Violenza sulle donne: un fenomeno che si consuma tra le mura domestiche

Al tavolo dei lavori Questura, Procura, servizi sociali e vari enti coinvolti

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Violenza sulle donne: un fenomeno che si consuma tra le mura domestiche
Conferenza sulla violenza contro le donne. Foto: DARIA DEGHENGHI

Stop alla violenza sulle donne: questo l’argomento, il messaggio e l’appello della conferenza promossa ieri dalla Questura in collaborazione con la Procura, i servizi sociali e gli enti che in una maniera o nell’altra hanno a che fare con i delitti previsti dal Codice penale aventi per oggetto la violenza contro le donne. La conferenza è stata organizzata per un pubblico di studenti dell’Università degli studi di Pola iscritti a corsi di laurea nei campi delle scienze della formazione e delle scienze mediche e infermieristiche. L’intento è naturalmente quello di trasmettere un sapere specifico ai futuri professionisti (maestre d’asilo, insegnanti, professori, docenti universitari, medici, infermiere, fisioterapisti, ostetriche, ecc) che nel corso delle rispettive carriere dovranno sapere individuare i soggetti a rischio, i reati latenti, le donne o i bambini ancora impotenti di fronte alla violenza.

Leggere tra le righe
“Individuare” significa “saper leggere tra le righe”, come ha avuto modo di affermare l’assessore regionale alla Sanità, Gordana Antić, perché le donne che finiscono in ospedale lamentando una ferita, una lesione, un livido senza spiegarne l’insorgenza o inventandone una all’uopo, sono appunto le donne che cercano di mascherare un rapporto violento. Il medico deve essere in grado di smascherare con delicatezza. Quando questo avviene (e quest’anno si è trattato di 30 donne in dieci mesi), il personale medico è in obbligo di allertare le forze dell’ordine e i servizi sociali e da lì il processo segue il suo corso, che può ma non necessariamente deve finire in Tribunale.
Biljana Butigan, del Dipartimento per la delinquenza minorile e la violenza domestica, ha fatto il punto della situazione: “Quest’anno in dieci mesi abbiamo registrato 380 reati di violenza sulle donne, esattamente venti in più rispetto allo stesso periodo del 2021 e quindi si parla di un aumento del 6 per cento. A voler fare una distinzione per tipologie di reato, nel più dei casi si tratta di minacce, violenza in famiglia, lesioni e stalking. Nella stragrande maggioranza dei casi le vittime sono donne, come nella quasi totalità dei reati gli autori sono uomini. Diverso è il caso delle trasgressioni, che quest’anno sono ridotte del 15 per cento”.

Dalla trasgressione al reato
Qual è esattamente la differenza tra reato propriamente detto e trasgressione? Biljana Butigan spiega che si tratta di una gradazione d’intensità, durata, conseguenze e danni per la vittima: l’episodio singolo e l’atteggiamento passeggero che è ancora possibile correggere con un intervento tempestivo delle forze dell’ordine viene solitamente archiviato come trasgressione. L’azione illecita cui s’associa una notevole carica di perversità, prolungata nel tempo e ascendente nell’intensità, rientra sempre nella sfera del reato. Quest’anno si contano tre femminicidi perpetrati dal consorte, compagno o ex partner e questo a segnalare che “la donna corre il rischio più grave per la sua incolumità proprio laddove dovrebbe sentirsi sicura: in casa e in famiglia”. Disgraziatamente, dalla Questura alla magistratura il passo non è breve. Stando a Rafaela Urlić Drmić, viceprocuratore comunale per i minori, i casi affrontati in Procura nei primi dieci mesi dell’anno sono stati 107 e nella gran parte (101 pratiche) si è trattato di delitti contro il matrimonio, la famiglia e i figli. Gli esiti? In 47 casi è stato disposto il provvedimento del divieto di avvicinamento alla persona offesa, in 14 casi è stata disposta la custodia cautelare. Con la riforma del codice penale, le pene sono state inasprite. Ora la pena detentiva minore è quella di un anno.

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