Ferrovie e Port Authority: insieme per lo sviluppo del porto

Il potenziamento dell'infrastruttura ferroviaria e di quella stradale rappresentano due punti cardine del progetto dello Zagreb Deep Sea Container Terminal

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Ferrovie e Port Authority: insieme per lo sviluppo del porto

Negli anni Novanta, con lo sfascio dell’ex Jugoslavia, con gli eventi bellici, con i mutamenti nei traffici internazionali e con una serie di privatizzazioni non andate a buon fine, Fiume ha perso la sua leadership come centro industriale e di transito. Molte delle sue industrie non sono sopravvissute, ma ridiventare un punto di riferimento per quanto riguarda il traffico marittimo non è soltanto un sogno. Non lo nascondono né il direttore della Port Authority, Denis Vukorepa, né il ministro del Mare, traffico e infrastrutture, Oleg Butković, che l’obiettivo è, nel giro di pochi anni, diventare il principale porto container dell’Alto Adriatico.

Opere infrastrutturali

Per raggiungere il traguardo sono necessarie delle grandi opere infrastrutturali collaterali. Attualmente Fiume ha il suo terminal in Brajdica che a sua volta viene ampliato per consentire l’attracco delle portacontainer di nuova generazione, ma sul lato occidentale, dall’altra parte del bacino portuale, sorgerà il Deep Sea terminal in Molo Zagabria in funzione del quale sono in fase di realizzazione dei progetti paralleli. Abbiamo avuto modo di scrivere ripetutamente della D403, la statale che collegherà il futuro terminal all’allacciamento di Valscurigne. In prossimità del terminal, lontano dagli occhi dei comuni mortali, si è ormai nella fase conclusiva del progetto di ristrutturazione e sostituzione dei binari, ben dodici, dalla zona dei silos dinnanzi la stazione ferroviaria verso Ovest, nell’area riservata al traffico merci. Il progetto in sostanza è semplice, ma complesso nella sua realizzazione. Gli investitori sono due, l’HŽ Infrastrukture e la Port Authority sul cui territorio vi sono altri quattro binari nell’ambito del centro multimodale. Si tratta di un punto legato al terminal in cui i container verranno caricati sui vagoni ferroviari o sugli autotreni. Il tutto costerà poco più di 35 milioni di euro finanziati per l’85 per cento dai fondi dell’Unione europea, come la strada D403.

Nell’agosto del 2020 è entrato in funzione il centro intermodale nell’ambito del terminal in Brajdica che ha consentito in breve tempo di quadruplicare il numero di convogli ferroviari in partenza. Dai tre di partenza oggi ve ne sono in media dodici al giorno. Uno degli obiettivi nel traffico container è quello di smistare il 65 per cento delle unità TEU su rotaia, il rimanente 35 per cento su gomma.

Il cantiere in Mlaka

Abbiamo visitato il cantiere in Mlaka, partendo dalla zona del faro, assieme a Marko Kukić, responsabile del progetto dell’HŽ Infrastrukture, arrivando fino ai Pioppi in un punto in cui la D403 proveniente dal futuro terminal di Molo Zagabria scavalcherà via Milutin Barać per salire fino al lato orientale del centro commerciale ZTC e per raggiungere la rotatoria davanti al portale della costruenda galleria di Podmurvice. Una parte dei piloni del viadotto sarà sistemata anche nell’area di proprietà dell’HŽ, cioè delle Ferrovie croate. Siamo testimoni, da qualche anno, di un’attività frenetica e da un alto livello di collaborazione tra soggetti diversi. Port Authority, Ferrovie e Hrvatske ceste, nelle competenze del medesimo Ministero, funzionano tra di loro, ma anche con le autorità cittadine. Possiamo constatare che con l’entrata della Croazia nell’Unione europea e con la possibilità di accedere a finanziamenti a fondo perduto, si sia compresa l’importanza di prevaricare le posizioni politiche. Dal punto di vista di Fiume e dei fiumani, c’è l’auspicio che dalla costruzione di grandi opere, legata a inevitabili disagi, vi siano dei benefici per tutti.

Marko Kukić ci ha fatto da guida, camminando sulle rotaie e le traversine nuove. Non sono state soltanto sostituite, ma riposizionate su basi più solide, testate per poter reggere il peso di 22,5 tonnellate per carrello. Ristrutturazioni di questa portata non ve ne sono mai state.

Marko Kukić, responsabile del progetto

Il centro intermodale

”Questi interventi – spiega Kukić –, sono in funzione della costruzione del centro intermodale per la manipolazione dei container nel futuro terminal. L’investimento è comune tra le Ferrovie e l’Ente Porto, con un tempo di realizzazione stabilito in due anni. Infatti, vi arriveremo alla fine di quest’anno, con qualche piccolo ritardo dovuto in primo luogo alla pandemia. La nostra parte l’abbiamo terminata per ciò che riguarda la ristrutturazione dell’infrastruttura ferroviaria, dai binari all’elettrificazione. Il tutto è stato concepito in modo da non dovere richiedere più l’utilizzo di motrici diesel per le manovre, un’esigenza dettata anche dalle disposizioni in tema di tutela ambientale. Restano da compiere dei test finali per ottenere i vari permessi. La parte di competenza della Port Authority attende la realizzazione della via d’accesso stradale e di quelle per i transtainer che fanno arrivare i container dal molo al centro intermodale. Anche qui i lavori dovrebbero venire conclusi entro la fine dell’anno, con il rilascio dei permessi è atteso nel marzo dell’anno prossimo”.

L’infrastruttura ferroviaria e quella stradale rappresentano due punti cardine del progetto dello Zagreb Deep Sea Container Terminal, assegnato al concessionario APM TERMINALS/ENNA LOGIC, che per ottenere tutti i permessi per iniziare l’attività, una volta installate le gru e le altre strutture, dovrà disporre di tutti i collegamenti. La D403, secondo le previsioni e soprattutto nel rispetto dei tempi stabiliti con l’Unione europea per non perdere il diritto di accedere ai finanziamenti, sarà pronta nella primavera el 2023, quando, presumibilmente, sarà tutto pronto anche al terminal.

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