Il linguaggio della danza non conosce confini

In attesa del debutto della pièce «Laurencia» al TNC di Spalato, realizzata in coproduzione con l’«Ivan de Zajc» di Fiume dal coreografo Vakhtang Čabukiani, abbiamo incontrato tre ballerini italiani trapiantati nel capoluogo della Dalmazia centrale

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Il linguaggio della danza non conosce confini
Emanuele Sardo, Irene Tomasetti e Marco Carrer. Foto: DAMIANO COSIMO D’AMBRA

In questi giorni il TNC di Spalato sta vivendo momenti di intensa attività da parte dei ballerini solisti che stanno preparando il balletto “Laurencia”, che verrà rappresentato per la prima volta in assoluto a Spalato, domani alle ore 20. La pièce è stata creata da Vakhtang Čabukiani in coproduzione con il TNC “Ivan de Zajc” di Fiume su musiche di Alexandar Krein e sul soggetto tratto dal dramma spagnolo in tre atti “Fuente Ovejuna” di Lope de Vega. Abbiamo avuto l’occasione di incontrare tre ballerini italiani che si esibiranno sul palco spalatino e, l’autunno prossimo nel capoluogo quarnerino dove verrà presentato il balletto.

Irene Tomasetti: «qui mi trovo bene»
“Faccio parte dell’ensemble del Balletto del TNC di Spalato da circa due anni – ha spiegato Irene Tomasetti di Torino –. Prima di venire a Spalato sono stata in Romania nell’ensemble del Teatro di Costanza e a Londra. Due anni fa ho ricevuto diverse offerte di lavoro da vari teatri. Alla fine ho deciso di ballare nell’ensemble del TNC di Spalato perché il teatro presentava e offriva un lungo repertorio tradizionale per il balletto. Inoltre la Croazia è vicina all’Italia e posso tornare a casa spesso”.

In questi due anni in quali opere ha danzato? Quali l’hanno emozionato in particolare?
“Mi è piaciuto molto interpretare il ruolo di Olga nel balletto ‘Onjegin’. Ho sostituito all’ultimo momento una mia collega che si era infortunata. Ho avuto poche prove per le recite, ma malgrado la grande emozione, è stata una bellissima esperienza di cui conserverò nel futuro un bellissimo ricordo”.

Cosa pensa della città di Spalato?
“A me piace molto, specialmente d’estate cambia volto, si risveglia dal torpore invernale e diventa una città viva. Il ritmo della città di Spalato, rilassato in inverno e movimentato in estate, somiglia al ritmo di vita di Costanza. Amo molto il mare e il clima di Spalato, molto diverso dal clima della mia città di provenienza, Torino”.

Come si presenta la situazione per i ballerini in Italia?
“Purtroppo in Italia la danza non è considerata una priorità. È un vero peccato quando ti chiedono perché non balli in Italia. I teatri riservano pochi posti per i ballerini che spesso sono riservati ad allievi che frequentano le scuole dei teatri. Le offerte di lavoro sono stagionali e dunque diventano a lungo andare una grande perdita di tempo”.
Per migliorare la situazione della danza italiana che cosa si può fare?
“Aprire i teatri ai giovani, far conoscere ad essi la cultura e la tradizione della danza italiana mediante incentivi, fare nuove riforme e aumentare i fondi per il settore della danza”.

Emanuele Sardo: «differenze strutturali »
“Sono arrivato a Spalato il 1mo luglio dell’anno scorso e sono entrato nella compagnia per gli eventi di danza in programma per il Festival estivo spalatino – ha ricordato Emanuele Sardo di Asti –. Precedentemente ho lavorato per quasi cinque anni a Tallin, in Estonia, nella compagnia del Teatro Nazionale Estone e prima di lavorare in Estonia sono stato per una stagione con il teatro dell’Opera Nazionale di Cracovia”.

Quali differenze ha notato venendo in Croazia?
“Le differenze che ho notato subito sono a livello strutturale della compagnia. La compagnia in cui lavoravo a Tallin era composta da 65 elementi, qui a Spalato siamo circa 40. L’ambiente piccolo del TNC di Spalato per me è molto accogliente. Grazie all’ambiente artistico più piccolo abbiamo più spesso prove di gruppo che individuali e dunque abbiamo la possibilità di crescere insieme professionalmente all’interno dell’ensemble”.

Quali sono le differenze tra Spalato, Asti, Cracovia e Tallin?
“Quando a 14 anni mi sono trasferito da Asti in Veneto per i miei studi accademici non ho sentito molto la differenza tra gli ambienti e il clima, perché ero sempre nel Nord Italia. A Cracovia, la città era bellissima e anche l’ambiente sociale mi piaceva molto. Il clima, però, era un po’ freddo, fino ad arrivare a Tallin, un mondo differente con il clima, il vento freddo e i lunghi periodi di buio. Dal punto di vista climatico Spalato è un ambiente eccezionale, il suo centro storico con le sue strutture mi ricorda sempre l’Italia romana e veneziana e per questo mi sento un po’ come a casa”.

Com’è la collaborazione con i colleghi italiani?
“Ottima. È sempre bello incontrarci e fare gruppo. A me piacciono molto le lingue e per questo amo anche molto uscire ed incontrare gente con abitudini diverse e culture diverse. È sempre bello, poi, ritornare tra gli amici italiani, discutere e parlare di cose semplici, come il cibo e la musica”.

Come si può migliorare la situazione nella danza in Italia?
“Se guardiamo gli organici degli ensemble di danza nei teatri europei e poi nei teatri americani e in altri teatri internazionali c’è sempre la presenza di ballerini italiani. Molti di loro sono bravissimi ed è un peccato che non possano rimanere in Italia e dare il loro contributo artistico alla danza italiana. Si parla di cervelli in fuga ma in questo caso possiamo parlare di corpi di artisti in fuga. Mi piacerebbe notare un aumento non solo nei fondi, ma anche nella propaganda culturale per la danza, come sta facendo in questi anni con alcune trasmissioni il ballerino solista Roberto Bolle”.

Cosa spera per il futuro?
“Spero che anche lo spazio dedicato alle compagnie dei teatri stabili possa aumentare. Io che sono di Asti ho sempre sognato di ballare vicino a casa, nel bellissimo Teatro Regio di Torino”.

Marco Carrer: «la pace ritrovata»
“Sono arrivato a Spalato verso la fine della scorsa edizione del Festival estivo spalatino del 2023 – ha spiegato Marco Carrer di Treviso –. Ho lavorato per due anni come ballerino solista presso il balletto di Tel Aviv, in Israele. Ho studiato ad Amsterdam, dunque la mia carriera di ballerino professionista comincia in pratica circa tre anni fa”.

Come ci si trova a Spalato?
“Devo dire che è passato un po’ di tempo e ora posso dire che va tutto bene. Sono andato via di casa a 16 anni e sono stato per tre anni a Mosca, poi ad Amsterdam e a Tel Aviv. Sono stato in ambienti metropolitani, dunque è stato difficile all’inizio ambientarmi in una città piccola con la mentalità di provincia come Spalato. La cosa positiva è stato ritrovare uno stato di pace e di calma. La notte è tranquilla, senza rumori e offre momenti di riflessione e ispirazione”.

Com’è il pubblico spalatino?
“Il pubblico spalatino è un pubblico che segue molto la danza e gli eventi in programma registrano il tutto esaurito. Si nota anche un grande interesse da parte di famiglie e bambini sempre presenti agli eventi di danza”.

Com’è la danza in Italia?
“Dal punto di vista lavorativo mancano le compagnie teatrali e il lavoro è diventato un privilegio per pochi. Il mondo della danza italiana è ricco di incertezze e restrizioni economiche. I giovani artisti italiani sono costretti ad allontanarsi dal proprio Paese per poter realizzare il loro sogno di ballare”.

Quali sono i suoi piani per il futuro?
“Spero di continuare a interpretare ruoli sempre più impegnativi, arricchire il mio bagaglio artistico professionale e provare sempre nuove esperienze emozionanti”.

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