Cinghiali. Nell’Istria settentrionale la situazione è fuori controllo

Gli agricoltori lamentano danni alle colture e l’impossibilità di risolvere il problema

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Cinghiali. Nell’Istria settentrionale la situazione è fuori controllo

Oramai è fuori controllo la proliferazione dei cinghiali nell’Istria settentrionale. Nei mesi scorsi i produttori d’aglio e altri imprenditori agricoli avevano chiesto un aiuto, ma ad oggi la situazione è degenerata senza riuscire a mettere un freno a questa devastazione dei raccolti. A occhi inesperti potrebbe apparire un fatto di poco conto. La verità è che stiamo parlando di un animale aggressivo e perfino potenzialmente mortale per l’uomo. Può essere, infatti, causa d’incidenti automobilistici e, come in questo caso, provocare devastanti danni nei campi agricoli, in quanto scava nei terreni e si ciba dei frutti faticosamente coltivati dagli agricoltori.

I cinghiali in cerca di cibo si avvicinano fino alle case e distruggono non soltanto i raccolti in piena campagna, ma pure quelli dell’orto. Gli agricoltori della zona hanno pertanto firmato una petizione, chiedendo aiuto per risolvere questo problema. Finora nell’Istria settentrionale sono state raccolte più di 1.350 firme.

Dario Antonac e Mirjan Stornoga alle prese con le firme per la petizione

“A volte succede d’imbattersi in branchi di cinghiali di 50-60 capi e chissà quanti ce ne sono”, dice Dario Antonac, agricoltore del Comune di Portole, presidente dell’Associazione dei produttori d’aglio istriano e promotore della petizione.

“Abbiamo anche paura, perché i cinghiali quando sono affamati possono sfondare la porta. Hanno mangiato tutto quello che avevamo per le galline ovaiole: mangime, farina di mais…”, aggiunge il suo collega Antonac Bančić, riferendosi pure ai danni oramai irreversibili che i cinghiali hanno causato nei terreni e che, a causa dell’elevata riproduzione e conseguente maggiore necessità di cibo, si avvicinano sempre più alle abitazioni. Secondo gli agricoltori, il problema si acuisce di giorno in giorno.

I terreni devastati

“Da settembre a novembre dell’anno scorso abbiamo avuto danni per circa 70mila kune. In seguito ci sono stati altri danni, che non abbiamo nemmeno denunciato. È impossibile farlo; comunque si tratta di cifre enormi”, rileva invece Alen Blažević.

A esprimere il proprio disappunto è pure Mirjan Stornoga, facendo notare che, anche se in minore quantità, a causare grandi danni negli oliveti sono pure i cervi. Con la petizione l’Associazione dei produttori d’aglio istriano ha bussato a una trentina d’indirizzi, ma soltanto pochi hanno promesso un aiuto. Secondo il promotore della petizione, il problema sta nel fatto che le Società venatorie hanno fatto orecchie da mercante all’ordinanza del Ministero dell’Agricoltura.

Alcuni enti ai quali sono state inviate le firme

“Il 20 dicembre 2018 il Ministero ha predisposto che il numero di cinghiali fosse ridotto al minimo biologico entro il 31 marzo 2023, ma siamo ben lontani da tale obiettivo”, afferma Dario Antonac.

Dalla Società venatoria viene invece sottolineato il grande impegno profuso per limitare i danni provocati dai cinghiali. Gli agricoltori vengono dotati di repellenti e di pastori elettrici per la protezione dei campi, mentre i cinghiali vengono nutriti con tonnellate di cibo nei boschi. Inoltre i cacciatori sono costantemente a caccia.

I pastori elettrici non bastano

Dario Antonac dice di aver tentato di tutto per proteggere i suoi terreni, dai repellenti, alla rete, fino al recinto elettrico, tutto a sue spese. “Non funziona niente – dice –. I cinghiali hanno troppa fame e per arrivare al raccolto hanno strappato i fili e sono entrati nei campi. Ho perfino offerto alla Società venatoria il mio aiuto nella costruzione delle postazioni allestite dai cacciatori sul percorso di questi animali. Sto perdendo la volontà di lavorare, anche se la coltivazione dell’aglio nella mia famiglia viene tramandata da generazioni”.

La delusione degli agricoltori è grande e la forza di lottare contro la devastazione dei campi è al limite. Con questo andamento inizieranno a scomparire pure i tanto ambiti prodotti a chilometro zero, che contraddistinguono l’Istria in molti ambienti gastronomici.

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