ANGOLI CITTADINI La palazzina Braun-Birò Un orgoglio fiumano

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ANGOLI CITTADINI La palazzina Braun-Birò Un orgoglio fiumano
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

A Fiume, lo dicevamo anche nello scorso appuntamento con la rubrica, non mancano numerosi esempi della ricca attività di progettista dell’architetto lauranese Giovanni Rubinich. Come molti suoi colleghi del periodo (la prima metà del XX secolo) formatisi al Politecnico di Budapest, egli s’ ispirava direttamente agli esempi dell’architettura residenziale della stessa, come confermano la villa Hauszner-Rosenthal (via Laginja), di cui abbiamo già ampiamente raccontato e la palazzina Braun-Birò, sita nelle adiacenze del mercato cittadino, quali interpretazioni del Bastione dei pescatori sulla collina di Buda della capitale ungherese.

Una facciata di raffinata eleganza
A detta di Deborah Pustišek Antić (nella monografia “Giovanni Rubinich”) quest’ultima, commissionata a Rubinich da Bernard Braun e Daniel Birò, venne progettata e realizzata quale stabile a tre piani. La stessa andò a sostituire la vecchia casa ubicata nell’allora via Stefano Türr (oggi via Verdi), molto più piccola, il cui aspetto, per ciò che concerne il pianoterra, fu radicalmente modificato, mentre dal secondo piano in su venne del tutto ricostruita. Sul frontone simmetrico, a mo’ di molti altri stabili disegnati dall’architetto lauranese, risulta particolarmente in risalto il Piano Nobile, cuore dell’edificio, simbolo di opulenza e buon gusto. L’esercizio architettonico fu realizzato nell’ambito del secondo piano sottoforma di erker centrale il quale, al livello del terzo, diventa un balcone concavo-convesso anziché rettangolare, come previsto dal disegno originario. Secondo lo stesso, visto ai lati, il magnifico finestrone sporgente doveva essere circondato da balconi, ma evidentemente in seguito si rinunciò all’idea. Inoltre, dalla documentazione progettuale conservata presso l’Archivio di Stato di Fiume, si evince che era stata pianificata anche l’edificazione di un attico triangolare tra le basse balaustre, sostituito in fase di realizzazione da uno arrotondato. Il medesimo costituisce un tutt’uno armonioso con il portale ed è corrispondente all’asse verticale centrale del palazzo. Sulla facciata centrale domina una sontuosa decorazione figurativa, disposta simmetricamente e tradotta in eleganti rilievi di giovani volti femminili. Tra questi, collocati tra i fasci littori, alcuni mascheroni spuntano da folte chiome stilizzate che abbelliscono il succitato erker, mentre un’altra coppia di teste, dall’ aspetto più umile, si trova sopra le finestre dei balconi del secondo piano, donando alla palazzina un aspetto neobarocco. Inoltre, su ogni lato degli angoli, lungo il bordo superiore delle finestre sporgenti, sono poste ulteriori sculture raffiguranti dei volti, sotto le quali si nota il motivo del caduceo di Mercurio, composto da due serpenti avvolti a spirale. Le decorazioni vegetali, caratterizzate soprattutto da rosette piatte e foglie, sono meno presenti sui sostegni, sulle balaustre dei balconi e sulle cornici delle finestre. Dallo scritto di Pustišek Antić si viene a conoscenza che le forme ornamentali tondeggianti, le quali concatenano tutti gli elementi formando un insieme unico, nonché la scelta di una facciata a bugnato con l’intonaco in parte grezzo, testimoniano di come l’architettura sia stata influenzata dal nuovo stile Liberty. In tale contesto, l’autrice spiega che ad oggi risultano conservati anche gli originali battenti in legno del portone d’ingresso, con al centro un oblò in vetro, protetto da una grata metallica con motivo floreale. Molto accogliente anche il suo androne, bagnato da una calda luce naturale, resa possibile da un lucernario in tre parti, collocato sopra il portale. Da rilevare che, sulla pietra del suo capitello, sono scolpiti due martelli incrociati, simboli del lavoro in miniera e dell’industria pesante, nonché collegati con la professione dei committente.

Lusso e comodità
Per ciò che concerne, invece, il pianterreno, Rubinich decise di far affacciare gli spazi direttamente sulla strada mediante alcune vetrine a quattro battenti e di collegarlo al primo piano (in cui si trovavano, oltre ai locali commerciali, anche gli uffici), mediante una scala interna, parallela all’asse principale di quella utilizzata dagli inquilini. Al contrario, il secondo e il terzo piano erano a uso esclusivamente residenziale e contenevano ognuno un appartamento lussuoso e di pianta simile, mentre nella parte meridionale erano situati il ripostiglio e la cucina, come pure la stanza da letto e quella della donna di servizio. Al centro degli stessi, accanto a due lunghi corridoi, si trovavano la toilette e un’altra camera da letto, laddove la sala da pranzo e il soggiorno s’ incontravano in un ampio salone, che sbocciava, tramite due piccoli balconi e l’erker, sull’odierna via Verdi. La comodità che offrivano è testimoniata dal fatto che le camere da letto avessero un proprio bagno, che nell’edificio ci fosse l’ascensore e ben due entrate in ogni alloggio, una destinata al personale di servizio e l’altra ai proprietari. Infine, nello spazio del sottotetto era previsto un deposito nonché un piccolo appartamento per il portinaio.

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