Sovjak, a buon punto i preparativi per l’opera di bonifica

Acceso e molto emotivo il dibattito nella Casa dei difensori croati di Viškovo durante l’esposizione resa da esperti e rappresentanti del consorzio che eseguirà i lavori di risanamento della fossa nera

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Sovjak, a buon punto i preparativi per l’opera di bonifica
La fossa nera Sovjak vista dall’alto. Foto: Igor Kralj/PIXSELL

La fossa nera Sovjak è un tema caldo che vede coinvolti anche e soprattutto gli abitanti del Comune di Viškovo. Negli ultimi due giorni è stato organizzato un dibattito pubblico, il secondo del genere, negli spazi della Casa dei difensori croati locale. Della faccenda hanno discusso i responsabili dei lavori di bonifica e gli interessati, in prevalenza abitanti del circondario. Sono state esposte le i molteplici sfumature relative all’attesa da anni opera di bonifica tramite una presentazione formale durata un’ora. È partito poi il dibattito vero e proprio, anch’esso durato un’ora circa. I cittadini, specialmente quelli di età più avanzata, hanno preso in mano il microfono ed esposto i propri dubbi.

Cinque i relatori, esperti e rappresentanti del consorzio che eseguirà i lavori: Iva Jandriček del Fondo per la tutela dell’ambiente e l’efficienza energetica, Vladimir Kanić della Prospekt d.o.o., Slaven Soldo per il progettante Ivicom Consulting, Dario Kontošić dell’Istituto di salute pubblica della Regione litoraneo-montana e Igor Meixner per la ditta appaltatrice DLS.
Come già noto, la fossa nera Sovjak è stata colmata, a partire dal 1956 (e forse anche precedentemente) per concludere con l’anno 1991, di rifiuti pericolosi, per un volume complessivo di 250mila metri cubi. In essa vi sono stati individuati catrame, olio proveniente dai cantieri navali, petrolio grezzo, rifiuti petrolchimici e altro. La bonifica procederà in più tappe. Finora sono state predisposte le necessarie infrastrutture per poter procedere con l’installazione di un plateau sul quale si eseguiranno i lavori e verranno montate delle strutture provvisorie. I lavori di bonifica non sono ancora iniziati. Si sta procedendo con il montaggio delle gru, con la costruzione di un muro di sostegno, e con l’installazione di macchinari per la parte idrica. I rifiuti estratti verranno smaltiti nei vari Paesi dell’Ue che dispongono di inceneritori.
Dario Kontošić ha spiegato il funzionamento e le caratteristiche delle stazioni di misurazione dell’aria e si è parlato delle varie sostanze tossiche (H2S, SO2, polveri sottili, ecc.) che si possono riscontrare. Le rilevazioni si fanno ogni ora e vengono immediatamente inoltrate all’Istituto e postate su Internet. Igor Meixner ha sottolineato l’importanza che viene data alla salute dei cittadini, ma anche del personale che sarà ingaggiato per i lavori. La cornice legale in base alla quale è stato ideato il progetto corrisponde alle leggi in vigore in Croazia. È stato importante identificare i pericoli che possono incorrere, come incendi, infortuni o emissioni inquinanti. Sono state pianificate misure preventive come pure misure d’emergenza nel caso le prime falliscano. Si procederà, inoltre, a un’esercitazione di evacuazione che sarà guidata dalla Protezione civile della Regione. Tutte le procedure di comunicazione sono state pianificate in modo da essere pronti a ogni eventualità in ogni momento. La zona di evacuazione ricopre uno spazio di 200 metri intorno alla fossa. Sono stati presentati i punti d’incontro e le direzioni in cui muoversi.

La fossa nera vista da vicino.
Foto: RONI BRMALJ

Il dibattito
L’ingegnere Igor Meixner ha fatto da portavoce per il gruppo di esperti e ha provveduto a rispondere in modo pacato e argomentato a tutte le domande rivolte dai cittadini, molti dei quali hanno parlato con una forte carica emotiva.
Un cittadino ha chiesto perché non vengono misurati i parametri delle polveri sottili di spessore pn 2,5. Meixner ha affermato che questo valore è molto importante per la salute e pericoloso se viene superato, ma ha ribadito che questo parametro non era previsto come requisito da controllare. Si è discusso, inoltre, sul perché sia stata definita un’area d’evacuazione di 200 metri.
Al paragone proposto da un cittadino tra le discariche di Sovjak e Viševac, la risposta è stata che si tratta di due casi completamente diversi sia per il campo legislativo che progettuale, effettivo o altro. Rispondendo a una persona che ha letto per quasi 10 minuti un proprio testo preparato in anticipo, nel quale elencava numerosi argomenti fra i quali l’idea che alcune cose potessero essere state fatte in modo diverso, Meixner ha replicato che loro, da esperti di un settore specifico, devono provvedere a procedimenti e decisioni in base a prove reali e non sulla base di supposizioni.

Dario Kontošić, Igor Meixner, Vladimir Kanić, Slaven Soldo.
Foto: RONI BRMALJ

Dati truccati?
I presenti hanno espresso scetticismo verso la veridicità delle misurazioni eseguite, hanno espresso il timore che i dati possano essere stati manipolati o che la manutenzione delle centraline di misurazione non sia stata fatta in maniera adeguata. Meixner ha spiegato che l’Istituto di salute pubblica garantisce la validità e la correttezza dei dati e che l’equipaggiamento è stato acquistato dalla una ditta slovena. Ha ribadito che questo è un progetto d’importanza nazionale e che nessuno si permette di “giocare con i numeri”. I risultati delle misurazioni vengono archiviati per un periodo piuttosto lungo in modo da potere essere consultati dall’Ispettorato.
Cosa succede se il partner estero decide di rinunciare o se riscontra difficoltà? In tal caso sono già stati selezionati dei partner alternativi in grado di ovviare a quest’eventualità. Sono stati individuati e concordati, in aggiunta a quello deciso in questo momento, altri tre luoghi per lo scarico dei rifiuti.
I presenti hanno richiesto anche delle spiegazioni riguardo all’indagine avviata dalla Procura europea (EPPO) contro due cittadini croati sospettati di avere dato e ricevuto tangenti per traffico di influenze illecite, e nell’inchiesta è stato menzionato anche il progetto di risanamento della fossa nera Sovjak. Ha risposto Iva Jandriček, dicendo che si continua a operare attenendosi ai piani prestabiliti e che i lavori stanno proseguendo. Ha ribadito che c’è stato un concorso internazionale. “Finora è stato versato un anticipo del 10% e questi sono dati pubblici”.
È stata poi espressa preoccupazione su che cosa accadrà quando inizieranno i lavori di estrazione e le sostanze andranno a mescolarsi tra loro. Un cittadino ha proposto venga adottato un procedimento di lavoro che prevede una chiusura ermetica della fossa, che a sua detta sarebbe la soluzione migliore. Meixner ha detto che il metodo scelto è stato approvato da alcune delle più grandi autorità europee in materia. La tecnologia che sarà usata ha ottenuto il maggior numero di approvazioni tra quelle valutate. I 20 cm d’acqua che saranno presenti nella discarica fungono da membrana in modo da non disperdere nell’aria le sostanze inquinanti.
Che cosa fare nel caso in cui potesse avvenire “un disastro ambientale”, ha chiesto uno dei cittadini presenti. Gli è stato risposto che le misurazioni vengono effettuate costantemente e che ci sono varie tappe di allerta prima di arrivare a una situazione di emergenza vera e propria. Per ogni tappa si provvederà a calmare la situazione e se nulla dovesse funzionare, si procederà con l’evacuazione. Non si vuole assolutamente giungere a una situazione in cui “la gente è obbligata a fuggire di casa al suono di una sirena d’allarme”. Una sirena d’allarme c’è, ma è rivolta ai lavoratori impegnati sul campo. Quando la situazione peggiora gli interessati vengono immediatamente avvertiti. Si presuppone comunque che non ci saranno assolutamente situazioni allarmanti.
Una serie di domande è risultata meno precisa. I cittadini hanno chiesto che cosa può succedere in caso di vento di scirocco ovvero se esso può compromettere le veridicità dei parametri misurati. Meixner ha risposto che coloro che gestiscono il progetto saranno responsabili se ciò accadesse. Alla domanda se ci sia la possibilità di effettuare un’analisi parallela sul numero di persone che si ammalano di tumore o malattie simili, l’ingegnere ha risposto che esiste la possibilità di farla prendendo in considerazione i casi del passato e fare una previsione dell’andamento futuro. A quanto affermato dall’ingegnere, uno dei cittadini ha detto soltanto “al giorno d’oggi si può fare tutto”. È stato chiesto anche di consultare le liste con i nomi dei cittadini che si trovano nella zona di evacuazione, ma i dati sono protetti dalla legge sul diritto alla privacy GDPR.
I preparativi per l’opera di bonifica sono in fase avanzata e non si è mai stati così vicini a una soluzione del problema Sovjak. I lavori dovrebbero durare 22 settimane. Informazioni sul sito jama-sovjak.eu è sull’app per cellulari Android e Apple.

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