Il progetto teatrale che era stato annunciato dal Teatro dei burattini di Fiume già prima della pandemia da Covid-19 e che avrebbe dovuto fare parte del progetto Fiume Capitale europea della Cultura 2020, “Bomboniera Variete!” dell’autore, regista e compositore Matija Solce, è andato in scena nella sede del teatro in Braida.
L’interesse per lo spettacolo era veramente grande e come succede sempre alle première, gli adulti erano più numerosi dei bambini. Il titolo dello spettacolo, che porta il vecchio nome dell’odierno Teatro dei burattini, ha in un certo senso ripercorso, come annunciato in precedenza, la storia dell’arte teatrale per l’infanzia nel capoluogo quarnerino.
Un balzo nel passato
A differenza degli spettacoli classici, nei quali il pubblico è seduto comodamente in platea e si gode l’azione sulla scena, in questa produzione del Teatro dei burattini gli spettatori si sono trovati nel mezzo dell’azione scenica e hanno potuto influenzare l’andamento della rappresentazione. Gli attori, infatti, si sono posizionati ai lati della sala, in modo che il pubblico fosse al centro, e davanti al palcoscenico è stata collocata una lavagna luminosa usata non solo per proiettare foto d’epoca, ma anche per realizzare dei giochi di ombre. Già il fatto di non aver usato un proiettore ma la lavagna luminosa, reperto scolastico d’altri tempi, ha riportato genitori e nonni a un’epoca in cui la tecnologia stava facendo i suoi primi passi sulla strada che sfocerà al digitale.
Un scatola di ricordi… al cioccolato
In sostanza lo spettacolo “Bomboniera Variete!” è un connubio di ricordi ed esperienze dell’infanzia degli attori, che vanno a ricollegarsi alla storia della città. Un volontario del pubblico gira la ruota della fortuna per scegliere quale sarà l’attore che si racconterà per primo e ciascun personaggio parte da un episodio edificante della propria vita contenuto in una scatola di cioccolatini. Le “Bajadere” possono raccontare la storia di una partita di calcio, che serve da spunto per parlare del calcio fiumano, le “Griotte” propongono una storia seppur edulcorata che parla di guerra e di paura, ma che per fortuna ha un lieto fine. Altri cioccolatini raccontano la vicenda di un criceto che è stato dimenticato in macchina, ma che è stato salvato grazie ai prodotti del laboratorio Alga (ma che successivamente finisce al cimitero degli animali di Cosala, il primo in Europa), altri ancora menzionano la nota fabbrica di cioccolato Slon o Elephant.
Ottimo il dialogo col pubblico
Quello che è da lodare in questo progetto di Matija Solce, portato in scena dagli attori Petra Šarac, Andrea Špindel, Tilen Kožamelj, Damir Orlić e David Petrović, è la grande spigliatezza dimostrata sulla scena. I botta e risposta fanno sicuramente parte della sceneggiatura, ma anche nei momenti di improvvisazione, quando un cioccolatino cade fuori posto e gli occhi dei bambini registrano subito l’errore, gli attori riconoscono l’elemento fuori posto e continuano come niente fosse. I bambini vengono incoraggiati a partecipare al discorso, viene chiesto loro quali sono gli ingredienti dei cioccolatini e non di rado anche loro hanno la possibilità di intervenire. Molti dei temi e dei riferimenti storici, però, vengono colti soltanto dagli adulti, il che fa di questa messinscena un progetto stratificato e molto interessante.
Troppo frammentaria la trama
Anche se il filo rosso che unisce tutti gli elementi dello spettacolo sono i cioccolatini, questo cabaret per l’infanzia offre molti spunti, forse troppi. Gli adulti hanno navigato questo caleidoscopio di ricordi, a volte surreali, senza troppi problemi, ma ci chiediamo cosa sia stato percepito dai bambini, di cui molti avevano meno di otto anni, l’età minima consigliata per la visione. Sembra che i piccini abbiano guardato con attenzione la messinscena nell’attesa di poter essere il prossimo volontario a girare la ruota della fortuna. La storia di Fiume, i ricordi degli attori e persino una guerra tra cioccolatini, inframmezzati da canzoni rap, danze e tanto altro, messi insieme creano quella che è stata definita dal regista “una composizione scenica e musicale che a diversi livelli, con tanti sprazzi di ricordi, si rivolge allo spettatore piccolo, come a quello grande”.
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