Statuto di Buie del 1427: una finestra sul passato

Il sesto volume della «Collana degli Statuti», oltre alla trascrizione e alla copia dell’originale in latino, vede le traduzioni in italiano e in croato

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Statuto di Buie del 1427: una finestra sul passato
Numerosi gli storici e le autorità alla presentazione dello Statuto di Buie del 1427. Foto: ERIKA BARNABA

In seno ai festeggiamenti della giornata della Città di Buie, presso il teatro dell’UPA è stato presentato lo Statuto di Buie. Risalente al 1427, questo è il sesto volume della “Collana degli Statuti” che, assieme alla Regione istriana, viene finanziata dalle Città e dai Comuni che aderiscono al progetto, quindi in questo caso dalla Città di Buie che è anche l’editore. È stata quindi un’opportunità per intraprendere un viaggio nel tempo e celebrare il patrimonio storico e un altro passo verso la conservazione della ricca tradizione, non solo della città di Buie ma dell’intera Regione, in quanto costituisce una fonte importante per lo studio della cultura locale e delle relazioni sociali nell’intera penisola. Come modello per la presente edizione è stata usata la trascrizione custodita presso l’Archivio di Stato di Trieste, un prezioso documento storico che rappresenta il fondamento della comunità locale che è stato di grande importanza per la regolamentazione dei rapporti sociali, delle attività economiche e degli ordinamenti giuridici della città. Lo Statuto di Buie, risalente al 1427 e redatto da Bernardo Drion della Città di Belluno, durante il reggimento di Fantino Magno di Venezia, per il Ducal Dominio di Venezia, podestà del Castello di Buie, è considerato uno dei codici scritti più antichi del territorio istriano. Un documento molto importante che offre una visione dettagliata delle norme legali che hanno regolato la vita nella città in passato, coprendo vari aspetti come il diritto di proprietà, il commercio, l’eredità e l’insediamento, riflettendo pure il sistema feudale di quel tempo e rappresentando le condizioni sociali ed economiche dell’Istria medievale.

Tra passato e presente
A condurre la serata è stata Ivana Brčić che ha letto alcuni capitoli dello Statuto inerenti la vita, le abitudini e i “castighi” inferti in seguito ai modi di fare sbagliati. Tra il pubblico, il sindaco della Città di Buie, Fabrizio Vižintin, la vicepresidente della Regione Istriana in quota CNI, Jessica Acquavita, la soprintendente ai beni culturali per la Regione istriana, Lorella Limoncin Toth, l’assessore regionale alla Cultura e alla Territorialità, Vladimir Torbica. Ad anticipare i discorsi delle autorità è stato il poeta connazionale, Valter Turčinović che, con la sua poesia in dialetto buiese “Ajuto che Statuto”, ha saputo cogliere in modo spettacolare dei dettagli essenziali dallo storico statuto e raccontarli in rima facendoli sembrare quasi una favola.
Vižintin, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto ha rilevato come: “Oggi presentiamo uno dei tesori culturali e storici più importanti della nostra città, un volume che apre una finestra sul passato e ci permette di comprendere meglio come si sono sviluppate la nostra comunità, le nostre radici e tradizioni e come sono state costruite le basi dei valori che ancora oggi conserviamo e promuoviamo. I documenti storici, come lo Statuto di Buie, non sono solo una fonte di orgoglio per noi cittadini ma sono pure una risorsa fondamentale per gli studiosi, storici e tutti coloro che desiderano comprendere a fondo la storia dell’Istria. Questo Statuto non è semplicemente un testo giuridico ma è una vera ricchezza di informazioni sulla vita sociale, culturale ed economica di Buie del 15º secolo”.
Jessica Acquavita, buiese di nascita, ha invece sottolineato come questo Statuto sia un’altra prova che la Regione istriana ha davvero a cuore il nostro passato, il nostro patrimonio storico e culturale, rivolgendo un particolare ringraziamento all’Assessorato alla cultura e territorialità.
“Vorrei sottolineare uno dei passi dei saggi introduttivi che sono interessantissimi. Il secondo, che parla del senso di collettività che c’era una volta e dell’importanza di sentirsi buiesi. Il mio augurio e invito a tutti è di sentire l’importanza di essere buiese. Sentiamola nel cuore e andiamo orgogliosi di quelle che sono le radici e di quello che anche questo Statuto ci mostra, di come eravamo, di come siamo e di come poi saremo in futuro”, ha concluso Acquavita.

Sinergia di grandi studiosi
A fare una panoramica dei volumi pubblicati fino ad ora è stato invece Torbica: “La Collana degli statuti è iniziata nel 2007 grazie al professor Neven Budak, che è con noi dal primo giorno, come pure i professori Jakov Jelinčić e Josip Banić e numerosi storici e studiosi che hanno collaborato nella realizzazione dei vari Statuti. Il primo Statuto è stato quello di Duecastelli (inizio del XV secolo) e nella realizzazione del quale devo nominare la dottoressa Tajana Ujčić che è in realtà la persona che ha lanciato l’intero progetto e senza di lei non avremmo avuto nemmeno uno di questi sei volumi. Dopo Duecastelli sono seguiti gli Statuti di Dignano (1492), di Cittanova (1402), di Pinguente (1435), di Umago (1528) per arrivare oggi a quello di Buie (1427)”, ha concluso anticipando che lo Statuto del Comune di Portole sarà il prossimo e che il contratto per quest’ultimo è già stato firmato.
Sono stati poi gli autori Budak, Jelinčić e Banić a presentare il volume in sè mentre Nella Lonza, impossibilitata a presenziare, ma definita dagli altri autori l’anima del progetto, che in tutte le edizioni della collana ha seguito la parte giuridica, ha inviato uno scritto letto poi da Budak.

Uno Statuto durato 350 anni
“Questo Statuto rimase in vigore per più di 350 anni, fino alla caduta delle Serenissima. In quei lunghi secoli, la vita di molte generazioni dei nostri antenati fu adattata ai loro bisogni. Al giorno d’oggi, quando le leggi vengono approvate e modificate a una velocità sorprendente, che non consentono a nessuno, né ai cittadini, né ai Tribunali, né ad altre istituzioni governative di apprendere attraverso la pratica e persino di adattare la rigidità delle normative, non è fuori luogo notare che i nostri antenati non modificarono costantemente la vecchia legge, ma piuttosto la interpretarono e la migliorarono per servire la nuova era. Come ogni antico codice, ci racconta come i nostri antenati, i vostri concittadini, hanno affrontato alcuni eterni problemi della società umana e della vita comunitaria. Le loro risposte a queste sfide alle volte sono state molto diverse dalle nostre, ma a volte possiamo davvero riconoscerci nelle loro preoccupazioni e nei loro dubbi. Al momento dell’adozione dello Statuto, Buie era una piccola città ma con un ordinamento giuridico ben sviluppato”, ha sottolineato tra le altre cose la Lonza che firma pure la traduzione in croato.
Budak (redattore) ha sottolineato inoltre come lo Statuto di Buie si differenza dagli altri in quanto quelli pubblicati fino ad ora sono stati scritti originariamente in italiano veneto e sono stati tradotti solamente in croato. Tuttavia, questo di Buie è stato scritto in latino, quindi la traduzione comprende pure quella in italiano.
“Quando ho accettato questo lavoro, non sapevo che cosa mi aspettasse. La Ujčić mi ha suggerito di riunire attorno a me luminari di storia e diritto. Ma dopo lo Statuto di Duecastelli mi ha incoraggiato a pubblicarne altri”, ha raccontato Jelinčić, che si appresta a istruire le giovani generazioni per lasciar spazio a loro di continuare questo profondo lavoro di ricerca, concludendo che il suo desiderio è che questa collana raggiunga il suo obiettivo finale, cioè la pubblicazione di tutti gli Statuti istriani del medioevo.

Un testo comprensibile a tutti
Il conclusione, a prendere la parola è stato Josip Banić che, tra le altre cose, ha fatto tutte le trascrizioni: “Ringrazio per avermi dato la possibilità di far parte di questa storia, di questa Collana degli Statuti, che rappresenta in maniera molto bella la civiltà e la storia istriana. Ne sono entrato a far parte nel 2016, per caso, questo solo perché il mio lavoro di dottorato si collegava con la collana degli Statuti che in quel periodo trattava lo Statuto di Pinguente. Mi fa piacere che da allora come autore dei saggi introduttivi oggi posso presentare lo Statuto di Buie come uno degli autori principali”, ha rilevato, concludendo come la parte più difficile sia stilare i saggi introduttivi in quanto questi devono essere utili sia agli storici e accademici e, cosa più importante, devono essere leggibili e comprensibili pure alla gente comune, in questo caso ai buiesi.
Elogi e parole di gratitudine da parte degli autori pure per l’Editore esecutivo (Humaniora di Zagabria), per i recensori (Ivan Jurković e Dalibor Čepulo) e per Neli Mindoljević che ha fatto la revisione dei testi in croato. Del Comitato scientifico della Collana degli Statuti fanno parte invece Marino Budicin, Ivan Jurković (presidente), Nella Lonza e Marino Manin, mentre del Comitato di redazione Neven Budak, Maurizio Levak, Robert Matijašić (presidente), Vladimir Torbica (segretario) e Tajana Ujčić. La traduzione in italiano è firmata dalla società “Atinianum” mentre la soluzione grafica da Tvrtko Gregurić.
A proporre due intermezzi musicali con l’aria “De miei bollenti spiriti” tratta dalla “Traviata” di Giuseppe Verdi e “Buongiorno vecia Buie” è stato il tenore Kristijan Marušić accompagnato musicalmente dalla maestra Nada Matošević. A sorpresa, presentato da Valter Turčinović, a concludere la serata con arie violinistiche è stato Wolfhart Schuster, primo violino e professore all’Accademia austriaca di Linz.

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