Intervista a Pupo. La vita che supera ogni romanzo

Al Teatro «Antonio Coslovich» di Umago avrà luogo domani alle ore 20 il concerto del celebre cantante e autore italiano Enzo Ghinazzi, in arte Pupo

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Intervista a Pupo. La vita che supera ogni romanzo
Pupo. Foto: Angelo Trani

È tutto pronto per il concerto di Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, domani sera nella grande sala teatrale “Antonio Coslovich” di Umago. Da diversi giorni, ormai, i biglietti non ci sono più, il che denota l’enorme interesse per questo speciale appuntamento. Pupo, nato a Ponticino, in provincia di Arezzo, l’11 settembre 1955, è un cantautore e conduttore televisivo italiano, attivo dalla metà degli anni Settanta a oggi. Il pubblico lo conosce principalmente per aver interpretato e scritto alcuni successi internazionali come “Gelato al cioccolato”, “Su di noi”, “Forse”, “Un amore grande” e “Sarà perché ti amo”, scritta per i Ricchi e Poveri con cui parteciparono al Festival di Sanremo 1981. In una breve intervista, il cantante ci ha raccontato la sua carriera, ma ci ha rivelato anche dei dettagli dello spettacolo che ci aspetta a Umago.
Come mai ha deciso di intraprendere la carriera musicale?
“Nella mia famiglia l’hobby della musica e dello spettacolo era abbastanza coltivato. Avevo persino uno zio, fratello di mia mamma, che era professionista di sassofono e clarinetto e suonava in giro per l’Europa. Quindi credo di portare nel DNA questa propensione, anche se non pensavo che avrei fatto questa strada. Da ragazzo ho fatto tre anni di liceo scientifico, ma poi ho lasciato la scuola e ho cominciato a fare qualche lavoretto, suonando contemporaneamente in un complessino. Non ho mai pensato di diventare un cantante famoso, non c’era quel ‘sacro fuoco’ che molti dicono colpisca le persone più appassionate. Io ero una persona abbastanza passiva, però la mia fortuna è stata essere amico d’infanzia di Giuseppe Tinti, che invece era convinto che io fossi un fenomeno perché suonavo la chitarra e scrivevo le mie canzoni. Io, però, lo facevo per fare colpo sulle donne, non per diventare famoso. Sin da ragazzino ho avuto la passione per il gentil sesso e facevo di tutto per mettermi in mostra. Ho cominciato, dunque, per gioco e questo mio amico un giorno a metà degli anni Settanta mi costrinse a rispondere a un annuncio di un giornale che all’epoca si chiamava ‘Ciao 2001’ e in questo annuncio si invitavano i giovani cantautori a presentarsi in Piazza della Repubblica a Milano, dove stava nascendo una nuova casa discografica che si chiamava ‘Baby records’. Io malvolentieri, perché nel frattempo avevo trovato un lavoretto e mi ero dovuto sposare perché la mia fidanzata era rimasta incinta, seguii il mio amico e questa fu la mia fortuna. La ‘Baby records’, fondata da un certo Freddy Naggiar, ha creduto in me e il resto è storia”.
Quindi è stata la «Baby Records» a lanciarla?
“Sì, ora non esiste più, ma è stata una casa discografica innovativa che ha lanciato anche i Ricchi e Poveri, Al Bano e Romina Power, D. D. Sound, La Bionda, Rondò Veneziano e tutta la musica dance degli anni Ottanta”.
A proposito di Ricchi e Poveri, lei a parte aver cantato molti brani di successo, ha anche scritto canzoni per gli altri…
“È un piacere quando una mia canzone diventa un successo mondiale, com’è stato per ‘Sarà perché ti amo’. Io ho sempre scritto le mie canzoni parlando delle mie esperienze ed emozioni e anche quando le hanno cantate gli altri per me è sempre un piacere. Devo dire la verità, quando ho scritto ‘Sarà perché ti amo’ per i Ricchi e Poveri non avrei mai creduto che avrebbe avuto un successo planetario. Sennò l’avrei cantata io! (risata)”
Tra i suoi campi d’interesse c’è anche la letteratura. Ha scritto due romanzi autobiografici e persino un romanzo noir. Come mai ha deciso di raccontarsi nella parola scritta e da dove è scaturito l’interesse per il genere poliziesco?
“Scrivere è sempre stata la mia passione. Da quando avevo 22 anni scrivo tutte le settimane una rubrica intitolata ‘Dolce e un po’ salato’, titolo ispirato a un verso della mia canzone ‘Gelato al cioccolato’, e che viene pubblicata su ‘Il Giorno’, ‘Il Resto del Carlino’ e ‘La Nazione’. Quindi la passione per la scrittura ce l’ho da sempre, ma mi piace molto anche leggere. Raccontare la mia vita è stato abbastanza semplice perché la mia vita a volte ha superato il romanzo, ma anche nel romanzo noir ho preso ispirazione da fatti che mi sono accaduti. Chiaramente, li ho un po’ enfatizzati e romanzati, ma non è stato difficile, anche perché per me scrivere è abbastanza naturale. Nella stesura del romanzo ho scritto ben 400 pagine perché mi alzavo la mattina alle quattro e lavoravo fino a mezzogiorno. Poi l’editore ha dovuto fare un’asciugatura pazzesca ed è venuto fuori il libro che ora è in vendita. Adesso sto pensando seriamente di scrivere un quarto libro, sempre prendendo spunto da ciò che mi capita nella vita, perché di spunti ce ne ho tanti. Ad esempio, sono appena tornato dalla Russia dopo aver fatto un tour di quindici giorni, molto bello e interessante, e solo di questo viaggio potrei scrivere tantissime cose”.
È molto famoso in Russia. A che cosa è dovuta questa popolarità?
“Diciamo che la musica va oltre la comprensione della lingua e se chi non capisce la lingua non comprasse le canzoni, la musica americana cadrebbe in rovina. La maggior parte degli italiani non sa cosa dicono le canzoni in inglese. Già dalla fine degli anni Settanta ho curato quel mercato. Non sono mai andato in Sudamerica, pur avendo avuto tante richieste, perché sono affascinato e attratto dalla cultura russa, già dai tempi dell’ex Unione Sovietica. Ci andavo in vacanza a fine anni Settanta, quando la gente andava alle Maldive e alle Seychelles. Io andavo a Mosca e a Leningrado (oggi San Pietroburgo) a visitare i musei e persino a Yekaterinburg, la città degli ultimi zar di Russia. È una passione che poi è stata percepita e contraccambiata dal pubblico, che però ama un certo tipo di musica italiana, che è quella mia, quella di Toto Cutugno, di Adriano Celentano, di Al Bano”.
Cosa possiamo aspettarci dal concerto di sabato a Umago?
“Ho cantato tante volte in Croazia e sono già stato a Umago dove ho fatto degli spettacoli particolari nei casinò, come pure in Slovenia e in tutte le zone dove in qualche modo la Comunità Nazionale Italiana autoctona è ancora viva e resiste. Lo spettacolo come quello che farò, invece, sabato al Teatro ‘Antonio Coslovich’ è di carattere diverso. È da tanto tempo che non tornavo con un racconto e porto con me tutti i miei musicisti e il mio staff. È quello che sta facendo un po’ in tutta Europa e quindi è un appuntamento importante. In questo contesto vorrei ringraziare Fabrizio Somma, dell’Università Popolare di Trieste, perché questa iniziativa è un po’ a difesa della musica e della cultura popolare italiana in un evento annuale che è diventato un po’ un evento fisso, un appuntamento con la canzone italiana. Il mio non sarà solamente uno spettacolo musicale, ma anche un supporto a quegli italiani che hanno deciso di rimanere in Istria, Slovenia e Croazia. La storia la conosciamo, la conosco anch’io, e non è una storia semplice. È una storia di scelte difficili e per questo il mio spettacolo, nel quale racconto la mia storia, assume un significato diverso dagli altri che ho fatto magari in qualche posto diverso e che aveva piuttosto un carattere d’intrattenimento, come erano quelli nei casinò”.
Possiamo dire che a Umago si racconterà al pubblico?
“Esattamente. La mia storia sarà a metà fra la musica e il racconto. Ci saranno anche video, filmati, fotografie che comporranno uno spettacolo strutturato, che finora ha avuto un successo strepitoso e inaspettato ovunque lo abbia portato. Il fatto di poterlo presentare a Umago, appunto, mi rende molto felice, ma mi rammarico del fatto che più di duecento persone sono rimaste senza biglietto, nonostante sia stato scelto il Teatro più grande a disposizione”.

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