Niko Cvjetković: «La Biblioteca civica diventerà il salotto della città»

A colloquio col direttore dell'ente fiumano che sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti e sfide

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Niko Cvjetković: «La Biblioteca civica diventerà il salotto della città»
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Un mese fa, in sede di Consiglio cittadino è stato confermato il terzo mandato – che avrà ufficialmente inizio il 1º giugno prossimo – del direttore della Biblioteca civica di Fiume, Niko Cvjetković, che dopo otto anni a capo dell’ente e dopo numerosi traguardi raggiunti ha tanti motivi di soddisfazione. Uno fra i molti il fatto che sia riuscito a realizzare un vero e proprio sogno di tutti coloro che amano i libri: una nuova sede della Biblioteca civica nel Quartiere artistico Benčić, la quale finalmente riunisce le sezioni dell’ente che per tanto tempo, per motivi di spazio, erano disseminate in tutto il centro città. Nel corso dei primi due mandati, Cvjetković ha portato e implementato diverse novità nella gestione della Biblioteca, trasformandola in un punto d’incontro per diverse generazioni di cittadini. Ha saputo inoltre rispondere con agilità alle sfide e alle difficoltà causate dalla pandemia. Sempre alla ricerca di nuove soluzioni e modi di migliorare e ammodernare il servizio della Biblioteca, Niko Cvjetković ha le idee chiare su ciò che vuole realizzare nel suo terzo mandato, ma per ottenere i risultati sperati è necessario – come rileva lui stesso – andare passo per passo.

Lei è stato l’unico candidato alla carica di direttore della Biblioteca civica. Immagino che ciò significhi che il suo lavoro non è ancora concluso? Una grande parte del lavoro è stata fatta con l’inaugurazione della nuova sede della Biblioteca, ma quali sono le prossime sfide?
“L’apertura della nuova sede non è la fine del processo, ma l’inizio – ha puntualizzato –. Abbiamo concluso un capitolo, ma ora ci stiamo imbarcando in qualcosa di completamente nuovo. Non si tratta soltanto di lavorare in uno spazio più grande e più bello, bensì l’intera organizzazione del lavoro è diversa. Cambiano i protocolli e le procedure, come pure la struttura degli utenti. Quest’ultimo è qualcosa che succederà sicuramente ed è inevitabile. Persone che forse prima non frequentavano la Biblioteca civica inizieranno a farlo, altre non verranno più per diverse ragioni: si tratta di un processo naturale che è sempre presente, ma in circostanze straordinarie come questa è molto più pronunciato. Con il nostro insediamento in questo palazzo siamo sicuramente diventati più interessanti a un pubblico più vasto e questo fatto è chiaramente visibile sia per quanto riguarda l’interesse dei mass media che quello dei cittadini. Ci frequentano utenti che prima non venivano mai in Biblioteca e devo sottolineare che i nuovi spazi sono diventati in pochissimo tempo una destinazione imprescindibile per gli studenti universitari, che qui trascorrono il pomeriggio studiando. Finalmente, infatti, abbiamo a disposizione un’infrastruttura adeguata allo studio. Vorrei però sottolineare che tutti questi cambiamenti non sono riconducibili soltanto alla nostra nuova sede, ma anche all’intero contesto del Quartiere artistico, dove si sta costruendo una sinergia tra gli enti culturali che vi operano. Sono certo, inoltre, che entro la fine di questo mese, quando si concluderanno i lavori negli spazi pubblici del Quartiere, inizierà la vera vita di questo complesso. Ora che ci siamo liberati della componente edilizia che ci ha accompagnati per diversi anni – anche se è stata bella perché ha portato alla costruzione di qualcosa di nuovo, ma pure estenuante sia per noi che per i nostri utenti –, abbiamo finalmente la possibilità di creare un’atmosfera piacevole nell’utilizzo dei nostri servizi. È difficile creare un ambiente piacevole quando si è circondati da un cantiere edilizio e da macchinari”.

Difficili i primi due mandati
“Nei prossimi quattro anni – ha proseguito – avrò modo di osservare come si sono sviluppate le cose nel corso dei primi due mandati, che sono stati molto difficili ed esigenti. Il primo è stato segnato dai preparativi per il progetto Fiume Capitale europea della Cultura 2020, il secondo dalla pandemia, che ha lasciato un segno profondo. Tutti noi sentiamo ancora le conseguenze della crisi sanitaria, che ne siamo consapevoli o no. Tutto è cambiato, noi siamo cambiati e abbiamo capito di vivere in un mondo in cui le condizioni di lavoro e il contesto cambiano dall’oggi al domani, in un battibaleno. Il mio obiettivo è creare una Biblioteca resiliente, capace di rispondere in tempo reale a sfide come lo è stata la pandemia. Questa è la mia priorità. La Biblioteca civica è stata, infatti, l’ultimo ente a chiudere i battenti durante la pandemia e il primo a riaprire. Abbiamo dovuto modificare in tempi brevissimi i protocolli in ogni segmento del lavoro e devo dire che si è trattato di un’ottima esperienza nel contesto lavorativo, perché in queste situazioni non esiste la frase ‘non si può fare’. Quando è necessario, si può fare tutto”.
“Faccio un esempio: per tanti anni non è stato possibile iscriversi online alla Biblioteca perché c’erano mille questioni tecniche, giuridiche e pratiche che lo impedivano, però, nel momento del bisogno, tutto è stato risolto nell’arco di sette giorni. La necessità è ciò che ci impone di fare cose che prima credevamo fossero impossibili. Questo ente deve essere agile, flessibile e privo di pesi superflui”.
“L’obiettivo principale, mio e di tutti i dipendenti, è affermare e rendere riconoscibile questa parte della città e la nuova Biblioteca. Si tratta di un enorme cambiamento, in quanto dal 1966 la Biblioteca si trovava a Palazzo Modello e a ogni cittadino di Fiume, quando pensa alla Biblioteca, la associa al vecchio palazzo in centro città. Ora stiamo introducendo qualcosa di nuovo e di diverso in un mondo che è cambiato. Si tratta di una grande sfida per tutti noi. In questo contesto abbiamo già una certa esperienza, in quanto nel 2016 è stata inaugurata la sezione periferica della Biblioteca a Tersatto, mentre al 2021 risale l’apertura della Casa dell’infanzia. Generalmente credo che quando ai cittadini di Fiume viene offerto qualche miglioramento lo accettano presto e volentieri. Per questo motivo è necessario fare di questo palazzo uno spazio che possa venir frequentato a prescindere dal fatto se vi siano organizzati dei programmi o no. Noi siamo aperti a tutti dodici ore al giorno. Non è necessario nemmeno prendere in prestito un libro, si può passare soltanto per leggere il giornale o vedere se c’è qualcosa di nuovo sugli scaffali. La Biblioteca civica deve essere uno spazio di incontro della comunità locale e questa è la sfida alla quale stiamo lavorando da tempo, anche se non è la stessa cosa lavorarci su carta, in teoria, e nella realtà, su un esempio concreto. In seno alla Biblioteca teniamo molto conto della cosiddetta user experience (l’esperienza utente), ci impegniamo a individuare i servizi e i contenuti dei quali gli utenti fanno uso e di quali no, che cosa sarebbe necessario modificare e se qualcosa forse è stato pianificato in maniera sbagliata. Si tratta di un processo. Tutti gli spazi del palazzo, ovvero il pianterreno, il primo e il secondo piano, sono completamente in funzione e stimoliamo gli utenti a circolare liberamente, soprattutto al pianterreno, dove non si esige un silenzio totale, anzi c’è anche la musica in sottofondo. Credo davvero che qui ci sia tutto il potenziale affinché la Biblioteca civica diventi il salotto della città”.

Qualche anno fa, la Biblioteca civica aveva deciso di focalizzare la sua attenzione, con una serie di contenuti, sui giovani dai 15 ai 30 anni d’età, che erano quelli che utilizzavano meno i servizi della Biblioteca. Siete riusciti a ottenere dei riscontri positivi in questo contesto?
“Ritengo che siano stati ottenuti dei risultati incoraggianti. Abbiamo notato, innanzitutto, che i giovani frequentano la Biblioteca nel pomeriggio. Vi giungono in gruppi o in coppia e credo che ci stiano scoprendo. Molto spesso vedo giovani che entrano in Biblioteca con un po’ di timore, per cui anche in questo segmento dobbiamo seguire con attenzione la user experience. Il nostro obiettivo è far sì che i giovani non vengano in Biblioteca soltanto per seguire determinati programmi, bensì che essa diventi un luogo di incontro e di soggiorno”.

Ultimamente nelle biblioteche civiche statunitensi, come riportato da diverse testate online, si nota un aumento di utenti giovani, che vi trascorrono del tempo. Questa tendenza si nota anche a Fiume?
“Nella biblioteconomia si usa ultimamente, e credo che sarebbe dovuta essere usata anche prima, l’espressione ‘sviluppo del pubblico’. Lo sviluppo del pubblico è un’attività alla quale dobbiamo dedicarci tutti noi e dobbiamo capire che non si tratta di qualcosa di volgare o poco dignitoso, bensì di un’attività assolutamente indispensabile. Gli americani hanno una bella tradizione nell’utilizzo delle biblioteche pubbliche, ma la prima condizione è quella di avere un’infrastruttura adeguata. Tutti noi siamo cresciuti con i film americani in cui i protagonisti vanno a studiare in biblioteca, anche di sera e di notte. Di conseguenza, loro hanno sviluppato il loro pubblico. In Croazia, invece, molte biblioteche, e tra queste fino a poco tempo fa c’era anche la nostra, non hanno le condizioni di spazio necessarie per sviluppare il pubblico. Ma questo, per fortuna, sta cambiando. Negli ultimi tre anni, in Croazia sono state inaugurate tre biblioteche molto belle e importanti e con queste la comunità locale è rinata. Credo che la stessa cosa succederà anche a Fiume, ma è necessario creare delle abitudini in questo senso. Con l’apertura della Casa dell’infanzia, un passo è stato già fatto perché molto presto nella nostra Biblioteca civica giungeranno giovani che hanno trascorso del tempo nel palazzo dedicato ai bambini e che sono consapevoli dell’esistenza di uno spazio pubblico di qualità che possono frequentare”.
“Per quanto riguarda le stanze multimediali e quelle nelle quali si può suonare, che si trovano al pianterreno e sono dedicate ai giovani, credo che attualmente le biblioteche in Croazia possiedono o uno o l’altro contenuto, ma non credo che ci siano enti che offrono entrambi i contenuti. Di conseguenza, è possibile che in questo aspetto siamo gli unici in Croazia, ma credo che non lo saremo per molto perché gli esempi positivi si diffondono molto rapidamente e di conseguenza molte biblioteche li renderanno disponibili”.

La Biblioteca civica si trovava per decenni a Palazzo Modello. Ora gli spazi sono vuoti e attendono di venire occupati da nuovi contenuti. Secondo lei, quali questi dovrebbero essere?
“Da quanto ho potuto apprendere dai media, l’interesse per questi spazi, che sono davvero splendidi, è notevole. Credo che presto qualcuno vi si insedierà, ma non ho pensato troppo ai contenuti che vi si potrebbero trovare. Un caffè sarebbe una buona idea, dal momento che in passato questo spazio era adibito proprio a questa attività”.

Spazi nuovi e accoglienti
Qual è la sua opinione sulla rivitalizzazione del Quartiere artistico e come vede il suo futuro sviluppo?
“La rivitalizzazione di questa parte della città è un importante passo avanti dal punto di vista urbanistico. Considero, inoltre, la trasformazione del complesso Benčić in un’estensione del centro un esperimento sociologico. Credo che questo sia stato un passo dovuto, anche perché per anni quest’area era… un buco nero. Ora ci sono degli spazi pubblici accoglienti e sono certo che quando tutte le piante messe a dimora cresceranno, avremo una nuova e bellissima area verde che tutti noi dobbiamo imparare a frequentare in maniera civile. Noi ci impegniamo molto in questo senso e credo che lo facciano anche le altre istituzioni insediate nel Quartiere artistico. Credo che l’intero rione di Potok diventerà davvero un salotto cittadino”.

L’unico edificio nel Quartiere artistico che non ha ancora una funzione è il Teatrino. Ha pensato forse a questo spazio come a un altro potenziale contenuto della Biblioteca?
“In seno alla Biblioteca non abbiamo mai parlato del Teatrino in questo contesto, ma è vero che quello è l’unico spazio del complesso che attende ancora di ospitare un contenuto e di venire ristrutturato. Credo che qui la situazione sia molto simile a quella relativa a Palazzo Modello. Ci sono molte idee sulla possibile funzione dello spazio. Personalmente, credo che qui non esista una risposta sbagliata. Qualsiasi contenuto vi si insedi, credo che andrà bene. L’unica cosa sbagliata sarebbe lasciarlo vuoto e abbandonato a sé stesso”.

Dal momento che la Biblioteca civica è cresciuta, c’è bisogno di nuovo personale?
“C’è sempre bisogno di persone nuove. Pensando alla biblioteca, molti immaginano che questa istituzione consista nel prendere in prestito, consultare libri o studiare, ma essa è molto di più. La Biblioteca offre tantissimi programmi destinati a tutte le fasce d’età, da tavole rotonde, laboratori, conferenze a presentazioni di libri, laboratori ecologici e via dicendo. L’anno scorso, nello specifico, abbiamo realizzato complessivamente 1.321 programmi. Ciascuna di queste attività viene ovviamente organizzata o svolta dai dipendenti della Biblioteca e credo che questo sia il massimo che la nostra istituzione possa offrire in questo campo grazie al grande entusiasmo e impegno di persone che vi lavorano, che supera anche ciò che richiede il loro posto di lavoro. Credo, quindi, che sia necessario assumere del personale nuovo.
Vorrei puntualizzare che nessun cambiamento è possibile di punto in bianco, ma che tutte le cose cambiano passo per passo. Noi abbiamo già fatto tantissimi piccoli passi, ma ci attendono tantissimi altri. Un organismo vivo non è mai concluso, per cui anche noi dobbiamo cambiare sempre e fare piccoli passi avanti. E fino a quando continuiamo a farlo va tutto bene. Nel momento in cui non possiamo o non vogliamo più cambiare abbiamo fallito”.

Le visite guidate sono una calamita per i cittadini
“Le visite guidate vengono ancora organizzate, ma è necessario prenotarsi. Le visite sono state fantastiche e credo che vi abbiano preso parte da 3.500 a 4.000 persone, il che è un numero di tutto rispetto se si considera che erano guidate dal personale della biblioteca. L’interesse c’è ancora e credo che ci saranno occasioni quando le visite saranno aperte ai cittadini senza prenotazioni, ma qui parliamo di eventi straordinari. Mi rallegra molto il fatto che, stando ai contatori di visitatori – ce ne sono tre, sistemati agli ingressi del palazzo –, dal 21 dicembre 2023, giorno dell’apertura della sede, la Biblioteca civica è stata visitata da più di 48mila persone. Ovviamente, questo numero comprende anche gli ingressi del personale della Biblioteca, ma si tratta comunque di una cifra imponente. La Biblioteca civica, assieme alle sue sezioni periferiche e al Bibliobus, conta 70 dipendenti, mentre in questo edificio lavorano una quarantina.
Quanti utenti conta attualmente la Biblioteca? Le nostre statistiche sono molto precise, in quanto ogni abbonamento viene registrato dal sistema informatico. Nel corso di gennaio abbiamo iscritto 2.799 utenti, tra cui rientrano sia i nuovi abbonati che coloro che hanno rinnovato l’abbonamento, mentre a febbraio ne abbiamo iscritti 2.053. Se mettiamo questi dati in relazione con quelli dell’anno scorso, quando a gennaio sono stati iscritti 1.557 e in febbraio 1.404, possiamo constatare che c’è stato un notevole aumento di utenti. Attualmente, la Biblioteca civica conta più di 20mila utenti, il che è un numero di tutto rispetto.
Bisogna dire, però, che questo ente si può paragonare a un grande stabilimento, in quanto la Biblioteca civica gestisce anche la Casa dell’infanzia dal punto di vista amministrativo e tecnico, quattro sezioni periferiche, due Biblioteche dislocate e due Bibliobus”.

La mancanza di un caffè
“Molti cittadini hanno obiettato che nel palazzo manca una caffetteria e sono d’accordo. Anche se abbiamo messo a disposizione un distributore automatico di caffè, questo non basta. Nei progetti della Biblioteca non erano stati pianificati gli spazi per un caffè, ma per fortuna nulla è per sempre e personalmente vorrei realizzarlo. La cultura e la ristorazione vanno a braccetto e questo è palese nell’esempio della Casa dell’infanzia, dove il caffè al pianterreno è frequentato da tutti i cittadini, a prescindere se vi si recano con i figli e i nipoti o no. In questo momento dobbiamo fare il meglio con ciò che è possibile, per cui il caffè si può bere in tutte le parti dell’edificio eccetto nelle stanze per lo studio, in quanto lì vengono utilizzati volumi preziosi che non devono venire danneggiati se per caso il caffè viene rovesciato. Ad ogni modo, stiamo seguendo le esigenze degli utenti e credo che in un momento futuro si potrà pensare all’apertura di un caffè all’interno della Biblioteca, ma per il momento le cose rimarranno come sono”.

Il ruolo dei bibliotecari contro le fake news
Le statistiche dicono che i giovani leggono poco. Qual è la sua impressione per quanto riguarda le abitudini di lettura dei giovani d’oggi?
“Direi che i giovani utilizzino altri mezzi e comunicano molto di più tra di loro con messaggi scritti, raramente si chiamano al telefono. I giovani leggono, ma la questione è che cosa leggono. Noi adulti difficilmente possiamo comprendere le nuove generazioni perché il loro mondo è completamente diverso da quello in cui noi siamo cresciuti: la parola scritta deve competere duramente con i contenuti visivi. Quando io ero bambino, i miei genitori limitavano il tempo che trascorrevo guardando la televisione, i cui contenuti, però, erano controllati dai redattori. Oggigiorno, i contenuti che i giovani seguono non hanno più un redattore, per cui vengono a contatto con qualsiasi tipo di contenuti e ognuno li può creare. Questo è il problema più grande con il quale dobbiamo fare i conti ed è qui che vedo un importante ruolo dei bibliotecari e delle biblioteche, che devono occuparsi in primo luogo proprio di contenuti e insegnare ai giovani come distinguere la verità dalla menzogna”.

Un edificio che ha fatto scalpore e che piace molto
L’architetto fiumano Saša Randić ha realizzato il progetto della Biblioteca civica del capoluogo quarnerino. È soddisfatto del modo in cui funziona l’edificio ora che viene utilizzato quotidianamente?
“Credo che Saša abbia fatto uno splendido lavoro con la Biblioteca. Dobbiamo essere consapevoli che essa sarebbe risultata completamente diversa se un altro architetto avesse firmato il progetto architettonico. Sono riconoscente a Saša per ciò che ha fatto e credo che il palazzo sia riconoscibile a prima vista. Non è stato facile realizzare questo progetto, in quanto ha dovuto mantenere intatti diversi elementi originali dell’edificio, rispettando i dettami dell’Istituto di conservazione dei beni storico-culturali. Abbiamo lavorato molto e intensamente all’aspetto funzionale dell’edificio e abbiamo ottenuto tutto ciò di cui avevamo bisogno. Come accade con ogni edificio importante, anche questo ha fatto scalpore. Personalmente, mi piace molto”.

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