Gli Histri amanti del bello e il loro importante lascito

L’esposizione collega le collezioni triestine con quelle polesi

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Gli Histri amanti del bello e il loro importante lascito
L’inaugurazione della mostra è stata preceduta da una conferenza stampa. Foto: ROSSANA POLETTI

È stata inaugurata a Trieste presso il Museo d’Antichità “J.J Winckelmann” la mostra “Histri in Istria”, nata dalla collaborazione tra Comunità Croata di Trieste, Comune di Trieste e Museo Archeologico dell’Istria a Pola. Il responsabile della struttura museale cittadina, Stefano Bianchi, all’atto della presentazione dell’esposizione, ha sottolineato l’importanza del momento, che collega le collezioni permanenti di Trieste con le collezioni del Museo di Pola. “Si tratta – ha ricordato – di un progetto a tappe, iniziato nel 2018 quando vide la luce la mostra sui Japodi. Oggi si inaugura quella sugli Istri e successivamente tra il 2024 e 2025 sarà realizzata la mostra sui Liburni”.

L’Assessore alla Cultura del Comune di Trieste, Giorgio Rossi, ha sottolineato la straordinarietà della terra istriana abitata ben prima dell’arrivo dei Romani, invasa successivamente da questi, preziosa alleata di Venezia, civiltà splendide che hanno forgiato la tenacia del popolo istriano.

Legami territorialmente ampi
“Gli Istri avevano legami territorialmente ampi, dal Veneto alla Puglia – ha affermato il presidente della Comunità Croata di Trieste, Damir Murković –. Era un popolo amante del bello, inglobato poi dai Romani. Ha lasciato tracce importanti, basta ricordare i ritrovamenti di Nesazio, centro fortificato dove gli Istri erano insediati fino al 177 a.C., anno della sua caduta”.
L’autrice della mostra, Martina Blečić Kavur dell’Università del Litorale di Capodistria, ha ricordato “il monumentale patrimonio istrico dell’età del ferro, simbolo della millenaria stanzialità degli Istri, della loro cultura del vivere, così come traspare dai loro riti e dai metodi di sepoltura e dalle suggestioni rimandateci dai rappresentativi oggetti della loro ricca cultura materiale”. La coordinatrice del progetto, Maja Čuka, ha sottolineato inoltre il lavoro straordinario svolto dalla squadra di tecnici per trasportare ed esporre al meglio i preziosi reperti e sculture.

Il Mare Adriatico che unisce
Marzia Vidulli, curatrice del museo Winckelmann, ha ricordato come furono i direttori Carlo Kunz, Alberto Puschi e Piero Sticotti i primi iniziatori degli scavi in Istria e in particolare a Nesazio. Ha inoltre sottolineato il fatto che mentre nell’epoca moderna soltanto nell’800 iniziavano le collezioni di oggetti antichi che arrivavano dalla Grecia e dalla Puglia, gli Istri avevano provveduto a collezionare oggetti preziosi da queste terre già nel millennio a.C., simboleggiando così quanto il Mare Adriatico abbia unito e unisca tutti i popoli che vi si affacciano.
La mostra, che rimarrà aperta fino al 1° aprile 2024, racconta dello spazio e del tempo in cui gli Istri si insediarono, del luogo in cui vissero, i castellieri collocati in posizioni elevate, con mura possenti a difesa delle abitazioni, case costruite nella roccia viva. Evidenzia il bisogno di onorare i morti con riti di inumazione e oggetti simbolici, descrive i contatti culturali di ampio raggio, testimoniati dagli oggetti importati, che erano merce di prestigio, appannaggio dell’aristocrazia sociale istrica. E chi erano questi aristocratici? Erano ovviamente gli Istri più facoltosi e non potevano mancare i capi militari e le élite religiose.

Il sepolcro degli avi di Epulo
Trova spazio nella mostra parte del materiale rinvenuto nel sepolcro degli avi di Epulo, situato sotto il tempio romano B di Nesazio, che fu esplorato nel 1981, mostrando il più grande e fastoso complesso funebre con un’enorme quantità di reperti, che rivelarono lo status e la posizione sociale del defunto in seno alla sua comunità; assieme a corredi militari, sfarzosi set da tavola, servizi di ceramica e di bronzo. Tra questi la situla (tipo di vaso a corpo tronco-conico stretto in basso, provvisto o meno di manico, che compare come vaso sacrale nelle civiltà egizia, cretese, etrusca e anche romana), decorata a figure che rappresenta una nave, con rematori e guerrieri, fonte inestimabile per la conoscenza delle imbarcazioni degli Istri, barche cucite, una vera conquista tecnologica rispetto alle precedenti barche monossili.
Una serie di eventi collaterali accompagneranno il tempo dell’esposizione: il primo di questi una conferenza di Marzia Vidulli e Gino Bandelli dal titolo “Nesazio tra fonti e primi scavi” presso la Sala Bazlen.

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