La coscienza’”.

Un’opera innovativa
Guagnini ha spiegato che “La coscienza di Zeno” è un’opera fortemente innovativa da molti punti di vista, come ad esempio da quello della struttura (definito anche antiromanzo, mentre il protagonista è definito dalla critica un antieroe), della cultura (paragonate le biblioteche di Ettore Schmitz, Italo Svevo o Zeno) e del finale (una catastrofe, fine del mondo).
Sono innovativi anche i rapporti con Freud, Schopenhauer o Nietzsche.
Il padre della psicanalisi, Sigmund Freud, offre all’autore degli spunti preziosi per le parti più umoristiche del suo romanzo più riuscito. Guagnini ha menzionato pure il fiumano Paolo Santarcangeli che ha scritto “Homo ridens, storia del comico” (1989 a Firenze). Santarcangeli spiega che il concetto di comico può servire a mettere insieme tanti elementi diversi e che in epoca moderna è stata superata la distinzione letteraria e teatrale classica tra tragico, comico ed elegiaco. L’approccio di Svevo è stato ripreso da Umberto Eco, il quale spiega che la nostra attenzione sul tragico (il dominio del dover essere rispetto al destino) e sul comico (luogo del vario e dell’imprevedibile) è sulla lunghezza d’onda di Svevo.
“Svevo si è dedicato al comico anche in altre opere, come nel racconto ‘Una lotta’ (1888), prima opera in stampa di Svevo – ha continuato il professore –. Racconta la disfida di un letterato contro uno sportivo. Entrambi si innamorano di una donna, ma lo sportivo vince e il letterato la prende male e riesce a dare la colpa, in maniera molto umoristica agli altri. Nel racconto ‘Vino generoso’ (1914-24) si parla di un vecchio che beve parecchio al matrimonio della figlia e parla nel sonno dicendo delle cose molto brutte sul suo conto, ma che vengono fraintese. In questo casi il comico è fondato sull’equivoco e comprendiamo che in superficie è possibile ridere, ma nel profondo gli eventi sono tragici. Conta il punto di vista. Ride il lettore, ma potrebbe pentirsene quando capirà che si parla anche di lui. In ‘Una burla riuscita’ (1926) Svevo racconta la storia di un letterato a cui viene fatto uno scherzo. Gli viene detto che un suo libro verrà tradotto in tedesco. Per una fortunata serie di circostanze finisce che lui ci guadagna”.

L’autore e la risata pronta
Una parte sicuramente interessante riguarda le testimonianze della figlia di Italo Svevo, Letizia, che ha ricordato che il padre è sempre stato un buontempone e anche la nascita di Zeno, il personaggio del suo libro, è stata accompagnata dal buonumore. Zeno e lo stile comico nascono insieme. Letizia ha raccontato anche che il padre leggeva dei passi de “La coscienza di Zeno” alla famiglia e ogni tanto si fermava per commentare: “Fioi mii, che rider!”
Nel 1923 sul “Resto del Carlino”, si diceva che è un romanzo paradossale, l’ironia e l’umorismo sono i caratteri di spicco di questo libro. Il padre della psicoanalisi italiana, Cesare Musatti, dopo aver letto il libro ha dichiarato che Svevo fa uso di un umorismo sorretto da psicologia sottile e acuta ma priva di componenti psicoanalitici in senso stretto.
“Zeno riesce a suscitare nel lettore simpatia nonostante le caratteristiche negative proprio per l’impostazione umoristica della narrazione – ha illustrato Guagnini –. Se uno è consapevole della propria miseria si eleva sopra le sue magagne e il lettore solidarizza e si identifica perché le debolezze di lui sono le debolezze di tutti. Questo romanzo è, dunque, un libro che sembra semplice ma più viene letto più rivela cose nuove e in questo senso lo potremmo definire un classico”. Nell’ultima parte della lezione Guagnini si è soffermato sulla scelta del titolo, che poteva fare riferimento al tedesco nel senso di essere coscienti o come realtà psicologica, oppure una presa di coscienza e accesso alla coscienza, ma ha parlato pure del rapporto ambiguo di Svevo con la psicoanalisi.

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