Il Dramma Italiano rischia la chiusura a causa del ritardo dei fondi dall’UPT

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Il Dramma Italiano rischia la chiusura a causa del ritardo dei fondi dall’UPT

Il Dramma Italiano è con l’acqua alla gola a causa del ritardo dei finanziamenti da parte dell’Università Popolare di Trieste. Di conseguenza il suo programma di repertorio già di per sé scarno sotto ogni aspetto, subirà ulteriori riduzioni. Nella prima parte del 2019 il programma sarà realizzato solamente in base “ai finanziamenti disponibili”. In altre parole una première per gli adulti e una per i ragazzi.
A deciderlo, spinto dalle sue buone ragioni, soprattutto da quelle finanziarie, è stato il sovrintendente Marin Blažević. Perché il Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” della Città di Fiume, di cui il Dramma Italiano è parte integrante, alla pari delle altre sezioni artistiche, come il Dramma Croato, l’Opera e il Balletto, è con il Bilancio in rosso di un milione di kune proprio perchè la compagnia di prosa in lingua italiana non ha ottenuto ancora i mezzi da parte dell’Università Popolare di Trieste per la sua regolare attività artistica per l’anno che sta per concludersi. Pertanto i fornitori, ovvero i collaboratori e artisti esterni non ancora retribuiti dal Dramma per prestazioni e servizi già effettuati, possono procedere con il pignoramento e di conseguenza bloccare il conto dello “Zajc”.
Che cosa fa l’Unione Italiana? Interviene quanto può, con prestiti straordinari non da poco (50mila euro), provenienti dai fondi di riserva, anche perché la compagnia di prosa in lingua italiana di Fiume da qualche anno non è più sotto la sua diretta ingerenza, nonostante sia un tassello insostituibile della nostra realtà comunitaria, ma sotto quella dell’Università Popolare di Trieste. Ente, quest’ultimo che fa da tramite nel versamento dei finaziamenti assicurati dal governo italiano tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Dramma, per le cui attività vengono stanziati annualmente circa 100mila euro. Per il 2018 a essere precisi, sono in ballo 118mila euro, cifra che rappresenta la metà dei finanziamenti necessari a realizzare gli spettacoli in cartellone. Il resto proviene dalla Croazia e in minor parte dalla Slovenia, mentre la Città di Fiume copre le voci legate agli stipendi degli attori e alle spese dell’affitto, di tecnica, luce, acqua e gas.
Questo, in sintesi, quanto rilevato ieri alla conferenza stampa sul cui invito si leggeva: “È questa la fine del Dramma Italiano?”. All’incontro il sovrintendente dello “Zajc” Marin Blažević, affiancato per l’occasione dal direttore del Dramma Italiano, Giulio Settimo e dal presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Marin Corva, ha illustrato le ragioni che l’hanno portato a prendere la sua drastica decisione. Blažević ha detto di non potersi assumere la responsabilità “per il comportamento irresponsabile degli altri”, riferendosi in primo luogo all’Università Popolare di Trieste, rilevando che il passivo di un milione di kune del bilancio teatrale è dovuto appunto alla mancata erogazione dei mezzi dovuti dall’UPT.
Blažević ha tenuto poi a sottolineare che, se il ritardo dell’erogazione dei mezzi da parte dell’UPT dovesse protrarsi fino alla fine della stagione teatrale, ovvero il giugno del 2019, non si sarà in grado di garantire alcun programma del DI nella seconda metà dell’anno venturo. In tal caso il sovrintendente si troverà costretto a proporre al Consiglio cittadino la riduzione generale delle attività artistiche della compagnia teatrale italiana. Per Blažević la questione del ritardo dei mezzi finanziari, ha assunto oramai i connotati di una questione politica. “Perché, secondo un criterio paritario, il governo croato e quello sloveno dovrebbero assicurare finanziamenti per le attività del Dramma Italiano, se a farlo non è anche il governo italiano?”, si è chiesto il sovrintendente, aggiungendo che della delicata situazione sono stati già informati sia il Ministero alla Cultura croato che le autorità competenti del Sabor.
Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva dell’UI, ha tenuto a chiarire che la situazione venutasi a creare non è attribuibile al governo italiano, con cui intercorrono ottimi rapporti, ma esclusivamente alla situazione di crisi venutasi a creare all’interno dell’Università Popolare di Trieste.
“L’attuale amministrazione dell’UPT ha mancato di adempiere a tutta una serie di attività concernenti il finanziamento della Comunità Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia. Come noto, l’UPT giorni fa è stata commissariata. Siamo stati informati comunque che i finanziamenti riservati al Dramma Italiano, regolarmente approvati dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dovrebbero essere versati all’inizio di febbraio del 2019. Da parte nostra ci impegneremo intensamente affinché questa situazione si sblocchi quanto prima” ha detto Corva, il quale si è augurato che la difficile situazione che si è venuta a creare non influisca sui buoni rapporti che intrecorrono tra i due Stati. Il direttore del DI, Giulio Settimo, ha specificato che la compagnia non chiuderà, ma vedrà cancellate diverse produzioni, trasferte in Italia e tournée in Istria: “Se il ritardo nell’erogazione dei mezzi dovesse continuare anche nel 2019, la compagnia sarà costretta purtroppo a ridimensionare il suo programma artistico” – ha detto Giulio Settimo.

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