Il canto corale è da sempre parte della tradizione locale

La 18ª edizione della rassegna «Verdi melodie», promossa dalla CI di Buie, ha fatto rivivere il legame indissolubile tra musica e identità

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Il canto corale è da sempre parte della tradizione locale
La Corale goriziana C. A. Seghizzi. Foto: ERIKA BARNABA

In un connubio tra tradizione e innovazione, nel teatro cittadino di Buie si è tenuta la 18esima edizione di “Verdi melodie”, un evento entrato nel tessuto culturale della Comunità degli Italiani di Buie e dimostratosi un trionfo del canto corale che ha celebrato le radici profonde della storia locale. Una serata dove è emerso ben chiaro come il canto corale, tramandato di generazione in generazione, incarna l’anima della comunità e, oltre ad essere una forma d’arte legata al patrimonio culturale, è una testimonianza vivente del legame indissolubile tra musica e condivisione dove si ritrova la propria identità e storia.

Talento e passione
Il Coro misto della CI di Buie, erede di una tradizione secolare nata nel cuore dell’Ottocento, incarna l’eccellenza musicale e l’orgoglio della cittadina. Con impegno e passione porta avanti un’eredità preziosa, arricchendola con talento e dedizione. Un pilastro fondamentale per la continuità e l’eccellenza di questo ensemble è stato il costante impegno dei suoi direttori. Dal 1996, il Maestro Maurizio Lo Pinto ha preso le redini del coro, portando nuova linfa e creatività alla tradizione consolidata. Grazie al suo talento e passione, il repertorio si è arricchito di brani moderni e tradizionali facendo conquistare al coro palcoscenici nazionali e internazionali, con esibizioni apprezzate nel locale e oltre confine. Con un repertorio che ha abbracciato la vitalità dei canti popolari come “Era una notte splendida”, la maestosità dei brani tradizionali alpini (“Aveva gli occhi neri”) e il fascino senza tempo di successi come “Azzurro” di Vito Pallavicini e Paolo Conte, sabato sera il coro ha dimostrato ancora una volta il suo eclettismo e la sua capacità di coinvolgere ed emozionare.
È seguita l’esibizione del coro “La Contrada” della CI di Orsera che, sotto la direzione della Maestra Nada Matošević Orešković, ha regalato un momento emozionante e coinvolgente. Il concerto buiese ha visto “La Contrada” presentare un repertorio variegato e coinvolgente, che ha spaziato dal toccante “Vien Fiamita” di Carlo Fabretto, alla maestosità del canto marinaresco “Quando ‘l mar el fa burrasca”, fino alla dolcezza di “Giulietta la più bella” e l’allegra “La campagnola”, dove ogni brano è stato eseguito con maestria e passione.

Uno scambio culturale
L’atmosfera carica di emozione e tradizione è continuata con l’esibizione della Corale Goriziana C.A. Seghizzi dell’omonima Associazione di Gorizia, una formazione vocale che incarna la storia e la passione per la musica corale che ha illuminato la scena con il suo talento unico. Fondata nel lontano novembre del 1920 come “Corale Alpina” all’interno della sezione isontina del Club Alpino Italiano, la corale goriziana ha tracciato un percorso illustre nel panorama musicale italiano e internazionale. Nel concerto buiese ha deliziato il pubblico con un repertorio variegato, che ha spaziato dal rinascimentale “Tourdion” all’incantevole “La Madonina” di Camillo Moser. Brani iconici come “Ballo furlano” e “Schiarazule Marazule” di Giorgio Mainero hanno catturato l’attenzione degli spettatori, mentre le melodie toccanti di Bepi De Marzi come “Sanmatìo” e “Cortesani” hanno toccato corde più intime. Il mare, la luna e l’amore invece hanno concluso la loro esibizione nella canzone in dialetto gradese “La luna” composta dal poeta Biagio Marin e musicata da Cecilia Seghizzi, figlia di Cesare Augusto Seghizzi, nato a Buie nel 1873 da Angelo, musicista e Luigia de Colombani, sarta, regalando così al pubblico buiese un’esperienza indimenticabile.
Come raccontato alla serata dalla Maestra Cristancig e dal vicepresidente dell’Associazione, Lorenzo Marega, la CI di Buie ha invitato il coro goriziano dopo esser stato il coro buiese loro ospite nel novembre scorso a Gorizia in occasione di uno dei loro eventi. Un’amicizia nata da poco ma che ha già visto il suo secondo scambio musicale e culturale.

Un repertorio di brani popolari
Ultimo sul palcoscenico il rinomato Coro “Fratellanza” della Comunità degli Italiani di Fiume. Con una storia che risale al lontano 1947, questo coro affascina il pubblico con la sua musica per decenni. Inizialmente un coro maschile, il gruppo si è evoluto nel tempo per includere anche voci femminili, diventando il coro misto che conosciamo oggi. Nonostante il passare degli anni, il coro ha mantenuto il suo impegno e la sua passione per il canto. La direzione artistica del Coro maschile e misto è affidata alla professoressa Ariana Bossi, mentre il coro femminile è guidato dalla Maestra Gloria Segnan. Entrambi i gruppi sono accompagnati al pianoforte dalla professoressa Vjera Lukšić, che aggiunge una dimensione emotiva e armoniosa alle loro esibizioni. Tra i pezzi eseguiti c’erano composizioni classiche e popolari che hanno mostrato la versatilità e il talento del coro. Il brano “Santo” di Schubert ha catturato l’essenza della musica sacra con la sua bellezza melodica, mentre “Luci care” di Mozart ha portato un tocco di eleganza e raffinatezza. Ma è stato il repertorio popolare che ha veramente fatto vibrare il pubblico. “Dimmelo, dimmelo, dimmelo”, un canto popolare coinvolgente, ha reso impossibile resistere al richiamo del ritmo e della melodia. E poi c’è stata “Nostalgia de Fiume” della famiglia Razman con solista Aldo Racanè, che ha portato il pubblico in un viaggio attraverso la storia della città. Infine, “Al cavallino”, tratto dall’Operetta “Al Cavallino bianco” di Ralph Benatzky, ha concluso il concerto con allegria e vivacità dove la voce solista di Ivan Zorco ha brillato nel ruolo principale.

Ascolto e condivisione
Come sottolineato dai presentatori della serata, Daniele Kovačić e Rosanna Bubola, il canto corale è da sempre parte della tradizione locale e, al di là dell’amore per la musica, esso rappresenta un momento di condivisione quotidiana in quanto espressione popolare che ha da sempre accompagnato lo scandire dei lavori e delle stagioni. Non sono mancati i ringraziamenti all’UI, all’UPT, all’Ufficio per i diritti dell’uomo e i diritti delle minoranze nazionali, alla Città di Buie e al MAECI italiano in quanto è grazie ai loro contributi che queste serate si possono concretizzare.
Prima dello scambio dei doni, Lena Korenika, presidente del sodalizio buiese, tra l’altro ha rilevato come: “Questo è un appuntamento oramai tradizionale organizzato non solo per trascorrere una serata in musica, ma per conoscere e consolidare i rapporti con altre realtà corali. La musica è fatta di ascolto e l’ascolto è fonte di ispirazione, gioia, unione e scambio. Questa sera ci avete coinvolto tutti in qualcosa che va al di là della musica ma fa parte della tradizione di una comunità di persone che desidera condividere non solo una passione, ma il proprio tempo e la propria vita”.
Quindi, in questa serata magica, il pubblico è stato travolto dalle melodie vibranti e dagli intrecci vocali che hanno risuonato nell’aria, unendoli in finale, in un’unica voce che ha intonato il “Va, pensiero” rendendo questa edizione un’altra pagina memorabile nella storia del canto corale a Buie, un capitolo luminoso che continuerà a risplendere nel firmamento della cultura.

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