Fiume. «Casinò sì, ma il burek no»

Un tour tra le numerose panetterie di Fiume. Domenica, giorno di chiusura, è sinonimo di danno diretto alle attività secondo Flamur Qenaj, gestore di un panificio a Torretta. Infatti, le perdite registrate ammontano a circa il 10 per cento del fatturato totale

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Fiume. «Casinò sì, ma il burek no»
La panetteria porta anche la dicitura in lingua italiana. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Fa parte della nostra cultura, anche per il suo significato simbolico, come sinonimo di qualcosa di irrinunciabile. Non andiamo oltre alla ricerca di accostamenti biblici e storici, limitandoci a considerarlo come un prodotto alimentare di cui quasi tutti noi abbiamo bisogno. Come abbiamo detto, è qualcosa di irrinunciabile, ogni giorno, ma c’è da poco in vigore una legge che, in qualche modo, ci impedisce o, quantomeno, ostacola e rende più difficile l’acquisto del pane la domenica.

La legge vale, o dovrebbe valere per tutti, dagli ipermercati alla panetteria sotto casa. Possono rimanere aperti, come dice la legge, soltanto 16 domeniche all’anno. La grande distribuzione si arrangia, indicando ai clienti la rivendita della rete che è aperta quella domenica o quell’altra, di fatto, senza rimetterci. Mettere sullo stesso piano l’ipermercato e la panetteria, però, presenta qualche interrogativo.

Non tutti si espongono
Di panetterie a Fiume ce ne sono parecchie, piccole e grandi, con punti di vista non sempre convergenti. Ne abbiamo visitati una decina trovando i titolari disposti a parlare in modo informale, senza mettersi davanti all’obiettivo o al microfono. Tutti, tranne uno. Flamur Qenaj è figlio del titolare del panificio “Arena” a Torretta ed è lui che dirige l’attività, cioè il forno e la rivendita che ha la particolarità di aver sempre lavorato 0-24, sfamando i giovani reduci dalla movida e i residenti, abituati a comprare il pane, ma anche dolci e altro, a qualsiasi ora del giorno o della notte. Orario limitato e le canoniche 16 domeniche lavorative all’anno cosa significano per un’attività come questa? “Semplicemente, ci rimettiamo. La domenica è per noi il giorno in cui vendiamo di più. A prescindere da ciò, ritengo che la legge entrata in vigore sia più penalizzante per certe categorie, come la nostra. Ai supermercati chiusi c’è sempre un’alternativa e loro, alla fine, non ci rimettono”, è il ragionamento di Flamur Qenaj basato sul fatto che, in un modo o nell’altro, il consumatore riesce ad acquistare ciò di cui ha bisogno, in un altro posto o in un altro giorno. Per il pane o per i prodotti di pasticceria è diverso. Un calcolo approssimativo lo abbiamo fatto noi. Togliendo 36 domeniche, nel migliore dei casi, un panificio-panetteria perde il 10 per cento del fatturato. “Nel nostro caso andiamo anche oltre – precisa il fornaio –, e vorrei aggiungere che qui diamo lavoro a venti persone. Comunque, nonostante la nuova legge, non intendiamo licenziare nessuno e non l’abbiamo fatto nemmeno durante la pandemia. Ciò che mi dà fastidio è che un fast food non ha le nostre stesse limitazioni anche se, spesso, vende ciò che vendiamo noi. Un’ultima cosa, e mi fermo qui, date un’occhiata più in là. Loro non hanno limitazioni e la gente può andarci 0-24 e gettare all’aria centinaia di euro. Allo stesso tempo, uno non può mangiare il burek a mezzanotte”. Il panificio che abbiamo visitato si trova a pochissimi metri da un casinò che, tra l’altro, non dovrebbe nemmeno trovarsi lì, in quanto troppo vicino alla scuola elementare. Questa, però, è un’altra storia.

Flamur Qenaj, gestore di uno dei panifici 0-24.
Foto: LUCIO VIDOTTO

Nuovi espedienti
Si stanno cercando espedienti, trucchi e trabocchetti, ogni sorta di varco in una legge che sta presentando molti lati discutibili. Certe cose ce le hanno detto gli esercenti stessi, altre le abbiamo sentite da fonti solitamente ben informate. C’è chi starebbe pensando di cambiare lo status della rivendita, trasformandola in fast food, per aggirare i limiti degli orari. Questo caso è meno originale di questo che andiamo ad annunciare. Una panetteria starebbe per essere affiancata da un’altra, stesso titolare, ma altra persona giuridica. Aprire un’azienda, una società a responsabilità limitata, oggi costa quanto un caffè. Ci sarà un po’ di lavoro aggiuntivo per il commercialista, ma invece di 16 potrà restare aperto 32 domeniche. Concludiamo con un ultimo caso, diverso dagli altri. “Ho da tempo seri problemi di personale e dover restare aperto tutte le domeniche è per me un grosso problema. Pertanto, la nuova legge mi va benissimo”.
Ci è bastato un solo giorno per renderci conto di una cosa. Le leggi vengono scritte per essere aggirate e anche il sapersi arrangiare, senza andare a infrangere la legge, fa parte della nostra cultura.

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