Fiume. Cosa c’è tra gli scarti metallici? I misteri dentro la montagna

«Možemo!» ripropone la questione del trattamento delle materie prime secondarie a cielo aperto in pieno centro

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Fiume. Cosa c’è tra gli scarti metallici? I misteri dentro la montagna
Il cumulo di ferraglia nel porto di Fiume. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Cosa è contenuto nelle nubi di polvere sollevate dal vento, che provengono dall’area del porto in cui vengono depositati cumuli di rifiuti metallici? Cosa c’è nell’acqua piovana, che finisce in mare dopo aver “sciacquato” la montagna di metallo? Se lo chiede il cittadino comune, che ha difficoltà a raggiungere le fonti da cui ci si aspettano delle risposte. Non ci riescono, a dire il vero, nemmeno i politici. Ieri si sono rivolti ai media i rappresentanti di “Možemo!”, sul binario 1 della Stazione ferroviaria, a pochissima distanza dall’imponente piramide metallica che cresce di giorno in giorno, a vista d’occhio, prima di scomparire provvisoriamente all’arrivo della nave che porta il materiale nei porti della Turchia.

«Tutela ambientale bassissima»
“Comprendiamo la necessità di svolgere attività come questa – ha comentato Nebojša Zelič, capo della sezione fiumana del partito e membro del Consiglio cittadino –, ma non è ammissibile che il materiale venga manipolato a cielo aperto, in pieno centro città, a pochi passi dalla stazione ferroviaria e dall’ospedale. Avevamo posto la questione prima dell’estate, ma nessuno ci ha dato delle risposte. Nel frattempo, siamo testimoni di due episodi gravi legati al trattamento dei rifiuti. Uno è avvenuto a Fiume, all’interno dell’isola ecologica di Pehlin, da dove per giorni si diffondeva una nuvola di fumo seguita all’incendio che ha investito i rifiuti destinati al riciclo.
Successivamente, c’è stato l’incendio con tanto di catastrofe ambientale a Osijek. Alcuni anni fa anche qui dove viene raccolto il metallo di scarto si era sviluppato un incendio. Non abbiamo mai potuto scoprire cosa sia bruciato. Infine, vorrei aggiungere che la montagna di rifiuti metallici sorge accanto ai complessi di magazzini Metropolis, considerati patrimonio culturale”.
Orjen Petković, oltre a essere consigliere di “Možemo!” nell’Assemblea regionale, può anche essere considerato un “addetto i lavori” con il suo dottorato di ricerca in chimica dell’ambiente: “Le modalità con le quali viene trattato il materiale corrispondono agli standard della prima metà del secolo scorso. Nel 2023 non è accettabile manipolare all’aperto scarti metallici provenienti da fonti diverse. È discutibile la tecnologia adottata nel trattare il materiale, il luogo dove ciò avviene e, infine, il sistema di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico. I rilevamenti attuati dall’Istituto regionale di salute pubblica vengono effettuati con centraline che raccolgono dati generali senza considerare la necessità di analisi specifiche. Non si rileva, per esempio, la presenza di determinate sostanze contenute nelle polveri sottili (PM2,5 e PM10). Si sa con certezza che non vi sono materiali radioattivi, ma ci sono meno certezze in merito alla presenza di cadmio, piombo, nichel o cromo. Non ne sappiamo nulla”.
È intervenuta, quindi, Sandra Benčić, deputata al Sabor e presidente della Commissione ambiente in Parlamento: “Ieri sono stata a Pisino dove ci sono pure dei problemi con i rifiuti d’importazione, in quel caso plastica, materiale classificato come non pericoloso, ma che non ha completato il ciclo di recupero in quanto la ditta che ne era proprietaria e fallita. Qui sta succedendo qualcosa di simile come nel porto di Spalato dove si tratta del materiale all’aperto. In tutti questi casi, purtroppo, emerge il fatto che il livello di tutela ambientale in Croazia è bassissimo. Attività come questa che vediamo qui vicino si sono sempre svolte, si svolgono tutt’ora e si svolgeranno anche in futuro. Ora che facciamo parte dell’Unione europea è il momento di adeguarci a dei nuovi standard. Ovviamente, ciò determinerà la necessità di investire risorse di cui buona parte delle imprese sicuramente dispongono”.

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