Coro Carillon e Vocalensamble: note d’amicizia

La CI di Pola ha ospitato un concerto proposto dai gruppi canori del sodalizio locale e di quello di Cittanova

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Coro Carillon e Vocalensamble: note d’amicizia

La vita culturale della Comunità degli Italiani di Pola torna a rivivere dopo la piaga del Covid, donando al proprio pubblico la giusta dose di piacere e spensieratezza, che gli spettacoli artistico-musicali possono trasmettere, riaccendendo la giusta atmosfera anche negli altri sodalizi della Comunità Nazionale Italiana. Quello proposto l’altra sera alla sede di Pola non è stato uno spettacolo limitato alle esibizioni canore delle compagini di casa, ma un vero e proprio intrattenimento regalato in tandem da due corali amiche, alla fine appagate da un mare di applausi.

Verve artistica
Prima di lasciare Pola a mettere in campo tutta la già apprezzata abilità vocale del suo Coro Carillon, la precedenza sul palcoscenico è stata concessa alla verve artistica del Cittanova Vocalensamble, ambasciatore artistico della Comunità degli Italiani di Cittanova o per meglio specificare, una delle sezioni più longeve della CI. Grazie alla duplice esibizione, la sala ha visto presenti i polesi, gli ospiti di Cittanova, ma anche di Gallesano, tant’è vero che l’occasione è stata accolta persino dal locale gruppo di ceramisti. Una bella collettività ha sentito i saluti formulati dalla presidente della CI di Pola, Tamara Brussich, che ha subito invitato il Vocalensemble, corale di sole voci femminili, a eseguire l’ouverture concertistica diretta dal Maestro Giuliano Goruppi, con l’accompagnamento al pianoforte di Francesco Calandra. Vai con l’”Azzurro”, intramontabile brano di Adriano Celentano, seguito dall’”Amazing grace”, famoso inno cristiano in lingua inglese del ‘700 e quindi da “Io mi fermo qui”, in una versione lirica del soft rock italiano dei Dik Dik. Bella figura con l’arrangiamento di “Can’t help falling in love” contraddistinto da apprezzabili intervalli solistici e poi l’omaggio offerto espressamente a Pola, con il commovente “1947” di Sergio Endrigo. Ancora “Scarborough fair”, ballata inglese chamber folk, nell’adattamento di Simon e Garfankel, “Le colline sono in fiore”, signature song della cantante italiana di musica leggera, Wilma Goich e per chiudere “When Istrael was in Egypt’s land/Go down Moses”, lo spiritual statunitense che interpreterà la schiavitù afro-americana e trasmette il quanto mai attuale bisogno di pace e libertà.

Tatiana Giorgi dà il la al Coro Carillon.
Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Interpretazioni favolose
Un gran figurone quello fatto, poi, dal Coro Carillon diretto da Tatiana Giorgi in sostituzione di Irena Vladisavljević (in permesso parto), comunque presente in sala. Favolose le interpretazioni della lirica canora Linger Awhile (Owens-Rose), della canzone socialmente impegnata “Il treno che viene dal sud” dell’inconfondibile Sergio Endrigo, che il Carillon ha proposto con indovinati effetti onomatopeici. Abilità canora simpaticamente ritmata da schiocchi delle dita in “Sixteen tons” (Merkle Trevis); sfida vinta per l’audace interpretazione di Vacanze romane dei Matia Bazar. Dopo aver offerto una ripetuta versione di “Can’t help falling in love”, la sala degli spettacoli è stata riempita dalle energiche note di “Sweet dreams” degli Eurytmics. Per finire tanti omaggi floreali, di cui uno significativo alla capo-coro del Vocalensamble, Denise Zlobec. Un arrivederci al prossimo concerto da tenersi a Cittanova.

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