Documento di un’epoca e denuncia del revisionismo

Nell'Aula consiliare di Fiume è stato presentato il nuovo volume di Ivo Goldstein. Nel libro viene fatta un'analisi meticolosa del nostro tempo

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Documento di un’epoca e denuncia del revisionismo
Vojko Obersnel, Vuk Perišić, Ivo Goldstein e Ivan Jeličić. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

È stato definito documento di un’epoca il nuovo volume del rinomato storico croato Ivo Goldstein intitolato “Povijesni revizionizam i neoustaštvo – Hrvatska 1989.-2022.” (Revisionismo storico e spinte neoustascia – Croazia 1989-2022) alla presentazione, organizzata dall’Associazione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti di Fiume, svoltasi nell’Aula consiliare del Municipio. Goldstein ha studiato a fondo gli scritti dei revisionisti storici in Croazia e in Serbia negli ultimi trent’anni per poter scrivere il suo libro, che si presenta come una critica e un’analisi del revisionismo e un catalogo di esempi di questo fenomeno.

Un importante contributo
L’evento è stato introdotto dall’ex sindaco di Fiume e attuale presidente dell’Associazione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti di Fiume, Vojko Obersnel, il quale ha innanzitutto voluto ringraziare la casa editrice Fraktura per aver pubblicato il succitato volume. “Questo libro è un importante contributo di Ivo Goldstein nella lotta contro il revisionismo storico che purtroppo si verifica anche in altri Paesi, ma in Croazia è istituzionalizzato, in quanto è il modus operandi dell’attuale governo, il quale continua a non condannare le spinte neoustascia ed evita a schierarsi chiaramente per quanto riguarda il periodo della Seconda guerra mondiale, negando i meriti della Lotta popolare di liberazione non soltanto in Jugoslavia, ma in tutta l’Europa”, ha sottolineato Obersnel.
Ai presenti si è quindi rivolto lo scrittore e opinionista Vuk Perišić, il quale ha rilevato come i revisionisti non si occupano della reinterpretazione dei fatti storici, bensì propinano soltanto menzogne. “Quando parlano, ad esempio, del campo di concentramento di Jasenovac riportando un numero più piccolo di vittime rispetto a quello appurato da ricerche storiche – o quando i revisionisti serbi fanno lo stesso al contrario, aumentando il numero di vittime – allora qui non si tratta di reinterpretazione dei fatti storici, bensì di propaganda politica – ha rimarcato Perišić –. Questa pratica non meriterebbe alcuna attenzione se non fosse ormai penetrata in ogni struttura della società croata diventando mainstream. Pertanto, bisogna assolutamente lottare contro questo brutto fenomeno e parlarne. Spesso si sente dire che questo argomento ha ormai stufato e che bisogna pensare al futuro, ma non sarà mai possibile andare avanti se non sarà accettato da tutti il semplice fatto che gli ustascia sono stati una cricca nazista, mentre i partigiani, assieme agli Alleati, hanno salvato la civiltà”, ha sottolineato Perišić.

Un fenomeno che sta dilagando
Ivan Jeličić, docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume, ha spiegato che il libro si articola in sei capitoli e più di 600 pagine, riportando cronologicamente gli esempi di revisionismo nella storiografia croata negli ultimi 30 anni. “Leggendo questo libro ci si chiede come opporsi in maniera efficace a un fenomeno che purtroppo dilaga anche in altri Paesi europei e che ha delle conseguenze”, ha osservato Jeličić.
Ai presenti si è rivolto anche il sindaco di Fiume, Marko Filipović, il quale ha sottolineato l’importanza di questo libro, che è un’analisi del nostro tempo e va studiato a fondo, e si è detto preoccupato per lo stato in cui versa l’Europa per quanto riguarda le derive nazionaliste e neofasciste.
L’ultimo a prendere la parola è stato Ivo Goldstein, stando al quale questo libro non è rivolto ai revisionisti incalliti e ai neoustascia, bensì a coloro che si sentono confusi e che desiderano comprendere ciò che sta succedendo in Croazia negli ultimi 30 anni. “Innanzitutto, bisogna capire che la storiografia funziona in modo da stabilire una tesi per la quale in seguito, facendo ricerche nei documenti, si cercano prove, ovvero fatti, che poi vengono interpretati – ha osservato Goldstein –. I revisionisti, invece, scartano e celano i fatti che non si conformano con la loro tesi e potenziano ciò che la conferma. Questo non è un modo intellettualmente onesto di occuparsi di storiografia”, ha rilevato Goldstein, il quale ha in seguito elencato diversi esempi in cui i fatti storici venivano alterati e interpretati con precisi fini politici.

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