Nostalgia canaglia, forse non solo quella

Interessante dibattito sul futuro di Cantrida e del nuovo stadio

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Nostalgia canaglia, forse non solo quella
Lo stadio di Cantrida. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

La Società degli architetti di Fiume ha organizzato un dibattito pubblico, parafrasando il titolo del libro “Come leggere la città” di Radmila Matejčić, proponendo il titolo “Come pianificare la città”, con riferimento al “progetto Cantrida”. Dopo più di tre ore di interventi qualificati, di domande e risposte, arriviamo a una conclusione. Ci sono due “scuole di pensiero”, possiamo dire, contrapposte. Non lo sono dichiaratamente, ma possiamo dedurlo dal tono, leggendo tra le righe. Da una parte c’è la politica e dall’altra gli “affetti ai lavori” e i cittadini. Da che cosa lo deduciamo?

Lo scorso dicembre, come un fulmine a ciel sereno, era stato presentato un progetto di massima legato all’ipotesi di far tornare il calcio a Cantrida. L’autore del progetto, Siniša Zdjelar, che ha partecipato anche al dibattito nella sede della Società degli architetti, incaricato dal presidente del Rijeka calcio Damir Mišković, ha proposto una formula in base alla quale la costruzione di uno stadio nuovo a Cantrida sarebbe stato possibile in cambio della possibilità per l’investitore di aggiungervi dei contenuti remunerativi. Lo stadio, un impianto con una capienza di 14-18mila spettatori che, con qualche ritocco, potrebbero arrivare a 18.500, verrebbe “regalato” alla città e ai tifosi in cambio della possibilità di costruire nell’area un albergo e tre grattacieli, il tutto a pochi metri dal mare. Si parla di circa 45mila metri quadrati di spazi commerciali e residenziali, contenuti in tre torri alte oltre 100 metri.

Sfruttare aree in degrado
L’architetto Zdjelar ha spiegato che l’iniziativa di Mišković è dovuta alla pressione dei tifosi che vorrebbero rivedere il loro Rijeka giocare a Cantrida. Da qui lo sforzo per trovare una soluzione. Questa è stata salutata, possiamo dire, quasi con entusiasmo dai politici. Ha incontrato un consenso tra forze politiche tradizionalmente contrapposte. La bontà dell’idea è stata sottolineata dal ministro del Mare, trasporti e infrastrutture, da poco riconfermato, Oleg Butković (HDZ) e da quelli che dovrebbero essere i suoi acerrimi avversari, il sindaco Marko Filipović e il presidente della Regione Zlatko Komadina. Poco dopo, il Consiglio cittadino ha approvato le integrazioni e le modifiche al Piano urbanistico che ai contenuti sportivi e ricreativi hanno aggiunto strutture commerciali e residenziali.
A distanza di quasi cinque mesi, si è riusciti, finalmente, a mettere insieme tutti, politica, architetti e urbanisti, nonché i diretti interessati, cioè i residenti. L’intervento introduttivo non ha riguardato direttamente né Fiume né Cantrida. Il professor Janez Koželj, per lunghi anni professore alla Facoltà di Architettura a Lubiana, città in cui ha interpretato con successo anche un ruolo politico come vicesindaco di Zoran Jankovič, ha illustrato i progetti che si è riusciti a realizzare nella capitale slovena con il principio del partenariato pubblico-privato. In breve, le industrie dismesse, le aree in stato di degrado, vennero offerte agli investitori con delle chiare idee di sviluppo. È un buon esempio di aree riqualificate grazie alla figura dell’”architetto di corte” e a quella del sindaco, uomo d’affari. Buone idee e burocrazia ridotta al minimo hanno consentito di portare a termine 35 progetti.

I grattacieli di Fiume una necessità
Tihomir Jukić, professore emerito alla Facoltà di architettura di Zagabria ha accennato alle specificità di Fiume, che negli Anni 60 e 70, a causa della necessità di manodopera, ha dovuto assicurare delle abitazioni a tutti. Lo ha fatto costruendo i grattacieli. “C’era un’esigenza precisa, ma i grattacieli non li hanno mai messi in riva al mare”, ha detto, parole seguite da un lungo applauso a cui hanno partecipato architetti, urbanisti, cittadini, ossia tutti. Quel complesso, i grattacieli, è chiaro, non verranno sicuramente destinati alle giovani famiglie in cerca di un abitazione sostenibile, abbordabile. Possiamo escludere l’ipotesi che si tratti di una manovra speculativa? La nostalgia dei tifosi, o di una parte di essi, insoddisfatti dello stadio di Rujevica, può giustificare un intervento di questa portata in un’area che, a differenza di quelle di Lubiana, indicate dal professor Kuželj, non possiamo definire devastata?

Il dibattito ha suscitato grande interesse.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

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