In avvio l’SOS del sindaco: a rischio progetti europei

Amministrazione. In seduta il Consiglio cittadino

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In avvio l’SOS del sindaco: a rischio progetti europei
Essiccazione fanghi da depurazione: un impianto che “scotta”. Foto: DARIA DEGHENGHI

Avvio insolito per la seduta consiliare: il sindaco Filip Zoričić ha posticipato l’approvazione dell’ordine del giorno e l’inizio stesso delle trattazioni della diciannovesima seduta del Consiglio municipale per fare il punto sui progetti di potenziamento delle reti fognarie e idriche Pola-Centro e Pola-Nord, alla luce del recente rifiuto del Comune di Medolino di ricevere sul proprio territorio l’impianto di essiccamento dei fanghi da depurazione in aggiunta all’esistente Centro regionale di gestione dei rifiuti. Essendo chiarissimo, tassativo, unanime e praticamente plebiscitario il “no” del Comune più colpito dalla presenza ingombrante di Castion, il sindaco Zoričić ha deciso di spiegare che Pola e l’Istria meridionale si trovano praticamente in una posizione di scacco: o si fa l’impianto di essiccamento dei fanghi da depurazione a Castion, come hanno deciso di fare le amministrazioni precedenti con deliberazioni che risalgono al 2014 e al 2017, oppure saltano entrambi i progetti di potenziamento del servizio idrico integrato (che include la rete fognaria) del valore complessivo di un miliardo di euro.

Questa sarebbe la situazione che il sindaco ha presentato così come gliel’hanno presentata a loro volta i responsabili dell’Ente demaniale idrico. Nel suo proclama il sindaco ha elencato tutte le vie, tutte le circoscrizioni e tutte le periferie urbane che in caso di arresto di due progetti rimarranno a corto di servizi di drenaggio urbano, e si tratta, a suo dire di 12.500 abitazioni o utenze che perderanno la bellezza di 65 chilometri di condotte fognarie e 45 chilometri di acquedotti da Dignano a Medolino stessa, che si rifiuta di accogliere in casa l’impianto per l’essiccazione. E così le due opere pubbliche, dopo anni di progettazione, rischiano l’aborto definitivo, il ritiro dei mezzi europei e il ritorno al punto di partenza. Tutto questo se gli enti locali coinvolti dovessero insistere sul trasferimento dell’impianto di essiccamento da Castion, come si propone di fare ultimamente. “Siamo veramente in grado di perdere un miliardo di euro d’investimenti sicuri per le infrastrutture? E se siamo in grado di rinunciarvi, chi dovrebbe prendersi la responsabilità per questo fallimento? Vogliamo tornare a scaricare le acque reflue non trattate in mare?”: questo, in estrema sintesi, “l’essere o non essere” del sindaco, secondo il quale, una volta persi i soldi dell’Ue non ve ne saranno altri prima del prossimo quadro pluriennale che inizia solo nel 2027. A suo avviso, dunque, Pola e l’Istria meridionale sono tra l’incudine e il martello e non se ne vede una via d’uscita.
Sanja Radolović (SDP) ha cercato di sdrammatizzare. In linea di principio il suo gruppo appoggia il sindaco, ma per Castion e per i resti dei liquami fognari la consigliera crede che non tutto sia perso e che la Città forse non si trova davanti a un aut-aut così drammatico come sembra. A suo parere è necessario avanzare su tutti e due i fronti contemporaneamente: il trasferimento dell’impianto e l’avvio dei lavori laddove questo sia possibile. C’è ancora modo di scendere a patti col governo. Quanto agli istigatori della DDI, Radolović afferma che farebbero meglio a tacere, visto che all’origine il problema lo hanno creato proprio loro. Dušica Radojčić (Možemo!) è dello stesso parare: “Il progetto Pola-Centro ha in mano tra le dieci e le quindici licenze di costruzione ed è possibile cominciare con qualcosa, seppure manchi un tassello del quadro generale. Basterebbe un po’ di capacità diplomatica – ha detto – per convincere il governo a partire con quello che abbiamo anche senza la sistemazione per il nuovo impianto di essiccamento”.
Più avanti, nell’ora delle interrogazioni, alcuni consiglieri hanno chiesto delucidazioni sulla natura dell’impianto e Kristijan Benčić, direttore della municipalizzata “Pragrande”, ha spiegato il processo tecnologico. Per tagliare corto, col potenziamento della rete fognaria da Medolino a meridione a Dignano a settentrione, passando naturalmente per Pola, il territorio coperto dal servizio idrico integrato guadagnerà due nuovi impianti di depurazione per le acque reflue. Dopo il loro trattamento, rimangono i residui della depurazione, i famosi “fanghi”. Ora, secondo Benčić, questi fanghi escono dagli impianti di depurazione costieri già “stabilizzati” e quindi con una percentuale di residuo secco pari al 25 per cento. In queste condizioni, lo scarto non ha alcun odore, assicura Benčić, né avrà odore a Castion, dove sarà sottoposto a ulteriore essiccazione solare o termica in appositi capannoni somiglianti appunto a serre coperte da pannelli fotovoltaici. Dal processo esce anche una determinata quantità di aria filtrata inodore priva di particelle tossiche. E questo è quanto. Per saperne di più, nel corso del mese di dicembre il Consiglio comunale dovrebbe essere riconvocato per trattare solo un argomento sopra tutti: il servizio idrico integrato e la collocazione dell’impianto di essiccazione.
Tra le interrogazioni “calde” anche quella dell’ex vicesindaco Elena Puh Belci (IDS-DDI) che ha voluto sapere perché la Città di Pola partecipa o copre le spese del dottorato di ricerca di un suo dipendente in Slovenia e secondo quali criteri, visto che a suo avviso si tratterebbe di un precedente storico senza alcuna giustificazione. Il sindaco si è rifiutato di rispondere seduta stante e si impegnato a inviare alla consigliera una risposta scritta. A quanto sembra il caso riguarderebbe Kristian Družeta, recentemente impiegato a vigilare sui vigili urbani. L’impiegato starebbe seguendo studi di sociologia del livello post-laurea alla Facoltà di studi sociali applicati di Nuova Gorizia. Stando a voci ufficiose, glielo starebbero pagando di tasca propria i contribuenti di Pola.

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