Ricerca, miracoli con pochi fondi

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Ricerca, miracoli con pochi fondi

Mentre in tanti attendono con trepidazione l’epilogo dei Mondiali di calcio in corso di svolgimento in Russia, giunti ora alla fase più calda, c’è chi invece sceglie di andare controcorrente e alle gesta in campo di Modrić, Neymar o Mbappé preferisce celebrare l’attività e le scoperte di ricercatori e scienziati e rendere così un doveroso omaggio a chi quotidianamente lavora nell’ombra per semplificarci la vita e rendere, per quanto possibile, questo mondo un posto migliore. Ed è proprio partendo da questa premessa che il Campus universitario di Tersatto ha ospitato ieri la Conferenza del Consiglio scientifico internazionale. Si tratta del primo convegno di questo genere in Croazia, che ha portato a Fiume alcuni dei più autorevoli ricercatori croati che si sono affermati all’estero, i quali nell’arco di tutta la giornata hanno tenuto numerose lezioni e tavole rotonde, spaziando da tematiche prettamente scientifiche a quelle sociali come filosofia, sociologia ed economia.

Un’occasione per svoltare

“L’obiettivo della manifestazione è quello di avvicinare i cittadini alla scienza e ai ricercatori, nonché di evidenziare l’importanza e l’impatto positivo della ricerca nella nostra quotidianità – ha sottolineato la rettrice, Snježana Prijić Samaržija, che ha fortemente voluto organizzare proprio a Fiume l’evento –. Si tratta di una preziosa opportunità per creare un legame ancora più stretto tra scienza e società, per un confronto continuo su temi cruciali della ricerca scientifica in Croazia”.
Un altro dei punti cardine del simposio è quello di rimarcare come in Croazia l’investimento nella ricerca sia ancora insufficiente.
“Le nostre istituzioni scientifiche e i centri di ricerca fanno sempre più fatica a tenere il passo con l’Europa – ha avvertito –. È chiaro che come Paese investiamo troppo poco, ma è anche vero che noi, in qualità di istituzioni, non facciamo abbastanza e che i nostri istituti di ricerca non sempre sono bene organizzati ed efficienti. Serve quindi una forte unione d’intenti e condivisione su questo asse. Pertanto mi auguro vivamente che questo incontro possa rappresentare la svolta”.

Numeri imbarazzanti

Stando alle ultime rilevazioni, la Croazia investe soltanto lo 0,85 per cento del PIL nella ricerca, contro il 3% della media europea, il che la colloca in fondo alla classifica.
“Sono numeri imbarazzanti – ha commentato la fiumana Aleksandra Kanjuo Mrčela dell’Università di Lubiana –. Però la Croazia possiede un potenziale enorme, perché abbiamo tantissimi ricercatori affermati e apprezzati a livello internazionale. In altre parole, se riusciamo a produrre menti brillanti investendo poco, figuriamoci dove potremmo arrivare investendo di più. Purtroppo la posizione della ricerca è problematica un po’ in tutto il mondo e non soltanto in Croazia”.
Uno dei temi più ricorrenti è certamente la fuga dei giovani all’estero, tra cui ci sono anche tanti ricercatori. “Il problema non è il fatto di andare via, ma di non tornare una volta terminati gli studi o raggiunta una certa specializzazione – ha sottolineato Dražen Prelec del MIT di Boston –. I ricercatori non hanno un sostegno adeguato nel loro lavoro, spesso sono costretti a lavorare in condizioni difficili o in istituti poco competitivi, per non parlare poi degli stipendi. Nel momento in cui verranno offerte loro condizioni migliori, non ci sarà più a tutti i costi una fuga all’estero e chi ci andrà, statene certi, farà ritorno”.

La ricerca come leva dell’economia

La ricerca scientifica croata ha insomma bisogno di un futuro migliore, fatto di investimenti strategici, di programmazione, di trasparenza e di incentivi al merito. Ma soprattutto la Croazia ha bisogno di una ricerca produttiva e competitiva, nonché di nuovi posti di lavoro e di un’economia che ritorni a crescere, come ha infine aggiunto Igor Mezić dell’Università della California (Santa Barbara). “L’unico modo per avere un’economia sana e in crescita è investire in ricerca, innovazione, tecnologia, istruzione ed educazione. Serve un cambiamento culturale, che riconosca alla ricerca scientifica il suo ruolo fondamentale come motore delle politiche di sviluppo, rilancio e innovazione. Da troppo tempo si assiste purtroppo a una generale mancanza di interesse culturale e politico nei confronti della ricerca, il che ci allontana sempre di più da Paesi come Stati Uniti, Germania o Francia, e che si configura come una grave mancanza d’interesse verso il futuro del Paese”, ha concluso il ricercatore fiumano.

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