«Medici di famiglia dimenticati dallo Stato»

Tribuna dell’Associazione «Da štima svima» sul crescente problema della carenza di specialisti in medicina generale

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«Medici di famiglia dimenticati dallo Stato»
Davor Štimac, Leonardo Bressan, Leonida Domijan Fišter e Zlatko Komadina. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

“Il settore della medicina generale si sta distruggendo volutamente e contemporaneamente aumenta il numero di policlinici privati. Noi siamo seriamente preoccupati”, ha esordito il dott. Leonardo Bressan, presidente del Comitato per la salute dell’Assemblea regionale e del Coordinamento dei medici di famiglia della Regione alla tribuna organizzata dall’Associazione “Da štima svima” a bordo del botel Marina sul tema “Allarme per la medicina generale”. Oltre a Bressan, vi hanno partecipato il presidente della Regione, Zlatko Komadina e il consigliere cittadino e presidente del Comitato per la salute in seno al Consiglio cittadino, Davor Štimac. La poltrona riservata al ministro della sanità Vili Beroš è rimasta vuota. Pur avendo annunciato la sua presenza, un’ora prima dell’inizio della tribuna ha fatto sapere di essere stato trattenuto da un impegno inaspettato, una riunione sul tema della ricostruzione, e di non potere prendervi parte. Presente, inoltre, Silvia Hunjadi Korošec, capodipartimento regionale provvisorio per la sanità, i direttori delle istituzioni sanitarie fondate dalla Regione e un folto pubblico. Moderatrice, Leonida Domijan Fišter.

“Sono sei anni che continuiamo a sottolineare il problema della carenza di medici di famiglia. In questo periodo non sono stati presi provvedimenti e ora la situazione si è aggravata ulteriormente. La popolazione invecchia e invecchiano anche i medici. La rete comprende 760 medici che hanno superato i 60 anni d’età e 133 che sono in pensione, ma continuano a lavorare, non per piacere, ma perché consapevoli della situazione. Nel 70 per cento dei casi si tratta di donne che hanno raggiunto l’età del pensionamento e che non possono portare il carico di tutto il sistema fino agli ottant’anni. L’assistenza sanitaria primaria è in pericolo per 118mila persone”, ha precisato il dott. Bressan.
Zlatko Komadina ha ricordato che la Regione gestisce circa la metà dell’assistenza sanitaria, in qualità di fondatore della Casa della salute, dove la situazione è migliore rispetto a quella dei medici che hanno un contratto con l’HZZO e dove si sta verificando uno scambio generazionale. “Il problema principale è che lo Stato non ha permesso ai medici convenzionati di finanziare le specializzazioni. La Regione sta finanziando 56 specializzazioni di medicina generale tramite la Casa della salute, di cui una parte riguarda la ginecologia e la pediatria”, ha spiegato Komadina.
Davor Štimac ha illustrato la situazione paragonandola all’andamento demografico. “La Regione conta 266mila abitanti, la Città di Fiume 107mila circa. Se proseguirà questa tendenza demografica, tra 6 anni Fiume conterà meno di 100mila abitanti. Al sesto anno del corso di laurea alla Facoltà di Medicina sono iscritti 120 studenti, di cui 23 della nostra Regione. Un numero insufficiente, soprattutto perché non c’è interesse per le specializzazioni in medicina generale. Uno dei motivi è lo stipendio che è del 40 per cento inferiore rispetto a quello dei medici ospedalieri, l’altro è che ne vengono messe a disposizione pochissime e quindi un medico deve aspettare degli anni per ottenerla”, ha detto Štimac.

Notevole l’interesse per la tribuna.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

“A mio avviso il maggiore ostacolo è l’Istituto nazionale per l’assicurazione sanitaria (HZZO) perché si atteggia a legislatore, mentre questo ruolo dovrebbe averlo il Ministero. I soldi per le specializzazioni ci sono perché per l’assistenza sanitaria primaria, che comprende 15 attività diverse, viene speso il 7 p.c. dell’importo complessivo assicurato per la sanità, di cui il 4 p.c. riguarda la medicina generale”, ha rilevato Bressan.
Štimac ha aggiunto che la metà dei medici di famiglia non ha la specializzazione. “Negli ospedali i medici ottengono la specializzazione a 25 anni, mentre nella medicina generale lavorano medici di 40-45 anni senza la specializzazione. Tra gli studenti i rami preferiti sono le specializzazioni in dermatologia, medicina fisica e riabilitativa, oftalmologia, radiologia e anestesiologia, un totale cambiamento rispetto a vent’anni fa quando gli studenti preferivano la chirurgia e la medicina interna”, ha detto.
Leonardo Bukmir, già titolare della Cattedra di medicina generale nella Facoltà di Medicina, ha spiegato che il problema della carenza di medici sta nel monopolio che le Case della salute hanno sulle specializzazioni. “Non dovrebbe essere importante chi è il fondatore, ma puntare sulla qualità del servizio”, ha detto.
Tra gli altri motivi elencati la pessima gestione delle risorse destinate alla sanità in quanto il problema riguarda tutto il sistema e la politica non può risolverlo senza coinvolgere la professione. Le conclusioni della tribuna verranno inviate al ministro Beroš.
“La possibilità che migliaia di persone rimangano senza il medico di famiglia è reale. Invito il Ministero, con il quale il Coordinamento è in contatto, ad ascoltare le nostre proposte e a imparare a gestire meglio questa fetta della sanità, perché il problema riguarda anche altre parti del Paese”, ha concluso Bressan.

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