«Anna Bolena». La «costruzione» della magia teatrale (foto)

Al Teatro Nazionale Croato «Ivan de Zajc» di Fiume si è tenuta la prova aperta dell’opera di Gaetano Donizetti, la cui première è in calendario il 29 settembre

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«Anna Bolena». La «costruzione» della magia teatrale (foto)
Leonora Surian Popov e Anamarija Knego

L’inizio in grande stile della stagione lirica fiumana è previsto per il 29 settembre, quando è in programma la première di “Anna Bolena”, l’opera di Gaetano Donizetti. Il melodramma debuttò al Teatro Carcano di Milano nel 1830 e a quasi due secoli di distanza verrà proposto a Fiume con la regia di Diana Haller, mentre a dirigere l’orchestra saranno i maestri Ville Matvejeff e Zoran Juranić. Lo scenografo di questo progetto è Alan Vukelić, la costumista è Sandra Dekanić, mentre le luci saranno curate da Dalibor Fugošić. Ad assistere il direttore d’orchestra e la regista sono rispettivamente Jakob Barbo e Sofija Cingula. Nel ruolo di Anna Bolena si esibirà Anamarija Knego, Enrico Tudor è Mariano Buccino, Giovanna Seymour (29.09.) è Michaela Selinger e (2.10.) Diana Haller, Lord Rochefort è Slavko Sekulić, Riccardo Percy è Massimo Frigato, Smeton è Franko Klisović, Hervey è Sergej Kiselev, Maria I è Ivna Bruck, Elisabetta I è Leonora Surian Popov. A dirigere il coro è Matteo Salvemini.

Diana Haller con l’assistente Sofija Cingula

Preparazione complessa
Prima, però, di assistere alla première e poter ammirare lo spettacolo ultimato, così come è stato concepito dalla regista, Diana Haller ha voluto che una delle prove fosse aperta al pubblico, in modo da far conoscere agli spettatori non solo la tematica della pièce, ma anche i numerosi e complessi procedimenti di preparazione.
Prima dell’inizio della prova aperta, mentre il sipario era ancora abbassato, Haller si è rivolta al pubblico per spiegare che i costumi che verranno usati non sono ancora pronti e che la scenografia è incompleta, ma che tutto questo fa parte di un lungo processo che verrà ultimato soltanto al momento della prima.
“Secondo la mia esperienza, il pubblico ama le prove aperte – ha osservato Diana Haller –, perché in questo modo si possono vedere i numerosi processi che portano al prodotto finale. Sono molto contenta che l’interesse per questa prova sia così vivo e che gli spettatori siano numerosi. Quelli che sicuramente non amano le prove aperte sono gli artisti, perché non amano far vedere un’opera incompleta e si sentono vulnerabili in seguito a questa imperfezione. Sicuramente le prove aperte sono un grande atto di fiducia degli artisti nei confronti del pubblico e in questo senso li avvicinano”.

Il Maestro Ville Matvejeff

L’ultimo movimento del secondo atto
Haller si è rivolta ai presenti per parlare brevemente del compositore italiano dell’Ottocento, Gaetano Donizetti, ma anche per presentare le diverse professioni che contribuiscono a portare in scena un’opera, ovvero non solo i cantanti e l’orchestra, ma anche il direttore che la dirige, il pianista, gli assistenti alla regia e altri.
Nell’ambito della prova aperta di “Anna Bolena”, al pubblico è stato presentato l’ultimo movimento del secondo atto. Il ruolo principale, interpretato da Anamarija Knego, è particolarmente impegnativo perché si articola tra gli acuti da soprano, fino a momenti profondi di grande colore e fortemente drammatici. Dopo aver introdotto il ruolo, Diana Haller ha invitato il pubblico ad applaudire Anamarija Knego.

Diana Haller, la piccola Uma e Anamarija Knego

Il periodo rinascimentale
Prima di iniziare la prova vera e propria la regista ha introdotto il tema, ovvero il periodo rinascimentale in Inghilterra, per la precisione il 1536. Enrico VIII, re della dinastia dei Tudor, come è stato spiegato da uno degli spettatori, è conosciuto per il fatto di aver avuto ben sei mogli, ma anche per essere stato fondatore della Chiesa anglicana, nata in seguito allo scisma religioso, quindi alla separazione dalla Chiesa cattolica di Roma.
La sua prima moglie fu Caterina d’Aragona, mentre la seconda fu Anna Bolena, la quale fu accusata di tradimento dal marito. Sulla scena compare pure Giovanna Seymour (Jane Seymour), che nel momento in cui si svolge la trama non è ancora moglie di Enrico VIII, ma è a conoscenza del fatto che lui vorrebbe disfarsi della seconda moglie per sposarla. Ovviamente, il motivo di queste macchinazioni è il fatto che nessuna delle precedenti mogli è riuscita a dargli un erede maschio. Diana Haller ha spiegato che Anna Bolena in realtà diede alla luce un maschietto che, però, non sopravvisse al parto e dunque non è menzionato nell’opera di Donizetti. Due delle figlie di Enrico VIII che sono entrate a far parte dell’opera sono Mary I Tudor (chiamata anche Bloody Mary per aver fatto giustiziare 300 protestanti), nonché Elizabeth. La prima verrà impersonata da Ivna Bruck, mentre Elizabeth da adulta sarà Leonora Surian Popov.

In primo piano Ivna Bruck e Anamarija Knego

Tentativi e ripetizioni
Haller ha spiegato di aver voluto inserire nell’allestimento un’innovazione, ovvero una parte della tragedia “Maria Stuart” di Friedrich Schiller, spesso italianizzata in “Maria Stuarda”, che rappresenta gli ultimi giorni di Maria, regina di Scozia. Leonora Surian Popov canterà “Home sweet home”, un pezzo che ispirò Gaetano Donizetti per l’ultimo brano della sua opera.

Al centro Franko Klisović e Slavko Sekulić

Una volta iniziata la prova, il pubblico ha potuto vedere come si svolge il lavoro di preparazione di un’opera. Anche se sicuramente molti spettatori si aspettavano di poter vedere un pezzo dell’”Anna Bolena” in anteprima, in realtà la prova è proprio come dice il termine stesso, un esercizio fatto di molti tentativi e ripetizioni. La regista, com’è giusto che sia, interrompe spesso le interpretazioni per dare indicazioni sul modo di spostarsi sulla scena, sul punto dove indirizzare lo sguardo e sulle dinamiche tra gli attori. Non solo l’atmosfera dell’opera era frammentata, ma anche le arie cantate dagli artisti vestiti in maniera contemporanea e del tutto “casual” hanno creato uno strano effetto, come se un trucco di magia fosse stato svelato. In compenso, però, il pubblico ha potuto rendersi conto dell’enorme mole di lavoro e dell’impegno che stanno dietro a ogni singola scena dell’opera. I cantanti, senza costumi e senza trucco, sono usciti dalla rigidità dei loro ruoli, nei quali li vediamo solitamente, e si sono mostrati per quello che sono nella vita reale, nostri concittadini che svolgono un lavoro e si impegnano al massimo per dare vita a un’opera di qualità.

Il pubblico in platea in attesa dell’inizio

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