Al via l’operazione di bonifica della fossa nera «Sovjak»

Il progetto è stato presentato agli abitanti del Comune di Viškovo. Si suppone che all’interno ci siano circa 250mila metri cubi di materiale tossico

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Al via l’operazione di bonifica della fossa nera «Sovjak»
Ana Šćulac ha presentato il progetto agli abitanti di Viškovo. Foto: RONI BRMALJ

Affluenza tiepida degli abitanti del Comune di Viškovo alle due consultazioni organizzate dal Fondo per la tutela dell’ambiente e l’efficienza energetica, in collaborazione con l’amministrazione comunale, con l’obiettivo di informare in modo trasparente e tempestivamente la popolazione locale sullo stato attuale e sulle attività pianificate inerenti al progetto di riabilitazione della fossa di Sovjak. Una settantina di persone in tutto ha assistito alla presentazione del progetto di bonifica, che si svolgerà in un periodo di quattro anni e verrà a costare 50 milioni di euro di cui l’85 per cento arriverà dai fondi dell’Ue. La prima fase dei lavori, suddivisa in due tappe e che non comprende l’asporto dei rifiuti pericolosi, inizierà venerdì, 7 luglio. “Finalmente siamo in dirittura d’arrivo per quanto riguarda la riabilitazione della fossa Sovjak. Grazie ai fondi europei riusciremo nell’intento di trasformare quest’area in un posto vivibile per i nostri concittadini. Seppur ci vorranno diversi anni, dallo studio risulta chiaro che l’operazione si svolgerà in tutta sicurezza per gli abitanti e le scorie saranno eliminate al di fuori dai confini nazionali, in impianti adatti a questo tipo di operazioni. Al termine tutta l’area verrà rivitalizzata con tanto verde, ma rimarrà sotto osservazione e monitoraggio per diversi anni”, ha detto il vicesindaco Denis Mladenić.

Per quarant’anni, dagli anni ‘50 ai primi anni ‘90 del secolo scorso, la conca carsica chiusa, conosciuta come Sovjak, era stata utilizzata come discarica per ogni sorta di sostanze chimiche e scorie altamente tossiche, che hanno influito notevolmente sulla salute degli abitanti del posto. Si e dovuto attendere 30 anni per passare dalle parole ai fatti, ovvero alla rivitalizzazione di questo pozzo nero pericoloso e maleodorante, situato tra le abitazioni private in una zona fittamente abitata. Si calcola che la fossa sia profonda intorno ai 30 metri con un diametro di 90. Dai primi anni ‘50 si sono riversate al suo interno scorie di ogni tipo, senza alcun criterio, piano o limitazione. La quantità di materiale è stata valutata intorno ai 250mila metri cubi. Ci sono i fanghi attivi provenienti dalla raffineria, quindi i fanghi degli stabilimenti navalmeccanici, il catrame della cokeria, oli vari, solventi e residui della produzione di idrocarburi.
Il partner principale nelle operazioni è l’Istituto regionale di salute pubblica, chiamato a monitorare costantemente la qualità dell’area. “Negli ultimi tre mesi sono state installate due stazioni di monitoraggio delle emissioni di gas nocivi, precisamente una in zona Viševac, l’ex discarica regionale, e a Sovjak. In questo periodo le concentrazioni misurate di inquinanti nell’aria non si discostano significativamente dai risultati di misurazioni effettuate dalle altre stazioni dell’area circostanti. Comunque, le misurazioni verranno effettuate giornalmente nel periodo di bonifica e saranno pubblicate sulla pagina web dell’Istituto e su quella del progetto Sovjak, www.jama-sovjak.eu e sui panelli informativi del comune di Viškovo”, ha specificato Goran Crvelin dell’Istituto.
A illustrare ai presenti tutto il progetto è stata Ana Šćulac della Ivicom Consulting, capo progettista per la preparazione della documentazione principale per la riabilitazione della fossa di Sovjak che ha spiegato dettagliatamente la prima fase, precisamente la realizzazione di un’infrastruttura stradale e di stoccaggio per le attrezzature e i capannoni provvisori che verranno utilizzati nel processo di riabilitazione e l’inizio dei lavori di bonifica, in programma a partire dal 2024.
I presenti erano interessati alla scaletta dei lavori e se saranno previste delle evacuazioni della popolazione durante l’estrazione dei depositi pericolosi. Ana Šćulac ha risposto che si tratta di una situazione da valutare e che ci saranno delle ulteriori consultazioni con i cittadini già a settembre, cioè prima dell’inizio dell’operazione vera e propria. Una delle domande ha riguardato l’interruzione dei lavori durante i mesi estivi. “Purtroppo, non sarà possibile fermare i lavori nei mesi estivi in quanto abbiamo dei termini rigidi da rispettare. L’appaltatore, l’azienda DLS, ha un permesso di lavoro per 16 ore giornaliere e non dovrebbe esserci nemmeno il turno notturno, forse in tutto quattro o cinque giorni all’anno”, ha fatto sapere Ana Šćulac.
“Sono un po’ preoccupata e per questo motivo ho deciso di partecipare alla presentazione – ha detto Sanja Radović, abitante del posto –. La mia casa si trova a 600 metri dalla fossa e nelle giornate di vento, il fetore si sente fin dentro l’abitazione. Speriamo che il processo, come presentato, venga realizzato nel migliore dei modi per il bene di tutti gli abitanti”.

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