Un mostro marino chiamato plastica

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Un mostro marino chiamato plastica

Da dove arrivano i rifiuti che si accumulano sulle spiagge? Perché c’è una quantità industriale di plastica nel mare e quali danni può causare all’ecosistema? Possiamo fare qualcosa per aiutare la flora e la fauna marina? Le risposte a queste e a tante altre domande sull’argomento vengono svelate in parte al Museo di Scienze naturali nell’ambito della mostra “Plastica(mente) – un incubo marino di plastica”. Si tratta di una rassegna itinerante sulla problematica dei rifiuti in mare che rientra nel progetto Interreg Italia-Croazia ML-REPAIR, che unisce sette partner italiani e croati in azioni di sensibilizzazione e rimozione dei rifiuti in mare coinvolgendo cittadini, turisti e pescatori dei due Paesi.
I partner del progetto sono l’Università Ca’ Foscari di Venezia, M.A.R.E. Soc. Coop., l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – ISPRA, Limosa Soc. Coop., l’Istituto di oceanografia e pesca di Spalato, l’Ente pubblico Rera per la coordinazione e lo sviluppo della Regione di Spalato e della Dalmazia, nonché l’Associazione per la natura, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile Sunce (Sole) di Spalato.

Plastica in mostra davanti alla pescheria

Una mostra molto interessante e valida anche dal punto di vista didattico. Infatti, i laboratori che vengono organizzati sono dedicati soprattutto agli alunni delle classi inferiori. “L’evento ha suscitato grande interesse tra le scuole e siamo quasi sorpresi del fatto che tutte le date dei laboratori abbiano registrato il pienone – spiega Željka Modrić Surina, direttrice del Museo –. L’esposizione è stata inaugurata lunedì scorso e rimarrà aperta fino al 22 marzo quando l’Associazione Sunce organizzerà un evento che avrà luogo davanti alla pescheria. Nel corso della giornata metteranno in bella mostra tutta la plastica trovata recentemente in mare affinché passanti e acquirenti possano vedere di prima persona come stiamo inquinando la terra e in particolare modo il mare. È un tema molto attuale che va affrontato e discusso. I bambini che hanno preso parte ai laboratori finora hanno avuto reazioni molto positive, nel senso che si rendono perfettamente conto che qualcosa va urgentemente cambiato. Per fortuna l’Europa al momento non è ancora tanto minacciata da quest’inquinamento, come lo sono ad esempio le altre parti del mondo. Molto probabilmente ciò è dovuto anche al fatto che abbiamo iniziato a riciclare in tempo”.

Una vita lunga oltre 450 anni

Dai pannelli esposti nell’acquario del Museo, dove è stata allestita la mostra, si apprende che se non si interviene in maniera risoluta – avvisano gli scienziati – entro il 2050 il “peso” della plastica negli oceani sarà superiore a quello dei pesci. Inoltre, ogni giorno nelle immensità azzurre finiscono circa 12mila tonnellate di plastica, il che equivale al peso di 82 balenottere. Se poi si calcola che la “vita” di una bottiglia di plastica supera i 450 anni, trasformandosi poi in microplastica, la situazione è a dir poco allarmante.

Sensibilizzare i più giovani

Tea Kuzmić Rosandić, educatrice presso l’Associazione Sunce, che anche ieri ha organizzato dei laboratori per gli alunni, ha dichiarato che eventi del genere in Croazia servono in primis a sensibilizzare le persone, in particolar modo i più piccoli, al problema dell’inquinamento. “La mostra viene organizzata anche in Italia dai nostri partner. Fiume è la terza città, dopo Spalato e Zara, a ospitarla, dopodiché ci trasferiremo a Ragusa (Dubrovnik). L’evento punta per lo più sull’inquinamento marino, anche se una delle finalità è quella di insegnare ai bambini a riciclare i rifiuti affinché questo problema non venga trasferito dalla terraferma al mare. Nel corso dei laboratori i bambini ascoltano prima di tutto delle storie in merito all’inquinamento in generale, anche per farci capire se sono a conoscenza del problema o meno. Dato che trascorrono d’estate le giornate al mare, non hanno problemi a nominare quali tipi di oggetti di plastica e non solo possono venir ‘raccolti’ in spiaggia. Spieghiamo loro che anche dopo i 450 anni trascorsi in mare la plastica non svanisce ma, anzi, si trasforma in microplastica che poi viene ingerita dai pesci e dagli altri abitanti del mare. Abbiamo dei giochi mediante i quali possono vedere e provare cosa succede quando i pesci finiscono nelle reti o avvolti dai sacchetti di plastica, quali sono gli oggetti che possono venire ingeriti dai pesci. Devo ammettere che i bambini sono coscienti del fatto che si dovrebbe cambiare qualcosa, anche se è molto difficile farlo dall’oggi al domani, come ad esempio smettere di usare cannucce, bicchieri o posate di plastica. Credo però che con attività del genere si possa influire su queste generazioni e su quelle future e cambiare lentamente la situazione”, conclude Tea Kuzmić Rosandić.

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