«Animo d’eremo». Quando Parenzo fa sognare

Andrea Cacopardo, scrittore, parla del suo nuovo libro

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«Animo d’eremo». Quando Parenzo fa sognare
Andrea Cacopardo. Foto: DENIS VISENTIN

Anche quest’estate Parenzo è visitata da molti suoi figli che vivono altrove. Uno di questi è Andrea Cacopardo, i cui avi erano parentini. “Sono nato a Torino nel 1977, ma vivo a Milano per motivi culturali, musicali e lavorativi. Parenzo è entrata nella mia vita da quando avevo venti giorni e ci torno ancora. I miei bisnonni erano parentini. Nonni e bisnonni, tutti siamo sempre stati qua nella nostra casa vicino alla torre. I genitori hanno proseguito con la tradizione del rientro qui a Parenzo e io ci torno tuttora”, ci ha detto, introducendo la nostra chiacchierata. Andrea scrive libri e ci siamo incontrati per parlare della sua ultima opera letteraria.

Come possiamo sintetizzare “Animo d’eremo”?
“È rappresentativo della mia emotività. In quel momento ero fermo e chiuso in me stesso. Se sei chiuso in te stesso, sei come in un eremo e per venirne fuori bisogna meditare. Per farlo devi pensare alle cose positive, fare una somma tra le cose negative e positive che stai vivendo, quindi chiamarlo ‘Animo d’eremo’ è stato un modo mio personale per cercare di uscire da questa tana che io stesso mi ero creato. Se facciamo un muro, creiamo una barriera, il modo che pensiamo sia il più esclusivo per poterci difendere. Invece ci dimentichiamo che ci stiamo difendendo da qualche cosa di esterno, ma ci stiamo chiudendo dentro noi. Non volendo interagire cerchiamo di riflettere. Riflettiamo solo alla fine, sul perché abbiamo eretto il muro e ci siamo sentiti protetti.
Il lavoro che ho fatto è stato un cercare di concentrarsi sulla differenza tra chiudersi dentro cercando di sopravvivere dimenticando però il motivo per il quale ci siamo chiusi tenendoci fuori. Mettendo un muro, teniamo sempre qualcosa fuori. Ed è un concetto di vuoto, su quello che siamo stati, di luce, di ombra.
Io sono nato a maggio. Quindi, essendo toro, molto ostinato e testardo, ho cercato di fare una sorta di arcobaleno, cercando di uscire dalla zona d’ombra in cui io stesso mi sono chiuso per fare la somma di questi concetti, pensando di difendermi da un qualche cosa di esterno. E invece ciò da cui mi difendevo ero esclusivamente io. Critichiamo sempre gli altri e diamo poco spazio a quello che siamo noi”.

Da dove giunge il concetto basilare del libro?
“Il concetto di ‘Animo d’eremo’ deriva da una lunga e forte meditazione su chi sono, a questo punto della mia vita, chi sono, che cosa ho fatto, perché sono arrivato e che cosa mi ha portato fin qui, che cosa posso salvare o gettare via. Tante persone e situazioni fanno parte del nostro percorso, ma non della nostra vita. Alcune cose sono destinate a rimanere indietro e a creare l’esperienza. Il vuoto è fino a un certo punto, poi devi ragionare su te stesso, chiederti chi sei, che cosa sei venuto a fare qui, cosa vorresti”.

Conoscere i propri limiti
Che cosa sono i sogni?
“I sogni sono l’unica benzina che abbiamo per poter andare avanti, senza quelli non si può guardare il tramonto, il mare, non si può sperare di vedere il mare il giorno dopo perché questo è un concetto abbastanza ovvio, ma non esiste niente di ovvio, niente di scontato. È un punto di svolta in noi perché dobbiamo cercare di vivere il più possibile sperando nei sogni e costruendoli. Tutto quello che si può sognare si può creare. Ma prima devi sognarlo e fortemente desiderarlo, non esiste una cosa né ovvia né scontata, deve essere un forte desiderio che si porta avanti. E io ho alcuni temi, sogni, scritti nel libro sotto forma di poesia. Il mare e gli arcobaleni sono presenti ovunque, come lo sono i sensi di luce, di ombra, di abisso, perché dobbiamo imparare a conoscere i nostri limiti, positivi e negativi, sperando di non toccare troppo il fondo. Prima d’intraprendere la via del non ritorno bisogna svegliarsi, guardare da lontano, capire qual è stato il nostro persorso fino a quel momento, quali sono le cose da abbandonare, quelle da portare avanti e come, far pace con sé stessi. Questo è un concetto in sospeso: chi pensa di essere arrivato non è mai partito. Dobbiamo accettare i nostri stessi cambiamenti”.

A quale pubblico rivolgi il tuo messaggio?
“‘Animo d’eremo’ è scritto per tutti coloro che vogliono leggere qualche cosa di sé stessi. Tutti troviamo noi stessi in qualcun altro, in qualcosa di qualcun altro. I concetti che ho scritto io sono di tutti. Ognuno di noi nella vita ha avuto momenti di estrema luce. Il messaggio è indirizzato alle persone che non s’interrogano. Chi non lo fa non va da nessuna parte”.

Dove nasce “Animo d’eremo”?
“A Parenzo, come tutti gli altri miei libri e le cose che penso. Parenzo è il luogo dove risiedono la felicità e l’amore, s’incontrano gli amici, la famiglia, gli affetti. La famiglia non è eterna, alcune persone sono destinate ad abbandonarci, i legami affettivi si dissolvono, Parenzo è il luogo dove c’è tutto, dove c’è la mia famiglia, si costruisce il sentimento tra le persone, il primo amore per il mare, la natura, per una donna, per l’osservazione. Parenzo è il luogo importante per l’osservazione, basta fermarsi. Se sei in movimento, non cogli quello che Parenzo ti può dare. Dalla sua osservazione nascono il 150% dei miei lavori. È il luogo perfetto per i sentimenti, che sono ciò che crea la letteratura, fatta di questi e di sogni. Parenzo fa sognare. E io ho cercato di estrapolare le mie sensazioni sia positive che negative e di fare un equilibrio da poi distruggere. Ogni meccanismo crea degli equilibri che poi si logorano, sono destinati a diventare statici”.

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