Al Centro 521 un ruolo indispensabile ed essenziale

In occasione della Giornata mondiale della salute si è tenuta la presentazione del Servizio fondato nel novembre del 2022 e che ora sta assumendo sempre maggior importanza

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Al Centro 521 un ruolo indispensabile ed essenziale
La conferenza sulla gamma servizi del Centro di supporto 521. Foto: DARIA DEGHENGHI

Neanche una ventina di metri quadrati, due scrivanie, due telefoni e due computer. Un ufficio, quello al pianterreno di via Zagabria 18, che sembra insignificante, tanto è povero di arredi e decori. La parola “essenziale” in questo luogo ha assunto però un nuovo significato. L’essenziale in termini di forma è diventato “essenziale” o indispensabile in termini di significato. Si chiama Centro di supporto 521 ed è ancora poco conosciuto anche nella città in cui è nato, mentre dovrebbe essere preso a modello anche nel resto d’Europa. Ieri Pola ha deciso di festeggiarlo in occasione della Giornata mondiale della salute che quest’anno cade di domenica (il 7 aprile) perché è utile che se ne parli affinché la popolazione s’abitui a farne uso e a raccomandarlo.

Un esperimento riuscito
Ecco spiegato il motivo della conferenza di presentazione della vasta gamma di servizi offerti dal centro fondato nel novembre del 2022. In tanti stentano ancora a crederci ma la vicesindaca Ivona Močenić assicura che il “521” è un luogo “diverso, innovativo, unico nel suo genere non solo in Croazia ma anche in Europa che si è dimostrato all’altezza del compito e molto oltre”. L’assessore Ivana Sokolov conferma il giudizio: “In tanti non sanno ancora che cosa stiamo facendo e conviene ripeterlo: questo è un esperimento riuscito. In un anno e mezzo sono stati forniti 585 servizi a 308 utenti, il 70 per cento residenti a Pola e il resto negli altri comuni dell’anello. La maggior parte (due terzi) anziani, e gli altri in prevalenza persone colpite da varie forme di disabilità”.
Le due dipendenti hanno descritto il loro lavoro nei dettagli. Zuzana Hoti Radolović dice che il Centro 521 è nato per porgere servizi ma è diventato inaspettatamente un servizio esso stesso. La parte più vulnerabile della popolazione non riesce a districarsi nella rete normativa sempre più complessa, gli anziani soprattutto sono vittime di un analfabetismo digitale che subiscono loro malgrado. “Il nostro centro funziona secondo il principio delle porte aperte: tutti sono liberi di entrare direttamente dalla strada, senza prendere appuntamento, senza telefonare, senza chiedere ‘permesso’. Non siamo un’istituzione e non ci prendono per un’istituzione. Chi entra ha il diritto di dire tutto quello che sente il bisogno di dire e che non si permetterebbe mai di confessare ai servizi sociali, all’amministrazione cittadina. Chi ha bisogno di noi ci considera uno di loro e questo è esattamente ciò che volevamo. In senso lato, il nostro lavoro consiste nel collegare i bisognosi con gli uffici e gli enti e delle associazioni che dispongono degli strumenti per risolvere le loro difficoltà transitorie o croniche”.

Le consulenze offerte
Dunja Milin riassume la rosa degli argomenti delle consulenze offerte: l’assegno di inclusione, che è una novità nel campo dei servizi sociali, l’indice di invalidità, la coesistenza tra gli assegni di invalidità del vecchio ordinamento e l’assegno di inclusione della nuovo ordinamento, l’assegno di accompagnamento, l’importo minimo garantito, il bonus energia elettrica… Situazioni di disagio estremo sono quelle in cui il richiedente chiede dove poter lavare i panni e fare una doccia, dove trovare riparo quando fa freddo perché quella che chiama casa non ha le finestre e il tetto perde acqua, o come fare a rimediare almeno un pasto al giorno. “Ci sono giovani che potrebbero lavorare, ma si trovano in condizioni pietose e prima di poter cercare un lavoro con loro è necessario riportarli nelle condizioni igieniche indispensabili per rendersi presentabili in società. Per aiutarli a trovare un impiego, abbiamo imparato a copiare il modello dei Paesi scandinavi e cioè mettere in primo piano le loro abilità e non le disabilità. Ovviamente dobbiamo conoscere le leggi che i nostri utenti non conoscono e quindi non solo non sanno come realizzare un diritto, ma non sanno neanche di avere dei diritti. Abbiamo clienti con disturbi mentali ma lo psichiatra privato costa troppo e i più fragili non possono permetterselo. Nel nostro centro trovano un volto amico che è disposto ad ascoltare e nella gran parte dei casi basta questa disponibilità a fare la differenza”.

Zuzana Hoti Radolović e Dunja Milin.
Foto: DARIA DEGHENGHI

L’importanza del rendersi utili
Tuttavia niente di tutto ciò è realmente sufficiente per dedicarsi ai casi più gravi. Chi ha bisogno di essere seguito viene seguito dall’esposizione del problema alla sua soluzione, fossero pure necessari degli anni per raggiungerla. C’è stato il caso estremo di un giovane stremato dalla povertà che non aveva un paio di scarpe da calzare per andare in cerca di lavoro. Chi non possiede neanche un paio di scarpe non possiede di certo l’autostima necessaria per presentarsi a un potenziale datore di lavoro. A volte l’assegno sociale non risolve ma crea dei problemi o ingigantisce quelli inizialmente irrilevanti. “I giovani ridotti in questo stato vanno presi per mano e istruiti a fare anche del volontariato”, sostiene Dunja Milin che col suo approccio ha già salvato diversi dei nostri concittadini in preda alla disperazione: “Me li porto dietro a vedere la gente in necessità, in modo che provino il piacere di aiutare, di rendersi utili. Accompagniamo i nostri clienti dal medico di fiducia, all’ospedale, dallo specialista, ai servizi sociali. Tanti non sanno articolare i propri pensieri: siamo qui per parlare al posto loro. L’approccio multidisciplinare e la politica dei piccoli passi pagano: aiuti una persona, ne aiuti un’altra e poi una terza. La serie s’allunga. Hai aiutato l’intera comunità”.

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