75º DELLA SEI «BELVEDERE». «Essere in questa scuola è come tornare a casa»

Gli alunni intervistano la prof.ssa Ingrid Sever, ex alunna dell’istituto scolastico

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75º DELLA SEI «BELVEDERE». «Essere in questa scuola è come tornare a casa»
Uno dei momenti dell’incontro con la prof.ssa Ingrid Sever. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Più di cinquant’anni orsono l’allora poco meno che adolescente Ingrid Sever, alunna della VI classe della SEI “Belvedere”, vinceva il primo premio alla Gara d’italiano a Pola, dimostrando sin da subito il suo estro e la sua bravura. Da allora ne ha fatta di strada, concentrata nella dimensione dell’insegnamento e nella ventennale direzione dell’SMSI e, oggi, tranquillamente in quiescenza, ha voluto generosamente raccontarla, in qualità di gradita ospite nell’ambito delle celebrazioni per il 75º annversario di fondazione dell’istituto scolastico, agli odierni scolari dello stesso. Così, le preparatissime Emma, Paola, Kaja ed Eva della V, Amber, Noemi e Ante della VI, Nika e Ivana della VII e Corinna dell’VIII classe, tutte componenti del gruppo scenico letterario, coordinato dall’insegnante di lingua e letteratura italiana, Roberto Nacinovich, armate di tanta curiosità, non si sono lasciate sfuggire l’occasione e l’hanno inondata di domande. Ingrid Sever non si è fatta intimorire e, anzi, con grande soddisfazione e partecipazione, ha condiviso le sue esperienze affermando, nel suo intervento d’esordio, di avere “frequentato la SEI Belvedere quando la stessa era una piccola scuola, situata nell’omonimo rione. Eravamo pochissimi in classe, in prima soltanto in sei, per finire l’ottava in quattro. Poi abbiamo proseguito gli studi al Liceo. Ricordo molto bene tutti i momenti divertenti e sbarazzini come, ad esempio, quando uscivamo dalla finestra per andare nel parchetto vicino, o quando la mattina il bidello accendeva la stufa e noi, nel corso della giornata, ci dimenticavamo di metterci altra legna e morivamo dal freddo in classe, come pure tanti altri simpatici episodi della mia vecchia scuola, che ho amato tantissimo. La mia prima maestra è stata una bravissima insegnante, Amalia Katunić, la quale in seguito è stata anche direttrice. Tra l’altro, anche la mia attività professionale è iniziata con una supplenza alla Belvedere. Quindi, oggi sono tornata a casa”.

Insegnare significa trasmettere
A seguire, un fiume di quesiti tra i quali molti concernenti i suoi inizi, la carriera d’insegnante e la passione per il mondo della scuola. “La prima volta che sono entrata in classe, che era una V elementare, mi tremavano le ginocchia e provavo una sensazione stranissima. Ero al secondo anno della Facoltà di Pedagogia di Fiume (matematica e fisica), insegnavo conoscenza della natura e avevo paura di essere giudicata, di non essere abbastanza brava. L’esperienza, però, è stata bellissima e mi ha aiutata anche in seguito, quando dovevo fare pratica in seno all’Ateneo. A dire il vero l’insegnamento mi è sempre piaciuto tanto, in quanto insegnare significa trasmettere qualcosa che tu sai e gli altri possono imparare. In qualità di alunna, dato che in contemporanea alla Belvedere frequentavo la scuola di musica, il che m’impegnava molto, mi barcamenavo tra tutti questi contenuti. Cercavo di fare il massimo, ma a volte ci riuscivo e a volte un po’ meno. In effetti, devo ammettere di essere sempre stata un tantino pigra e, durante il mio percorso scolastico (sia nelle elementari che nelle medie), ho ricevuto tutti i voti. Non studiavo per gli stessi, ma perché mi piaceva apprendere”, ha spiegato Sever. In merito, invece, alle curiosità dei ragazzi inerenti ai cambiamenti della scuola nel tempo, la docente ha risposto che ai suoi tempi c’era maggiore serietà, specificando che “noi rispettavamo molto di più i nostri insegnanti. Vi erano delle regole molto precise, che dovevamo seguire e, a differenza di quello che succede oggidì, non potevamo permetterci di rispondere male ai professori. Oggi, a tal riguardo, gli studenti hanno a disposizione svariati regolamenti ai quali appellarsi, lamentarsi o altro, il che era del tutto impensabile ai nostri tempi. La parola dell’insegnante era ‘amen’. D’altronde, con i cambiamenti all’interno della società, quelli relativi alla dimensione scolastica sono comprensibili e, forse anche giusti”.

Orgogliosa di avere dato il massimo
Una delle allieve ha voluto sapere che cosa l’ha resa maggiormente orgogliosa nella sua lunga esperienza lavorativa, al che Sever ha affermato di essere particolarmente orgogliosa di avere cercato di dare sempre il massimo in tutto ciò che ha fatto, di avere la coscienza pulita e di essersi approcciata al lavoro in modo onesto, cercando di non fare del male a nessuno, specificando altresì che “qualche volta, però, non puoi evitarlo, soprattutto quando si ricoprono ruoli di gestione. Talvolta bisogna prendere una decisione che non è la tua, ma di chi comanda. Magari, col senno di poi, ti dispiace e ti rendi conto che forse qualcuno ne è rimasto offeso o ferito ma, in quel momento, non c’erano alternative. È una questione di sopravvivenza”.

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