Il «Vespro della Beata Vergine» come una macchina del tempo

Serata particolare all’«Ivan de Zajc» di Fiume per l’opera di Claudio Monteverdi, con la partecipazione del Coro della Radiotelevisione croata e dell’ensemble «Concerto dei venti», guidati con autorevolezza e precisione da Tomislav Fačini

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Il «Vespro della Beata Vergine» come una macchina del tempo

Il “Vespro della Beata Vergine” di Claudio Monteverdi, comunemente noto come il “Vespro”, è una delle opere più importanti e influenti del periodo barocco. L’opera viene raramente eseguita in Croazia, ancor meno con strumenti storici autentici come quelli utilizzati dall’ensemble “Concerto dei venti”, noto per il suo impegno nell’esecuzione storica del repertorio del Rinascimento e del primo Barocco. Il pubblico dello “Zajc” può pertanto dichiararsi privilegiato per aver potuto assistere a quest’opera e per aver potuto compiere un tuffo nel passato di oltre quattrocento anni. Questa “macchina del tempo”, guidata con autorevolezza e precisione da Tomislav Fačini, era composta dal Coro della Radiotelevisione croata (23 elementi) e dall’ensemble “Concerto dei venti” – diventato poi “Concerto dei dodici”, tanti erano gli esecutori coinvolti –, un’orchestra la cui base sono gli strumenti a fiato, come il cornetto, strumento principe del Rinascimento, e il trombone barocco, che forniscono un’armoniosa integrazione alle voci umane. Istruiti presso la Hochschule für Künste di Brema, i membri dell’ensemble – specializzato nella musica antica (Rinascimento e Barocco) – vantano già collaborazioni apprezzate con il maestro Tomislav Fačini e il Coro della HRT.

Un posto nella storia
Apparso per le stampe nel 1610, il “Vespro” venne pubblicato assieme alla Messa a sei voci “In Illo tempore”, costruita su un mottetto di Nicolas Gombert. Più di quattrocento anni dopo la sua pubblicazione, risulta ancora difficile comprendere le intenzioni precise che mossero Monteverdi alla composizione di un lavoro così monumentale, un “mistero” che tutt’oggi viene discusso dai musicologi. Spesso la si è intesa come composizione per l’Annunciazione, anche se la presenza dell’Alleluia confuta questa ipotesi. Altre possibili solennità mariane per le quali potrebbe essere stata composta sono la Visitazione e l’Assunzione, ma non sono da escludere nemmeno altre solennità dedicate alla Vergine.
Il lavoro di Monteverdi, che ebbe per i vari pezzi un approccio unitario, guadagnò all’opera un posto nella storia della musica. L’opera non ha soltanto un valore intimistico, per i suoi momenti di preghiera, ma incorpora nel suo tessuto musica profana in un lavoro chiaramente dedicato a una funzione religiosa. Esso comprende diverse forme compositive che vanno dalla sonata al mottetto all’inno al salmo, senza peraltro perdere di vista il tema religioso dell’opera. Il Vespro raggiunge un’unità di scrittura costruita sul canto piano del gregoriano, che diventa un cantus firmus nell’opera monteverdiana.
Il “Vespro” è stato composto durante un periodo di transizione tra la musica rinascimentale e quella barocca e qui Monteverdi ha sperimentato e incorporato nuove tecniche e stili musicali emergenti. L’opera è concepita come una raccolta di brani musicali liturgici, tra cui salmi, inni e antifone, utilizzati tradizionalmente nei Vespri della Chiesa Cattolica. Monteverdi ha combinato elementi polifonici rinascimentali con nuove espressioni barocche. Non si può non notare l’approccio eclettico nella composizione del “Vespro”, che incorpora elementi sia della vecchia tradizione polifonica, sia delle nuove espressioni barocche, come il recitativo e l’aria. L’opera è famosa anche per le sue innovative armonie, che spesso sfidano le regole tradizionali. Monteverdi ha introdotto progressioni armoniche audaci e colori cromatici che hanno anticipato lo stile barocco.

Coro, esecuzione non troppo maestosa
Il “Vespro” prevede l’uso di coro, solisti e orchestra. Monteverdi ha sfruttato appieno le possibilità sonore del coro, creando effetti straordinari attraverso l’alternanza di gruppi corali e solisti. Il Vespro è un lavoro monumentale proprio perché scritto per un grande coro che possa in alcuni movimenti coprire dieci parti vocali e che, nel corso dell’opera, si scomponga in cori separati mentre accompagna ben sette differenti solisti. L’esecuzione del Coro della Radiotelevisione croata, con i solisti Monika Cerovčec, Daniela Perosa, Martina Borse, Martin Logar, Siniša Galović, Mislav Lucić, Tomislav Meštrić e Vjekoslav Hudeček, non ci è sembrata maestosa come avremmo immaginato, considerate le peculiarità dell’opera monteverdiana.
Le parti strumentali sono state scritte inizialmente per violino e cornetto, mentre la composizione del ripieno non è specificata dall’autore. Altrettanto non sono specificate le parti di canto piano e antifona da inserire fra i salmi, né il conclusivo Magnificat. Questo fa sì che gli esecutori modifichino l’opera a seconda dell’organico che hanno a disposizione. Il coro svolge comunque un ruolo cruciale e Monteverdi lo utilizza per creare effetti drammatici, contrasti dinamici e atmosfera spirituale. Le parti corali hanno ipnotizzato il pubblico, spaziando da maestose a intime e già di per sé la musica di Monteverdi nel “Vespro” riflette una profonda spiritualità. La bellezza e l’espressività della musica si uniscono per creare un’opera che va oltre il suo scopo liturgico originale. Può essere considerata senza ombra di dubbio un’opera maestosa, che ha lasciato un’impronta duratura sulla storia della musica sacra. La sua combinazione di innovazione musicale e profonda spiritualità continua a renderlo un capolavoro ammirato e studiato ancora oggi.

Una «fiera» di strumenti antichi
Ascoltare il “Vespro della Beata Vergine” di Monteverdi è stata comunque per tutti quelli che domenica sera hanno raggiunto l’”Ivan de Zajc” – c’erano diversi posti vuoti – un’esperienza ricca e coinvolgente, avendo potuto percepire dal vivo come Monteverdi abbia saputo adottare una vasta gamma di stili musicali, dalla polifonia rinascimentale al nuovo stile barocco. Andavano ascoltate con attenzione le variazioni di stile nei diversi movimenti e l’abilità di Monteverdi nel combinare elementi tradizionali con innovazioni più moderne. Essendo il “Vespro” basato su testi liturgici, era interessante notare come Monteverdi interpreti ed enfatizzi le parole attraverso la musica. La connessione tra testo e musica è essenziale in quest’opera. Come dicevamo, Monteverdi è noto anche per l’uso innovativo del recitativo, uno stile di canto che si avvicina al parlato. Il recitativo è utilizzato per narrare la storia e per esprimere emozioni più dirette rispetto ai pezzi corali.
Un ruolo importante lo hanno svolto senza dubbio anche i “Concerto dei venti”. Seppure in formazione ridotta, hanno presentato strumenti che raramente possono essere visti e uditi, come ad esempio la lira da gamba, chiamata anche lirone, lirone perfetto o arciviola da lira, strumento ad arco diffuso soprattutto in Italia tra il 1500 e il 1700, parente della lira da braccio, e utilizzato principalmente come accompagnamento per la voce. Interessanti anche il cornetto – strumento della famiglia degli aerofoni, di forma ricurva e di sezione conica internamente, ma esternamente profilato a forma ottagonale, impiegato dal Medioevo fino al periodo tardo barocco –, i tromboni barocchi e la tiorba, strumento a corde pizzicate della famiglia dei liuti. Presenti nell’orchestra anche i violini, la viola, la viola da gamba e, naturalmente, l’organo.

Esperienza musicale appagante
Gli strumenti hanno interagito molto bene con le voci, creando sfumature timbriche ed enfatizzando ulteriormente i passaggi più significativi. Monteverdi utilizza infatti dinamiche contrastanti per creare tensione e rilascio, passando da sezioni potenti ed energiche a momenti di intimità e riflessione, introducendo, inoltre, armonie audaci e cromatiche. Sono proprio queste scelte armoniche a contribuire alla bellezza e all’intensità emotiva dell’opera. Nonostante la diversità di stili e forme, il “Vespro” è un’opera, diciamo così, coesa, coesione creata attraverso la ricorrenza di temi e l’uso sapiente di motivi musicali ricorrenti. L’obiettivo principale di Monteverdi era quello di trasmettere un profondo significato spirituale, obiettivo raggiunto dalla musica, che crea un’atmosfera di sacralità.
Ascoltando quest’opera bisognava fare attenzione anche alle emozioni personali.
La bellezza della musica di Monteverdi è che può essere interpretata in modi diversi da diverse persone. L’ascolto attento del “Vespro” può rivelare strati di significato e bellezza, offrendo un’esperienza musicale profonda e appagante. A giudicare dall’applauso finale del pubblico, l’obiettivo è stato raggiunto, anche se, lo ripetiamo, dal coro ci saremmo aspettati un’esecuzione più monteverdiana, ossia più imponente e maestosa.

La tiorba
Il cornetto
Il trombone barocco

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