Scomparso Guido Brazzoduro. Il ricordo di Franco Papetti, presidente dell’AFIM

Mai reciso il legame con Fiume. Siamo orgogliosi del suo lascito

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Scomparso Guido Brazzoduro. Il ricordo di Franco Papetti, presidente dell’AFIM
Guido Brazzoduro. Foto: Graziella Tatalović

Si è spento nella sua casa milanese, Guido Brazzoduro, per decenni Presidente del Libero Comune di Fiume in Esilio. Nato a Fiume, andato esule con la sua famiglia, non ha mai reciso il legame forte che lo teneva stretto alla sua città ma solo dopo il pensionamento come dirigente di importanti realtà economiche italiane, volle dedicare il suo tempo e la sua attività all’associazionismo. Così come aveva fatto suo padre prima di lui che era stato tra i fondatori dell’associazionismo giuliano-dalmato in Italia e di cui Guido andava particolarmente fiero.
Gli ultimi giorni sono stati lunghi e sofferti, accanto ai suoi figli che l’hanno accompagnato con dedizione in questo momento estremo, e che non hanno mancato di coinvolgere amici e conoscenti in questo cammino difficile ma liberatorio per la lunga malattia che aveva costretto Guido all’immobilità.
“Gli avevo parlato solo pochi giorni fa – dichiara Franco Papetti, Presidente AFIM – aveva voluto sapere dei progetti che stavamo realizzando, sempre fiero di ogni cosa nuova che venivamo proponendo. Con lui abbiamo iniziato anni fa il rinnovamento del Libero comune che stava esaurendo la spinta dei testimoni dell’esodo per traghettarlo in una nuova prospettiva che coinvolgesse i giovani, figli e nipoti. Amava ragionare di futuro, immaginando la possibile evoluzione del nostro impegno. Sono vicino alla famiglia in questo momento, spero che avremo modo di commemorare insieme il nostro Guido, magari a Fiume, città in cui non si è mai sentito ospite anche per l’affetto che la Comunità degli Italiani, la scuola, il Dipartimento gli hanno sempre dimostrato”.
L’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo partecipa al dolore della famiglia ma ricorda nello stesso tempo con orgoglio il lascito di Guido Brazzoduro. In occasione del primo Giorno del Ricordo, non ancora sancito per legge, ebbe modo di dire: “Più che la cancellazione di un potere governativo (che si è dispiegato solo tra le due guerre mondiali) si è voluto eliminare I’Italicità di quelle terre, ben più antica e radicata dai tempi della Repubblica di Venezia o ancor più dai tempi dell’impero Romano, che tanti segni e monumenti ancora oggi testimoniano. E’ per questo che in 350 mila ci siamo sparsi in Italia e nel Mondo; anche nell’Esodo ci hanno guidato i nostri Pastori: Mons. A. Santin da Capodistria, Mons. R. Radossi da Pola. Mons. U. Camozzo da Fiume e Mons. P. Doimo Munzani da Zara, con il Clero tutto, che diede il suo contributo di Martiri…”
Guido amava accogliere ai Raduni Mons. Crisman e Padre Katunarich che nelle loro omelie indicavano la strada, spegnevano gli attriti, invocavano l’unità.
“Ricordiamo che fatti come quelli da noi vissuti – ebbe modo di dire Brazzoduro testimoniando il suo desiderio di pace – sono sempre frutto di una minoranza violenta, che coglie momenti di debolezza o disorientamento, per imporre con la forza una propria azione per ideologie particolari e spirito di rivincita, e non per volere libero e democratico della maggioranza dei cittadini. Ne fanno fede non solo il nostro dire finché avremo fiato, ma lo stesso riconoscimento dell’autoctonia della, minoranza Italiana oggi presente e riconosciuta dagli stessi successori dell’ex Jugoslavia, a confermare le profonde radici italiche, che, nonostante i fatti storici avvenuti, mantengono la presenza, la realtà, l’”animus” ancor oggi ivi esistente, sia pur con presenza minoritaria. Tutto questo dobbiamo affermare e testimoniare con la maggior forza possibile, perché rappresenta il vero valore che come esuli dobbiamo ribadire e far sapere, che deve vedere la minoranza italiana delle terre perdute dall’Italia condividere e celebrare con noi, per riaffermare come valori di verità, di democrazia, di giustizia e non di parte, perché possano diventare patrimonio comune delle genti, da tutte e due le parti dei confini, perché solo il credere in questi valori può vincere sui rancori di quanti hanno vissuto i tristi fatti del passato, che ricordiamo”.
Quando il Giorno del Ricordo è diventato legge Guido Brazzoduro era Presidente di FederEsuli. I suoi viaggi a Roma, gli incontri con i rappresentanti di Governo e con Lucio Toth, amico che ammirava e seguiva, erano preparatori di nuove evoluzioni. Sempre ammantate di discrezione, così com’era nella sua natura, in punta di piedi. Così è vissuto e così è mancato. Alla famiglia il cordoglio dell’Associazione Fiumani nel Mondo.

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