Il tenore dei tenori onorato con un emozionante concerto

Alla Scena estiva di Abbazia si è tenuto il concerto-spettacolo che ha raccontato la vita di Enrico Caruso

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Il tenore dei tenori onorato con un emozionante concerto

FIUME | È stato un emozionante omaggio al tenore dei tenori il concerto-spettacolo “Enrico Caruso: La leggenda di una voce” presentato martedì sera alla Scena estiva di Abbazia grazie alla collaborazione tra il Consolato Generale d’Italia a Fiume e il Festival Opatija. Un’occasione per rivivere la sua vita attraverso l’interpretazione di canzoni classiche napoletane e arie popolari del repertorio lirico di tradizione italiana, con cui è diventato famoso in tutto il mondo. Protagonisti dell’appuntamento che ha regalato intense emozioni sono stati l’Orchestra Internazionale di Società Filarmonia di Udine diretta dal Mº Alfredo Barchi e i cantanti di straordinarie capacità vocali, Xiqi Zhang (tenore), Marianna Prizzon (soprano) e Walter Franceschini (baritono). A raccontare l’infanzia, gli amori, le sofferenze, gli inizi e il successo internazionale di Enrico Caruso è stato l’attore Umberto Scida nel ruolo di narratore dello spettacolo.

Programma di grande attrattiva

La serata si è aperta con “Funiculì funiculà”, pietra miliare della canzone napoletana, dopodiché i solisti si sono alternati sul palco in un programma di grande attrattiva. Il tenore Xiqi Zhang si è distinto, tra le altre, in un’aria tratta dall’opera “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo, la famosissima “Vesti la giubba”, come pure in “Di quella pira”, popolare cabaletta dal “Trovatore” di Giuseppe Verdi. Marianna Prizzon ha pure interpretato una delle massime espressioni dei tempi d’oro della canzone napoletana, “‘O paese do sole” di Vincenzo D’Annibale e Libero Bovio, mentre la voce baritonale di Franceschini ha incantato i presenti con canzoni come “Core ‘ngrato” di Riccardo Cordiferro, la prima canzone napoletana di successo proveniente dagli Stati Uniti.

Il principe della lirica

Al termine del concerto abbiamo raggiunto il Mº Alfredo Barchi per alcune dichiarazioni a caldo. “Questo concerto fa parte di una tournèe dedicata al grande tenore napoletano, originario dei bassifondi della città partenopea – spiega il Mº Alfredo Barchi –. È un evento curato dell’Associazione ‘Società Filarmonia’, nell’ambito del progetto artistico ‘Il Carro di Tespi’, che si rifà alle omonime compagnie girovaghe itineranti che nell’Ottocento proponevano rappresentazioni di forte impatto emotivo per la capacità di veicolare la cultura teatrale a tutte le fasce della popolazione. Lo spettacolo ha già debuttato con due concerti al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, mentre lo scorso lunedì siamo stati a Capodistria e ora ad Abbazia abbiamo avuto la nostra seconda uscita internazionale. Pianifichiamo altri appuntamenti nel Friuli Venezia Giulia e in Veneto”.

Qual è l’importanza dell’eredità di Enrico Caruso?

“Enorme, non solo per l’Italia, ma per tutto il mondo della lirica. Oltre a essere un omaggio a Enrico Caruso è anche uno spettacolo-concerto che anticipa le celebrazioni del centenario della sua morte, che ricorre nel 2021. Abbiamo scelto di avviare le celebrazioni dedicate al tenore napoletano con largo anticipo soprattutto perché è un gesto doveroso, essendo egli stato un grande artista che ha onorato il nome dell’Italia in tutto il mondo. Caruso non viene ricordato tantissimo negli annali della storia, anche a causa del rapporto che ebbe con la sua città e il suo teatro. Si sono verificati, infatti, diversi screzi, soprattutto con la nobiltà napoletana, che spinsero Caruso a non esibirsi mai a Napoli. Nonostante tutto, ha voluto comunque morire nella sua città natale, stroncato da un’acuta polmonite a 48 anni. È sepolto vicino a Totò. Due principi, una della commedia l’altro della lirica, che meglio rappresentano la città”.

Ricordare un importante artista

Com’è stato esibirsi davanti al pubblico quarnerino, composta anche da diversi connazionali?

“Presentare il concerto-spettacolo in un contesto di concittadini italiani e croati è stato una grande soddisfazione. Il nostro scopo è sempre stato quello di portare gente nuova ad apprezzare la lirica. Molto spesso, queste persone vanno a comporre il nuovo pubblico dei teatri. Devo dire che non conoscevo bene alcune zone dell’Istria, pur vivendo da trent’anni in FVG. Però, me ne sono innamorato subito, non solo perché è vicina all’Italia, alla cui è legata da una profonda storia, ma soprattutto per il senso di tranquillità che la pervade. Credo che riportare in queste zone un po’ di musica italiana, ricordando un importante artista come lo è stato Enrico Caruso, faccia bene non solo all’anima, ma anche all’intelligenza”.

Enrico Caruso ha cantato anche a Fiume, al Teatro Comunale della città, oggi Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”. Esiste l’idea di presentarlo anche nel capoluogo quarnerino?

“So che Caruso ha cantato al Teatro fiumano diverse opere, tra cui il ‘Mefistofele’ di Arrigo Boito e ‘La bohème’ di Puccini. Penso che presentare lo spettacolo nel 2021, nel centenario della morte, proprio sul palcoscenico da dove Caruso si esibì per il pubblico fiumano, potrebbe essere una grande occasione per ricordarlo anche in queste terre”.

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